"Between panelki: Sofia's secret gardens of domestic life"

An “interblock space” is a concept, threatened with extinction in Sofia’s contemporary cityscape. Deriving from the time of socialist mass housing, its obstructive correlation with the former regime in Bulgaria, resulting in the common aversion to prefab architecture (“panelki”), has shifted the focus from the urban qualities of the created environment for a long time enough. The “emptiness”, “abundance” and “unbridled” vegetation of the spaces between the blocks are often referred to negatively, whereas they could contribute to a more resilient living environment. The significance of such unbuilt plots within an urban framework will only grow in future investigations on sustainable city growth. The instant spatial effects of the years of transition to democracy(the 90s), which generated a very chaotic urban amalgam in the city of Sofia, had instead long-term psychological consequences in the most extensive in size, but private sphere marked by the harmful regime – the housing complexes. Despite not being politically overburdened, as the capital’s city centre, they were subjected to rapid privatisation processes, nowadays not yet finalised. The effectively caused “piece by piece” transformation of Sofia’s cityscape brought many disadvantages for the local communities, such as the annihilation of their common green areas. As follows, resilience incorporates also the continuity and preservation of the existing housing stock, where the consolidation of new and old should secure the identity of the neighbourhoods and their respective communities. In the case of Bulgarian domestic architecture, the confrontation with this prime objective is essentially subordinated to private interests and justified by the claimed insufficient aesthetic and functional performance of both “panelki” and their adjacent courtyards. The following work will assess the (in)capacity of these integral modular units to adapt congruently to the change of time. The thesis aims to investigate past and present occurrences in the interblock spaces, creating a catalogue of the many-faced identities they can embody. Extending beyond the historical narrative, a multidisciplinary approach will constitute an objective reference for the etymologisation of the “secret gardens”, establishing a strategical groundwork for further interventions. As a focus of closer examination, a district in Sofia’s periphery will serve as a confirmation of the general rule, exemplifying typical features of the prefab residential estates and proving an end should be put to their gradual exodus.

Un “spazio interblocco” è un concetto minacciato di estinzione nel paesaggio urbano contemporaneo di Sofia. Derivato dal periodo dell’edilizia di massa socialista, la sua correlazione negativa con l’ex regime in Bulgaria, e il conseguente disprezzo comune per l’architettura prefabbricata (“panelki”), hanno per lungo tempo distolto l’attenzione dalle qualità urbanistiche dell’ambiente creato. Il “vuoto”, “l’abbondanza” e la “vegetazione incontrollata” degli spazi tra i blocchi sono spesso considerati in modo negativo, mentre potrebbero contribuire a un ambiente abitativo più resiliente. L’importanza di questi lotti non edificati all’interno di un quadro urbano crescerà nelle future indagini sulla crescita sostenibile delle città. Gli effetti spaziali immediati degli anni di transizione verso la democrazia (gli anni ‘90), che hanno generato un amalgama urbano molto caotico nella città di Sofia, hanno invece avuto conseguenze psicologiche a lungo termine nella sfera privata più estesa, ma segnata dal regime dannoso: i complessi residenziali. Sebbene non siano stati politicamente sovraccaricati come il centro della capitale, sono stati soggetti a processi di privatizzazione rapida, ancora oggi non conclusi. La trasformazione “pezzo per pezzo” del paesaggio urbano di Sofia ha causato molti svantaggi per le comunità locali, come l’annientamento delle loro aree verdi comuni. Pertanto, la resilienza comprende anche la continuità e la conservazione dell’attuale patrimonio edilizio, dove il consolidamento del nuovo e del vecchio dovrebbe garantire l’identità dei quartieri e delle rispettive comunità. Nel caso dell’architettura domestica bulgara, la realizzazione di questo obiettivo primario è essenzialmente subordinata agli interessi privati e giustificata dalla presunta insufficienza estetica e funzionale sia delle “panelki” che dei loro cortili adiacenti. Il seguente lavoro valuterà l’(in)capacità di queste unità modulari integrali di adattarsi in modo congruo al cambiamento dei tempi. La tesi mira a indagare gli eventi passati e presenti negli spazi interblocco, creando un catalogo delle molteplici identità che possono incarnare. Estendendosi oltre la narrazione storica, un approccio multidisciplinare costituirà un riferimento oggettivo per l’etimologizzazione dei “giardini segreti”, stabilendo una base strategica per ulteriori interventi. Come focus di un esame più approfondito, un distretto nella periferia di Sofia servirà da conferma della regola generale, esemplificando le caratteristiche tipiche delle tenute residenziali prefabbricate e dimostrando che si dovrebbe porre fine al loro graduale abbandono.