The reflections of this thesis start from the lectures given at the Politecnico di Milano by master Franco Albini in his Course in Composition I and II, conserved by Antonio Scoccimarro and donated by the family upon the professor's passing away, to Federico Bucci. A study of the Brianza-based master's teaching and work from 1964, the year he decided to move his professorship from the IUAV in Venice to the Politecnico di Milano. These were difficult years for the Italian university and especially for the School of Architecture; while the IUAV, thanks also to an international opening and the CIAM summer courses, turns out to be a special case. Only a year earlier, in 1963, the first occupation by students at the School of Architecture of the Politecnico di Milano had taken place. It was an initial phase of intense contestation, but one that led to a real openness to cultural "experimentation" whose outcomes were related to the links between the urban phenomenon and the project, through specific architectural typologies that the new emerging society required. Albini moves from the chair of Interior Architecture, Furniture and Decoration to the chair of Architectural Composition, approaching teaching research with an extraordinarily interesting method that he has the opportunity to verify in the profession. The Via Panizza studio held by Franco Albini and Franca Helg's has some major commissions in place in the 1960s. 1964 is the year in which the stations of the Milan Metro Line 1 are completed and inaugurated, and the year in which the firm begins to design a new architectural typology, the "Luigi Zoja" spa in Salsomaggiore Terme. After the occupations, which began in 1963, the students of the Faculty of Architecture began a transformation on current research and issues, involving some of the faculty, including Franco Albini. The process is carried out by two deans of the school: first Carlo De Carli and then Paolo Portoghesi. Before the experimental method had been tested through the experience it was blocked with condemnation by the disciplinary court and suspension from teaching of eight professors who were members of the Faculty board, including Franco Albini and Dean Paolo Portoghesi. It was June 1971 and there were two reasons: first, for initiating "cautious experimentation," as Minister Misasi called it; and second, for housing "homeless" people within the Faculty who had occupied newly built houses on Via Tibaldi. The architecture realized in this period by Franco Albini does not shy away from the poetics that distinguished him in the period of the museographic displays, but enriches it through research in teaching the social tensions of the new urban development. A method, Albini's, that resides in form and arises from the design of detail, in continuity with the teaching given to his students: from the particular to the general.
La riflessione di questa tesi parte dalle lezioni tenute al Politecnico di Milano dal maestro Franco Albini nel suo Corso di Composizione I e II, conservate da Antonio Scoccimarro e donate dalla famiglia alla scomparsa del professore, a Federico Bucci. Uno studio della didattica e dell’opera del maestro brianzolo a partire dal 1964, anno in cui decide di spostare la sua cattedra dallo IUAV di Venezia al Politecnico di Milano. Sono anni difficili per l’università italiana e soprattutto per le Facoltà di Architettura; mentre lo IUAV, grazie anche ad un’apertura internazionale e ai corsi estivi del CIAM, risulta un caso particolare. Solo un anno primo, nel 1963, era avvenuta la prima occupazione da parte degli studenti della Facoltà di Architettura del Politecnico di Milano. Una fase iniziale di grande contestazione, ma che ha portato ad una vera e propria apertura alla “sperimentazione” culturale i cui esiti sono legati ai nessi tra il fenomeno urbano e il progetto, attraverso specifiche tipologie architettoniche che la nuova società emergente richiede. Albini passa dalla cattedra di Architettura degli Interni, Arredamento e Decorazione alla cattedra di Composizione Architettonica, affrontando la ricerca didattica con un metodo straordinariamente interessante che ha la possibilità di verificare nella professione. Lo studio di Via Panizza di Franco Albini e Franca Helg ha in atto, negli anni Sessanta del Novecento, alcune grandi commesse. Il 1964 è l’anno in cui sono terminate ed inaugurate le stazioni della metro linea 1 della metropolitana milanese e l’anno in cui lo studio inizia a progettare una nuova tipologia architettonica, le terme “Luigi Zoja” a Salsomaggiore Terme. Dopo le occupazioni, iniziate nel 1963, gli studenti della Facoltà di Architettura inizia una trasformazione sulle ricerche e sui temi attuali, coinvolgendo parte dei docenti, tra cui Franco Albini. Il processo viene portato avanti da due presidi della Facoltà: Carlo De Carli prima e Paolo Portoghesi, poi. Prima che il metodo sperimentale fosse collaudato, attraverso l’esperienza viene bloccato con condanna della corte di disciplina e la sospensione dall’insegnamento di otto professori membri del consiglio della Facoltà, tra cui Franco Albini e il preside Paolo Portoghesi. Era il giugno 1971 e due sono le motivazioni: la prima, di aver dato vita ad una “cauta sperimentazione”, così definita dal ministro Misasi; la seconda, per aver ospitato dei “senza tetto” all’interno della Facoltà che avevano occupato delle case appena costruite in Via Tibaldi. L’architettura realizza in questo periodo da Franco Albini non si sottrae dalla poetica che lo contraddistingue nel periodo degli allestimenti museografici, ma lo arricchisce attraverso la ricerca nella didattica delle tensioni sociali del nuovo sviluppo urbano. Un metodo, quello di Albini, che risiede nella forma e nasce dal disegno del dettaglio, in continuità con l’insegnamento dato ai propri studenti: dal particolare al generale.
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https://hdl.handle.net/10589/223780