It is in interior design that architecture reveals its valuable and irreplaceable role: to provide spaces suitable for living. However, interiors are often treated as a marginal aspect of design. Against today’s widespread practice of drawing floor plans and sections without furnishings - and thus conceiving spaces devoid of life - the masters of the twentieth century, from Loos to Ponti, Ulrich to La Pietra, have spoken out forcefully. In this vein, Zevi recalls that “the distinctive character of architecture, what differentiates it from the other arts, lies in its ability to operate with a three-dimensional vocabulary that includes man [...] architecture is a great sculpture within which human life takes place”. As Gianni Ottolini points out, “the field of interiors is not only that professional field in which many young designers find their first opportunities for work and interest, but it is above all the disciplinary place where the genetic foundation of the whole architecture and its material specificity are discovered”. Interior architecture embraces both theoretical issues concerning the functional, technical and aesthetic knowledge of habitable spaces (often neglected in architectural history texts) and the ability to create a complete work of art, where the detail usable up close becomes an element of verification of the character announced by the whole. Interior theory and practice are thus central subjects of architectural composition, essential to architecture. These positions contribute greatly to the current undervaluation of interiors as a major issue in design. On the contrary, the disciplines of interiors are neither subordinate nor independent, but represent an essential deepening of architecture, analogous to garden art or restoration. By thoroughly exploring the nature of spaces, and designing accurate plans, sections and details in relation to the implications dictated by both the humanities and the “sensory” potential of construction, interior architecture realizes and verifies the raison d’être of architecture itself. It is therefore crucial to delve deeper into the work of Ugo La Pietra, highlighting his commitment to the artistic, theoretical and architectural exploration of domestic spaces. La Pietra has always raised important social, theoretical and methodological questions about interior architecture and, following the radical spirit that characterized several decades of his activity, he sensitively observes everyday life, critically analyzing and reinterpreting, and sometimes ironically, all facets of living. In contrast to many of his Italian contemporaries, La Pietra focuses on common, often mundane aspects of society and material culture, hitherto neglected by architectural debate, instead bringing to the attention of readers the relevance of the everyday in relation to domestic rituals, decorations, everyday objects, stylish furniture, urban furnishings, vernacular housing types, and new technologies. For La Pietra, interior architecture plays a fundamental role, as designing means studying and reflecting on all scales, from the urban to the smallest object. Following in the footsteps of Gio Ponti, La Pietra has developed numerous works of interior architecture over the years, exploring the interaction between spaces and objects in an integrated way. The research will analyze some of his most significant works in the field of furniture and interior design, dividing them by decades and looking at the contextual influences and main themes of his research in each period. Beginning in the 1960s, La Pietra devoted himself to sign painting, an artistic expression that reflects a deep investigation of signs and symbols as constituent elements of space. In the 1970s, he introduced the disequilibrante system, an innovative approach aimed at destabilizing traditional perceptions of living spaces, encouraging a new awareness in the use and enjoyment of domestic environments. The 1980s saw La Pietra engaged in domestic digitization, a period in which he explored the potential offered by new technologies to transform and improve the quality of daily life within the home. Finally, in the 1990s, he moves toward neoeclecticism, a current that takes up and reinterprets elements and styles of the past in a contemporary key, creating environments that reflect a rich and articulate synthesis of diverse cultural influences. This analysis will provide an understanding of how Ugo La Pietra contributed to redefining interior architecture through a multidisciplinary and innovative approach capable of integrating aesthetics, functionality and socio-cultural context, demonstrating the importance of considering all design scales for a complete and profound understanding of living space.

È nella progettazione degli interni che l’architettura rivela il suo prezioso e insostituibile ruolo: offrire spazi adatti all’abitare. Tuttavia, gli interni sono spesso trattati come un aspetto marginale del progetto. Contro l’odierna pratica diffusa di disegnare piante e sezioni senza arredi - e quindi di concepire spazi privi di vita - si sono espressi con forza i maestri del Novecento, da Loos a Ponti, da Ulrich a La Pietra. In questa direzione, Zevi ricorda che “il carattere distintivo dell’architettura, ciò che la differenzia dalle altre arti, risiede nella sua capacità di operare con un vocabolario tridimensionale che include l’uomo [...] l’architettura è una grande scultura entro cui si svolge la vita umana”. Come sottolinea Gianni Ottolini, “il settore degli interni non è solo quell’ambito professionale in cui molti giovani progettisti trovano le prime opportunità di lavoro e interesse, ma è soprattutto il luogo disciplinare in cui si scopre il fondamento genetico dell’intera architettura e la sua specificità materiale”. L’architettura degli interni abbraccia sia questioni teoriche riguardanti la conoscenza funzionale, tecnica ed estetica degli spazi abitabili (spesso trascurate nei testi di storia dell’architettura), sia la capacità di creare un’opera d’arte completa, dove il dettaglio fruibile da vicino diventa un elemento di verifica del carattere annunciato dall’insieme. La teoria e la pratica degli interni sono quindi materia centrale della composizione architettonica, essenziale per l’architettura. Queste posizioni contribuiscono notevolmente all’attuale sottovalutazione degli interni come questione principale nella progettazione. Al contrario, le discipline degli interni non sono né subordinate né indipendenti, ma rappresentano un approfondimento essenziale dell’architettura, analogamente all’arte dei giardini o al restauro. Esplorando a fondo la natura degli spazi, e progettando piante, sezioni e dettagli accurati in relazione alle implicazioni dettate sia dalle scienze umane che dalle potenzialità “sensoriali” della costruzione, l’architettura degli interni realizza e verifica la ragion d’essere dell’architettura stessa. È quindi fondamentale approfondire il lavoro di Ugo La Pietra, mettendo in luce il suo impegno nell’esplorazione artistica, teorica e architettonica degli spazi domestici. La Pietra solleva da sempre importanti questioni sociali, teoriche e metodologiche sull’architettura degli interni e, seguendo lo spirito radicale che ha caratterizzato alcuni decenni della sua attività, osserva con sensibilità la vita quotidiana, analizzando e reinterpretando criticamente, e talvolta ironicamente, tutte le sfaccettature dell’abitare. Contrariamente a molti dei suoi contemporanei italiani, La Pietra si concentra su aspetti comuni, spesso banali della società e della cultura materiale, fino ad allora trascurati dal dibattito architettonico, portando invece all’attenzione dei lettori la rilevanza del quotidiano in relazione a rituali domestici, decorazioni, oggetti di uso comune, mobili in stile, arredi urbani, tipologie abitative vernacolari e nuove tecnologie. Per La Pietra, l’architettura degli interni riveste un ruolo fondamentale, poiché progettare significa studiare e riflettere su tutte le scale, da quella urbana a quella del più piccolo oggetto. Seguendo le orme di Gio Ponti, La Pietra ha sviluppato nel corso degli anni numerose opere di architettura degli interni, esplorando l’interazione tra spazi e oggetti in modo integrato. La ricerca analizzerà alcune delle sue opere più significative nel campo dell’arredamento e dell’allestimento, suddividendole per decenni e osservando le influenze del contesto e le tematiche principali delle sue ricerche in ogni periodo. A partire dagli anni ‘60, La Pietra si dedica alla pittura segnica, un’espressione artistica che riflette una profonda indagine sui segni e i simboli come elementi costitutivi dello spazio. Negli anni ‘70, introduce il sistema disequilibrante, un approccio innovativo che mira a destabilizzare le percezioni tradizionali degli spazi abitativi, incoraggiando una nuova consapevolezza nell’uso e nella fruizione degli ambienti domestici. Gli anni ‘80 vedono La Pietra impegnato nella digitalizzazione domestica, un periodo in cui esplora le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per trasformare e migliorare la qualità della vita quotidiana all’interno delle abitazioni. Infine, negli anni ‘90, si orienta verso il neoeclettismo, una corrente che riprende e reinterpreta in chiave contemporanea elementi e stili del passato, creando ambienti che riflettono una sintesi ricca e articolata di influenze culturali diverse. Questa analisi permetterà di comprendere come Ugo La Pietra abbia contribuito a ridefinire l’architettura degli interni attraverso un approccio multidisciplinare e innovativo, capace di integrare estetica, funzionalità e contesto socio-culturale, dimostrando l’importanza di considerare tutte le scale progettuali per una comprensione completa e profonda dello spazio abitativo.

Ugo La Pietra e l'architettura degli interni : ricerche e opere nell'arredamento e nell'allestimento

BERTAZZONI, MARTA
2023/2024

Abstract

It is in interior design that architecture reveals its valuable and irreplaceable role: to provide spaces suitable for living. However, interiors are often treated as a marginal aspect of design. Against today’s widespread practice of drawing floor plans and sections without furnishings - and thus conceiving spaces devoid of life - the masters of the twentieth century, from Loos to Ponti, Ulrich to La Pietra, have spoken out forcefully. In this vein, Zevi recalls that “the distinctive character of architecture, what differentiates it from the other arts, lies in its ability to operate with a three-dimensional vocabulary that includes man [...] architecture is a great sculpture within which human life takes place”. As Gianni Ottolini points out, “the field of interiors is not only that professional field in which many young designers find their first opportunities for work and interest, but it is above all the disciplinary place where the genetic foundation of the whole architecture and its material specificity are discovered”. Interior architecture embraces both theoretical issues concerning the functional, technical and aesthetic knowledge of habitable spaces (often neglected in architectural history texts) and the ability to create a complete work of art, where the detail usable up close becomes an element of verification of the character announced by the whole. Interior theory and practice are thus central subjects of architectural composition, essential to architecture. These positions contribute greatly to the current undervaluation of interiors as a major issue in design. On the contrary, the disciplines of interiors are neither subordinate nor independent, but represent an essential deepening of architecture, analogous to garden art or restoration. By thoroughly exploring the nature of spaces, and designing accurate plans, sections and details in relation to the implications dictated by both the humanities and the “sensory” potential of construction, interior architecture realizes and verifies the raison d’être of architecture itself. It is therefore crucial to delve deeper into the work of Ugo La Pietra, highlighting his commitment to the artistic, theoretical and architectural exploration of domestic spaces. La Pietra has always raised important social, theoretical and methodological questions about interior architecture and, following the radical spirit that characterized several decades of his activity, he sensitively observes everyday life, critically analyzing and reinterpreting, and sometimes ironically, all facets of living. In contrast to many of his Italian contemporaries, La Pietra focuses on common, often mundane aspects of society and material culture, hitherto neglected by architectural debate, instead bringing to the attention of readers the relevance of the everyday in relation to domestic rituals, decorations, everyday objects, stylish furniture, urban furnishings, vernacular housing types, and new technologies. For La Pietra, interior architecture plays a fundamental role, as designing means studying and reflecting on all scales, from the urban to the smallest object. Following in the footsteps of Gio Ponti, La Pietra has developed numerous works of interior architecture over the years, exploring the interaction between spaces and objects in an integrated way. The research will analyze some of his most significant works in the field of furniture and interior design, dividing them by decades and looking at the contextual influences and main themes of his research in each period. Beginning in the 1960s, La Pietra devoted himself to sign painting, an artistic expression that reflects a deep investigation of signs and symbols as constituent elements of space. In the 1970s, he introduced the disequilibrante system, an innovative approach aimed at destabilizing traditional perceptions of living spaces, encouraging a new awareness in the use and enjoyment of domestic environments. The 1980s saw La Pietra engaged in domestic digitization, a period in which he explored the potential offered by new technologies to transform and improve the quality of daily life within the home. Finally, in the 1990s, he moves toward neoeclecticism, a current that takes up and reinterprets elements and styles of the past in a contemporary key, creating environments that reflect a rich and articulate synthesis of diverse cultural influences. This analysis will provide an understanding of how Ugo La Pietra contributed to redefining interior architecture through a multidisciplinary and innovative approach capable of integrating aesthetics, functionality and socio-cultural context, demonstrating the importance of considering all design scales for a complete and profound understanding of living space.
LA PIETRA, UGO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
10-ott-2024
2023/2024
È nella progettazione degli interni che l’architettura rivela il suo prezioso e insostituibile ruolo: offrire spazi adatti all’abitare. Tuttavia, gli interni sono spesso trattati come un aspetto marginale del progetto. Contro l’odierna pratica diffusa di disegnare piante e sezioni senza arredi - e quindi di concepire spazi privi di vita - si sono espressi con forza i maestri del Novecento, da Loos a Ponti, da Ulrich a La Pietra. In questa direzione, Zevi ricorda che “il carattere distintivo dell’architettura, ciò che la differenzia dalle altre arti, risiede nella sua capacità di operare con un vocabolario tridimensionale che include l’uomo [...] l’architettura è una grande scultura entro cui si svolge la vita umana”. Come sottolinea Gianni Ottolini, “il settore degli interni non è solo quell’ambito professionale in cui molti giovani progettisti trovano le prime opportunità di lavoro e interesse, ma è soprattutto il luogo disciplinare in cui si scopre il fondamento genetico dell’intera architettura e la sua specificità materiale”. L’architettura degli interni abbraccia sia questioni teoriche riguardanti la conoscenza funzionale, tecnica ed estetica degli spazi abitabili (spesso trascurate nei testi di storia dell’architettura), sia la capacità di creare un’opera d’arte completa, dove il dettaglio fruibile da vicino diventa un elemento di verifica del carattere annunciato dall’insieme. La teoria e la pratica degli interni sono quindi materia centrale della composizione architettonica, essenziale per l’architettura. Queste posizioni contribuiscono notevolmente all’attuale sottovalutazione degli interni come questione principale nella progettazione. Al contrario, le discipline degli interni non sono né subordinate né indipendenti, ma rappresentano un approfondimento essenziale dell’architettura, analogamente all’arte dei giardini o al restauro. Esplorando a fondo la natura degli spazi, e progettando piante, sezioni e dettagli accurati in relazione alle implicazioni dettate sia dalle scienze umane che dalle potenzialità “sensoriali” della costruzione, l’architettura degli interni realizza e verifica la ragion d’essere dell’architettura stessa. È quindi fondamentale approfondire il lavoro di Ugo La Pietra, mettendo in luce il suo impegno nell’esplorazione artistica, teorica e architettonica degli spazi domestici. La Pietra solleva da sempre importanti questioni sociali, teoriche e metodologiche sull’architettura degli interni e, seguendo lo spirito radicale che ha caratterizzato alcuni decenni della sua attività, osserva con sensibilità la vita quotidiana, analizzando e reinterpretando criticamente, e talvolta ironicamente, tutte le sfaccettature dell’abitare. Contrariamente a molti dei suoi contemporanei italiani, La Pietra si concentra su aspetti comuni, spesso banali della società e della cultura materiale, fino ad allora trascurati dal dibattito architettonico, portando invece all’attenzione dei lettori la rilevanza del quotidiano in relazione a rituali domestici, decorazioni, oggetti di uso comune, mobili in stile, arredi urbani, tipologie abitative vernacolari e nuove tecnologie. Per La Pietra, l’architettura degli interni riveste un ruolo fondamentale, poiché progettare significa studiare e riflettere su tutte le scale, da quella urbana a quella del più piccolo oggetto. Seguendo le orme di Gio Ponti, La Pietra ha sviluppato nel corso degli anni numerose opere di architettura degli interni, esplorando l’interazione tra spazi e oggetti in modo integrato. La ricerca analizzerà alcune delle sue opere più significative nel campo dell’arredamento e dell’allestimento, suddividendole per decenni e osservando le influenze del contesto e le tematiche principali delle sue ricerche in ogni periodo. A partire dagli anni ‘60, La Pietra si dedica alla pittura segnica, un’espressione artistica che riflette una profonda indagine sui segni e i simboli come elementi costitutivi dello spazio. Negli anni ‘70, introduce il sistema disequilibrante, un approccio innovativo che mira a destabilizzare le percezioni tradizionali degli spazi abitativi, incoraggiando una nuova consapevolezza nell’uso e nella fruizione degli ambienti domestici. Gli anni ‘80 vedono La Pietra impegnato nella digitalizzazione domestica, un periodo in cui esplora le potenzialità offerte dalle nuove tecnologie per trasformare e migliorare la qualità della vita quotidiana all’interno delle abitazioni. Infine, negli anni ‘90, si orienta verso il neoeclettismo, una corrente che riprende e reinterpreta in chiave contemporanea elementi e stili del passato, creando ambienti che riflettono una sintesi ricca e articolata di influenze culturali diverse. Questa analisi permetterà di comprendere come Ugo La Pietra abbia contribuito a ridefinire l’architettura degli interni attraverso un approccio multidisciplinare e innovativo, capace di integrare estetica, funzionalità e contesto socio-culturale, dimostrando l’importanza di considerare tutte le scale progettuali per una comprensione completa e profonda dello spazio abitativo.
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Ugo La Pietra e l_architettura degli interni - Tesi di Marta Bertazzoni.pdf

accessibile in internet per tutti a partire dal 12/09/2025

Descrizione: Tesi di Marta Bertazzoni: Ugo La Pietra e L'architettura degli interni. Ricerche e opere nell'arredamento e nell'allestimento.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/227962