Mazzarrona e i paesaggi della trasgressione

Mazzarrona is a dormitory neighbourhood built in the 1970s following the northward expansion of the city of Syracuse. It is the result of the wealth generated by Italy’s post-war economic boom combined with late Sicilian industrialization—two phenomena that initially created high expectations, soon left unfulfilled; just as the socio-economic models linked to them, along with the notions of progress and development, also ultimately failed. Mazzarrona is a social housing neighbourhood, a periphery in southern Italy, and as such, experiences a condition of double marginalization: in relation to the city center and also to the North of the country. Observing it, it is clear that a certain type of architecture has failed. The architecture of forms and concrete has shown its flaws, as has rationalist urban planning. The result is fragments of the city where poverty, inequality, and lack of resources are concentrated. However, these are not merely mistakes of the past; even today, these fragile areas are subject to clumsy attempts at redevelopment, repeating an equally rigid top-down approach. The history of the Mazzarrona neighbourhood reveals its resistance to major changes, suggesting the need for alternative methods to work in these areas. The singular, auteur-driven architecture of grand solutions must give way to a weakened, plural, open, and local architecture. But we must start from the beginning: how to observe Mazzarrona? And how to narrate it? A journey of understanding through the places and stories of the neighbourhood, guided by local voices, helps broaden perspectives and encourages active listening. Certain radical practices of the past guide the design approach, always mindful of the territorial specificities. How can spatial practice be radical, propose a change of perspective, and advance an idea of the city that is inclusive, open, and creative—a city to reclaim? Thus, Mazzarrona, a southern periphery, becomes a privileged viewpoint from which to observe the failures of a discipline that must not forget its political and social responsibilities, while also offering an opportunity to build new imaginaries and explore viable alternatives to neoliberal urban models. The "Landscapes of Transgression" are those we will observe while walking through the neighbourhood’s streets, among unauthorized constructions and acts of resistance that manifest in public spaces. The "Landscapes of Transgression" encompass radical practices used as methodological support. Since the 1960s, these experiments have questioned the neoliberal illusion and bourgeois ethics by deconstructing architectural discipline, blending it with art and performance, promoting alternative uses of public space, and centering bodies and their political significance in occupying it. The "Landscapes of Transgression" envision a design approach built around temporary architectural devices—outposts, infrastructures of disorder—and practices of care and management, so that the proposal may become a shared, sustainable, and autonomous project over time.

Mazzarrona è un quartiere dormitorio costruito negli anni Settanta in seguito all’espansione a Nord della città di Siracusa, conseguenza della ricchezza generata dal boom economico del dopoguerra italiano insieme al tardo-industrialismo siciliano: due fenomeni che crearono molte aspettative, presto disattese; così come falliti sono i modelli socioeconomici ad essi legati, l’idea di progresso e di sviluppo. Mazzarrona è un quartiere di edilizia popolare, una periferia del Sud Italia e in quanto tale vive una condizione di doppia marginalità: rispetto al centro della città e anche al Nord del Paese. Osservandola è chiaro che un certo tipo di architettura abbia fallito. L’architettura delle forme e del cemento ha mostrato i suoi cedimenti, così come l’urbanistica dei piani razionalisti. Il risultato sono pezzi di città in cui si concentrano povertà, disuguaglianze e mancanza di risorse. Ma non si tratta esclusivamente di errori del passato, tutt’ora questi territori fragili sono oggetto di tentativi maldestri di riqualificazione che ripropongono un approccio top-down altrettanto rigido. Dalla storia del quartiere Mazzarrona emerge la resistenza del quartiere ai grandi cambiamenti, suggerendo così la necessità di trovare metodi alternativi per operare in questi luoghi. L’architettura autoriale e univoca delle grandi soluzioni deve lasciare spazio a un’architettura indebolita, plurivoca, aperta e locale. Ma occorre ripartire dal principio: come si osserva la Mazzarrona? E come si racconta? Un percorso conoscitivo attraverso i luoghi e le storie del quartiere guidato da voci locali aiuta ad ampliare lo sguardo e porsi in ascolto. Alcune pratiche radicali del passato orientano, invece, l’approccio progettuale, senza dimenticare le specificità territoriali. In che modo la pratica spaziale può essere radicale, proporre un cambio di prospettiva e portare avanti un’idea di città inclusiva, aperta e creativa di cui riappropriarsi? Mazzarrona, periferia del Sud, diventa un punto di vista privilegiato da cui osservare i fallimenti di una disciplina che non può dimenticare di avere delle responsabilità politiche e sociali, ma anche un’opportunità per costruire nuovi immaginari e sperimentare le alternative possibili ai modelli urbani neoliberisti. I Paesaggi della trasgressione sono quelli che osserveremo percorrendo le strade del quartiere, tra abusivismo e fenomeni di resistenza che si manifestano nello spazio pubblico. I Paesaggi della trasgressione sono quelli delle pratiche radicali usate come supporto metodologico. Sperimentazioni che dagli anni Sessanta iniziarono a mettere in discussione l’illusione neoliberista e l’etica borghese decostruendo la disciplina architettonica, ibridandola con arte e performance, promuovendo usi alternativi dello spazio pubblico e mettendo al centro del discorso i corpi e il loro valore politico nell’occuparlo. I Paesaggi della trasgressione sono quelli di una visione progettuale che si costruisce attorno a dispositivi architettonici temporanei-avamposti-infrastrutture del disordine e pratiche di cura e gestione affinché la proposta possa diventare un progetto condiviso, sostenibile e autonomo nel tempo.