Ghost Kitchen: infrastructure for leisure

Ghost kitchens are restaurant facilities that adopt online food delivery as their main tool to support their business. The cause of this phenomenon is the growing popularity of digital platforms for online food delivery, such as Deliveroo, Uber Eats, and Glovo. These conditions configure the ghost kitchen as a piece of a broader process, easily inscribed within precise economic strategies: they emerge as a hyper-efficient infrastructure, translating into a hyper-pragmatic architecture, where the logic of profit generates space. Unlike other productive types that configure as human-exclusion zones, such as data centers or vertical farming, ghost kitchens parasitically colonize the urban fabric: commercial bases, former warehouses, or industrial structures become inaccessible places of perpetuation of profit logics. The thesis consists of a theoretical part and a design part. In the first part, the macro-phenomenon of ghost kitchens is analyzed, from its recent inception to investigating the current state of affairs in the city of Milan through mapping and a spatial catalog. It also examines how online food delivery has contributed to a change in the ritual of meal preparation and consumption and how ghost kitchens are an instance of a more general trend of outsourcing certain activities, previously exclusive to the domestic environment, into urban space. The theoretical research is preparatory to proposing a project capable of re-semantizing ghost kitchens and their operation. Assuming the outsourcing of meal preparation, formerly exclusively domestic and gendered, the latter is entrusted to an automated process. This allows for the reevaluation of the ritual of meal preparation and consumption from a leisure and self-care perspective. The three proposed projects thus configure as prototypes aimed at investigating this intent at different scales.

Le ghost kitchen sono strutture ristorative che adottano la modalità dell’online food delivery come strumento principale per sostenere la propria attività. Causa del fenomeno è la crescente affermazione delle piattaforme digitali per l’online food delivery, come Deliveroo, Uber Eats e Glovo. Queste condizioni configurano la ghost kitchen, come un tassello di un processo più ampio e facilmente inscrivibile all’interno di strategie economiche precise: si delineano come un’infrastruttura iper-efficiente, che si traduce in un’architettura iper-pragmatica, in cui è la logica del profitto a generare spazio. A differenza di altre tipologie produttive che si configurano come human-exclusion-zone, come ad esempio datacenter o vertical farming, le ghost kitchen colonizzano il tessuto urbano in maniera parassitaria: basamenti commerciali, ex magazzini o strutture industriali diventano luoghi inaccessibili di perpetuazione delle logiche di profitto. La tesi è composta da una parte teorica e una progettuale. Nella prima si analizza il macro-fenomeno delle ghost kitchen, dalla recente nascita, fino ad indagare l’attuale stato di fatto nella città di Milano tramite una mappatura e un abaco spaziale. Viene inoltre indagato come l’online food delivery abbia contribuito ad un cambiamento nel rito della preparazione e consumazione del pasto e come allo stesso modo le ghost kitchen siano istanza di una più generale tendenza di esternalizzazione nello spazio urbano di alcune attività in precedenza esclusive dell’ambiente domestico. La ricerca teorica risulta propedeutica alla proposta di un progetto in grado di risemantizzare le ghost kitchen e il loro funzionamento. Mantenendo come assunto l’esternalizzazione della preparazione del pasto, prima unicamente domestico e genderizzato, quest’ultimo viene affidato ad un processo automatizzato. Ciò permette di rivalutare il rito della preparazione e consumazione del pasto in un’ottica di leisure e cura della persona. I tre progetti proposti si configurano quindi come prototipi che hanno lo scopo di indagare a diverse scale questo intento.