Metabolismo lento. Riqualificazione e riuso dell'ex collegio Giglio di Vendrogno

Contemporary urban spaces, which are constantly expanding within large nuclei, are now grappling with all those discarded and abandoned territories that currently constitute a significant percentage of Italian land. The urban layout of the country is witnessing an increasingly important and progressive concentration towards major urban centers, to the detriment of the impoverishment and abandonment of nearby areas that hold memories of a past now out of use, deemed no longer capable of supporting new constructions and processes. In a world that rapidly changes in all its categories and seems to be heading towards its collapse, the interest in focusing on what remains has naturally arisen, considering crucial those processes that have become and remain the consciousness of a past different from what these places represent today. From this stems the interest in undertaking research on the Val Muggiasca, with a particular focus on the village of Vendrogno, to turn our gaze towards fragile and increasingly depopulated territories. This path begins with the search for the degrees of possibility that can still define and belong to realities like Vendrogno, from which people are slowly fleeing. Considering that, once upon a time, the villages of the valley were not unproductive and isolated areas but productive places of life, the research investigates whether, in this current new condition, future activities can unfold within the structures of the village itself. The research for a new vision of Vendrogno begins with a redesign and cataloging of the village's public spaces to better understand the structure of the settlement and study its characteristics. Through taxonomy, the spatial types that repeatedly form a dense fabric of alleys, courtyards, and squares were outlined. These elements are the result of the development process that has followed the ancient urban formation and today constitute public spaces of the community that paradoxically present themselves as equally internal and private spaces. From the analysis of these spaces and the tensions they create between public and private, the research then focused on the development of a particular building that has played, and will surely continue to play in the future, a significant role in Vendrogno's history. The building of the former Il Giglio college has been a nerve center for the entire valley for many years, distinguishing the settlement of Vendrogno from the rest of the Muggiasca. This complex, currently a public asset that has been unused for more than twenty years, is seen as a potential initiator for a further phase of life development in the village. Its peculiarities have been drawn upon to envision its potential to become the connective system for a new nomadic community that temporarily feels the need to detach from the increasingly cumbersome and saturated urban centers. The gradual process of returning to the primitive is seen as a spontaneous reaction to the dense realities in which we live. The saturated urban scenario materializes in Vendrogno as an opportunity for a first step in the village's revitalization, which, through the development of temporary and seasonal living, can create new types of sociality and communities of exchange between the inhabitants and the territory itself. The project to redevelop the Giglio within the village system is realized through a process of demolition and internal emptying, allowing for the creation of multifunctional spaces capable of establishing a direct dialogue with the urban environment and its thresholds.

Lo spazio urbano contemporaneo, che vede il continuo bisogno di espandersi all’interno dei grandi nuclei, fa i conti oggi con tutti quei territori di scarto e abbandono che costituiscono attualmente un’abbondante percentuale del territorio italiano. L’assetto urbanistico del Pease sta assistendo a un sempre più importante e progressivo accentramento verso i maggiori poli urbani a discapito dell’impoverimento e della dismissione delle aree limitrofe che custodiscono memorie di un passato ormai in disuso, non ritenute più in grado di reggere nuove costruzioni e processi. In un mondo che muta velocemente in tutte le sue categorie e che sembra portare al suo collasso è venuto spontaneo l’interesse di occuparsi di ciò che resta, considerando cruciali quei processi che sono diventati e rimangono la coscienza di un passato diverso da quello che questi luoghi rappresentano oggigiorno. Da questo l’interesse nell’intraprendere una ricerca sulla Val Muggiasca, con particolare approfondimento sull’abitato di Vendrogno per rivolgere lo sguardo verso territori fragili e sempre maggiormente disabitati. Questo percorso nasce dalla ricerca dei gradi di possibilità che possono ancora definire e appartenere a realtà come quella di Vendrogno, da cui l’uomo sta lentamente fuggendo. Tenendo in considerazione che, un tempo, i borghi della Valle non erano zone improduttive e isolate, bensì produttivi luoghi di vita, la ricerca indaga se, in questa nuova condizione attuale, possono dispiegarsi future operosità delle strutture del borgo stesso. La ricerca per una nuova visione di Vendrogno inizia con un ridisegno e una catalogazione degli spazi pubblici del borgo per comprendere al meglio la struttura dell’abitato e studiarne le sue caratteristiche. Tramite la tassonomia si sono andati a delineare le tipologie spaziali che ripetute vanno a comporre un tessuto denso di vicoli, corti e piazzali. Questi elementi sono frutto del processo di sviluppo che si è susseguito nel corso dell’antica formazione urbana e costituiscono oggi spazi pubblici della collettività che paradossalmente si presentano come altrettanti spazi interni e privati. Dall’analisi di tali spazi e dalle tensioni che essi creano tra pubblico e privato la ricerca si è poi soffermata sullo sviluppo di un edificio in particolare, che ha svolto, e lo farà sicuramente anche in un futuro, la storia di Vendrogno. L’edificio dell’ex collegio il Giglio ha rappresentato per molti anni un centro nevralgico per tutta la Valle, distinguendo l’abitato di Vendrogno dai restanti della Muggisca. Questo complesso, attualmente bene comunale fermo da più di vent’anni risulta essere un potenziale elemento iniziatore per un’ulteriore fase di sviluppo di vita del borgo. Dalle sue peculiarità se ne è tratta la potenzialità per diventare il sistema connettore per un nuova comunità nomade che temporaneamente sente il bisogno di staccarsi dai centri cittadini, oggi sempre più ingombranti e saturi. Il graduale processo di ritorno al primitivo è visto come reazione spontanea alle dense realtà nelle quali viviamo. Lo scenario saturo cittadino si concretizza a Vendrogno come un'opportunità per un primo step di riqualificazione del borgo, che, attraverso lo sviluppo di un abitare temporaneo e stagionale, può creare nuovi tipi di socialità e comunità di scambio tra l’abitante e il territorio stesso. Il progetto di riqualificazione del Giglio al sistema del borgo si realizza tramite un processo di demolizione e svuotamento interno, che permette la creazione di spazi multifunzionali in grado di instaurare un dialogo diretto con l'ambiente urbano e le sue soglie.