Sul panorama della pianificazione urbanistica milanese si è recentemente affacciato un nuovo strumento: il PGT, Piano di Governo del Territorio introdotto e disciplinato dalla Legge Regionale n. 12 del 2005. Il PGT si presenta come un dispositivo innovativo, ricco di metodologie e prassi fin'ora inedite nella pianificazione milanese. In virtù di queste novità e della posizione di rottura che il suddetto piano vuole assumere nei confronti del tradizionale modo di fare urbanistica, si è cercato attraverso lo studio degli atti che lo compongono, di capire le potenzialità e i rischi connessi a questo modo di intendere la pianificazione che forse tanto nuovo non è. Indagando nella storia della pianificazione milanese si sono riscontrate delle analogie tra il PGT e i piani che in passato hanno dato avvio a quella che generalmente prende il nome di "deregulation": una prassi che vede progressivamente diminuiti i poteri regolamentativi del piano in favore di provvedimenti puntuali e circostanziati. L'assenza di vincoli e zonizzazioni, le libertà pressocchè illimitate e le agevolazioni concesse ai privati (indici premiali, possibilità di libera scelta della destinazione funzionale, attribuzione di un indice di utilizzazione territoriale anche alle aree non edificabili e possibilità di trasferire liberamente le volumetrie virtuali) oltre a denotare la mancanza di linee guida e di una visione generale per lo sviluppo della città fanno del PGT uno strumento della deregulation a tutti gli effetti. La miopia strategica è alla base di molte delle criticità che sono state riscontrate dal punto di vista della buone pratiche del fare urbanistica e che rischiano di compromettere la qualità urbana di Milano. Per poter dare una valutazione complessiva del piano si è ritenuto doveroso effettuare anche un riscontro con quanto prescritto dalla normativa vigente e a cui il piano si deve conformare (normativa europea, nazionale, regionale e degli strumenti di pianificazione sovraordinati). Da questa analisi emerge tra le altre, l'irregolarità della procedura di approvazione del piano, irregolarità che ha portato l'attuale Amministrazione a considerare l'ipotesi di revocare la delibera di approvazione al fine di poter apportare variazioni al piano anche in risposta alle osservazioni presentate dai cittadini. Sebbene sia apprezzabile la volontà di apportare delle migliorie al piano, non ci si può esimere dall'evidenziare che tali modifiche non potranno certo dare vita ad nuovo piano unitario, coerente e con solidi contenuti strategici, adatto cioè alle esigenze di Milano.

Il PGT di Milano : legittimi impedimenti

CAPPIELLO, MARIA DONATELLA
2010/2011

Abstract

Sul panorama della pianificazione urbanistica milanese si è recentemente affacciato un nuovo strumento: il PGT, Piano di Governo del Territorio introdotto e disciplinato dalla Legge Regionale n. 12 del 2005. Il PGT si presenta come un dispositivo innovativo, ricco di metodologie e prassi fin'ora inedite nella pianificazione milanese. In virtù di queste novità e della posizione di rottura che il suddetto piano vuole assumere nei confronti del tradizionale modo di fare urbanistica, si è cercato attraverso lo studio degli atti che lo compongono, di capire le potenzialità e i rischi connessi a questo modo di intendere la pianificazione che forse tanto nuovo non è. Indagando nella storia della pianificazione milanese si sono riscontrate delle analogie tra il PGT e i piani che in passato hanno dato avvio a quella che generalmente prende il nome di "deregulation": una prassi che vede progressivamente diminuiti i poteri regolamentativi del piano in favore di provvedimenti puntuali e circostanziati. L'assenza di vincoli e zonizzazioni, le libertà pressocchè illimitate e le agevolazioni concesse ai privati (indici premiali, possibilità di libera scelta della destinazione funzionale, attribuzione di un indice di utilizzazione territoriale anche alle aree non edificabili e possibilità di trasferire liberamente le volumetrie virtuali) oltre a denotare la mancanza di linee guida e di una visione generale per lo sviluppo della città fanno del PGT uno strumento della deregulation a tutti gli effetti. La miopia strategica è alla base di molte delle criticità che sono state riscontrate dal punto di vista della buone pratiche del fare urbanistica e che rischiano di compromettere la qualità urbana di Milano. Per poter dare una valutazione complessiva del piano si è ritenuto doveroso effettuare anche un riscontro con quanto prescritto dalla normativa vigente e a cui il piano si deve conformare (normativa europea, nazionale, regionale e degli strumenti di pianificazione sovraordinati). Da questa analisi emerge tra le altre, l'irregolarità della procedura di approvazione del piano, irregolarità che ha portato l'attuale Amministrazione a considerare l'ipotesi di revocare la delibera di approvazione al fine di poter apportare variazioni al piano anche in risposta alle osservazioni presentate dai cittadini. Sebbene sia apprezzabile la volontà di apportare delle migliorie al piano, non ci si può esimere dall'evidenziare che tali modifiche non potranno certo dare vita ad nuovo piano unitario, coerente e con solidi contenuti strategici, adatto cioè alle esigenze di Milano.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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