The “pastoral” is the call to a natural condition, the idealization of an unknown past, but whose absence is felt, in which each individual, master of his own tools, maintained the ability to enrich the environment of his vision, not yet annihilated by industrial society. The search for more or less large spaces of freedom, small acts of daily rebellion, which certify the innate human ability to design his space in the world, between the folds of such a pervasive system, has accompanied, since the dawn of time, the advance of consumer society and the standardization triggered by the Modern Movement: from Yona Friedman’s definition of Survival Architecture, to Colin Ward’s “Arcadia for all”, up to the experiences of reconnecting with a material culture and simple techniques, implemented by the protagonists of Radical Architecture. This compendium of voices is counterbalanced by the stories, instead, intimate, in some cases dramatic, of some intellectuals who, of the call of nature and the rejection of industrial logic, have made an act of rebellion, choosing the path of isolation: this is the case of Thoreau, Wittgenstein, Le Corbusier, Kaczynski. Their choice of life is crystallized in the four walls of their hut, essential shell and archetype of living. Similar dynamics of survival, individual and collective, we wanted to look for in the mountain context, finding in the Alpine pastures the concomitance of all the characteristics attributed by Yona Friedman to the Architecture of Survival, corresponding to the main human needs. The research on the field, which involved various locations in Val d’Ayas (Piedmont), Val Brembana (Lombardy) and Valle del Primiero (Trentino), returns a catalogue of architectures, divided into six categories: tools, fountains, huts, fences, rituals, decorations. In the meticulous work of surveys, photographs, drawings and interviews we try to provide, also through the faces and stories of the people encountered, the fragments of a material culture still alive and fertile.

Il “pastorale” è il richiamo verso una condizione naturale, l’idealizzazione di un passato non conosciuto, ma di cui si sente una mancanza, in cui ogni individuo, padrone dei propri strumenti, manteneva la capacità di arricchire l’ambiente della sua visione, non ancora annichilito dalla società industriale. La ricerca di più o meno grandi spazi di libertà, piccoli atti di ribellione quotidiana, che certificano l’innata umana capacità di progettare il suo spazio nel mondo, tra le pieghe di un sistema così pervasivo, accompagna, fin dagli albori, l’incedere della società dei consumi e la standardizzazione innescata dal Movimento Moderno: dalla definizione di Architettura di Sopravvivenza di Yona Friedman, all’ “Arcadia per tutti” di Colin Ward, fino alle esperienze di riavvicinamento a una cultura materiale e alle tecniche semplici, messe in atto dai protagonisti dell’Architettura Radicale. A questo compendio di voci, fanno da contraltare le storie, invece, intime, in certi casi drammatiche, di alcuni intellettuali che, del richiamo della natura e del rifiuto delle logiche industriali, hanno fatto un atto di ribellione, scegliendo la via dell’isolamento: è il caso di Thoreau, Wittgenstein, Le Corbusier, Kaczynski. La loro scelta di vita si cristallizza nelle quattro mura della loro capanna, involucro essenziale ed archetipo dell’abitare. Simili dinamiche di sopravvivenza, individuale e collettiva, si è voluto cercarle nel contesto montano, riscontrando negli alpeggi alpini la concomitanza di tutte le caratteristiche attribuite da Yona Friedman all’Architettura di Sopravvivenza, corrispondenti alle principali esigenze umane. La ricerca sul campo, che ha interessato diverse località della Val d’Ayas (Piemonte), della Val Brembana (Lombardia) e della Valle del Primiero (Trentino), restituisce un catalogo di architetture, suddiviso in sei categorie: strumenti, fontane, rifugi, recinti, rituali, decorazioni. Nel meticoloso lavoro di rilievi, fotografie, disegni e interviste si tenta di fornire, anche attraverso i volti e le storie dei personaggi incontrati, gli scampoli di una cultura materiale ancora viva e feconda.

Pastorale : cultura materiale della sopravvivenza, o della semplicità

Domenella, Lorenzo;Casa, Riccardo;Donadeo, Cesare
2023/2024

Abstract

The “pastoral” is the call to a natural condition, the idealization of an unknown past, but whose absence is felt, in which each individual, master of his own tools, maintained the ability to enrich the environment of his vision, not yet annihilated by industrial society. The search for more or less large spaces of freedom, small acts of daily rebellion, which certify the innate human ability to design his space in the world, between the folds of such a pervasive system, has accompanied, since the dawn of time, the advance of consumer society and the standardization triggered by the Modern Movement: from Yona Friedman’s definition of Survival Architecture, to Colin Ward’s “Arcadia for all”, up to the experiences of reconnecting with a material culture and simple techniques, implemented by the protagonists of Radical Architecture. This compendium of voices is counterbalanced by the stories, instead, intimate, in some cases dramatic, of some intellectuals who, of the call of nature and the rejection of industrial logic, have made an act of rebellion, choosing the path of isolation: this is the case of Thoreau, Wittgenstein, Le Corbusier, Kaczynski. Their choice of life is crystallized in the four walls of their hut, essential shell and archetype of living. Similar dynamics of survival, individual and collective, we wanted to look for in the mountain context, finding in the Alpine pastures the concomitance of all the characteristics attributed by Yona Friedman to the Architecture of Survival, corresponding to the main human needs. The research on the field, which involved various locations in Val d’Ayas (Piedmont), Val Brembana (Lombardy) and Valle del Primiero (Trentino), returns a catalogue of architectures, divided into six categories: tools, fountains, huts, fences, rituals, decorations. In the meticulous work of surveys, photographs, drawings and interviews we try to provide, also through the faces and stories of the people encountered, the fragments of a material culture still alive and fertile.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
11-dic-2024
2023/2024
Il “pastorale” è il richiamo verso una condizione naturale, l’idealizzazione di un passato non conosciuto, ma di cui si sente una mancanza, in cui ogni individuo, padrone dei propri strumenti, manteneva la capacità di arricchire l’ambiente della sua visione, non ancora annichilito dalla società industriale. La ricerca di più o meno grandi spazi di libertà, piccoli atti di ribellione quotidiana, che certificano l’innata umana capacità di progettare il suo spazio nel mondo, tra le pieghe di un sistema così pervasivo, accompagna, fin dagli albori, l’incedere della società dei consumi e la standardizzazione innescata dal Movimento Moderno: dalla definizione di Architettura di Sopravvivenza di Yona Friedman, all’ “Arcadia per tutti” di Colin Ward, fino alle esperienze di riavvicinamento a una cultura materiale e alle tecniche semplici, messe in atto dai protagonisti dell’Architettura Radicale. A questo compendio di voci, fanno da contraltare le storie, invece, intime, in certi casi drammatiche, di alcuni intellettuali che, del richiamo della natura e del rifiuto delle logiche industriali, hanno fatto un atto di ribellione, scegliendo la via dell’isolamento: è il caso di Thoreau, Wittgenstein, Le Corbusier, Kaczynski. La loro scelta di vita si cristallizza nelle quattro mura della loro capanna, involucro essenziale ed archetipo dell’abitare. Simili dinamiche di sopravvivenza, individuale e collettiva, si è voluto cercarle nel contesto montano, riscontrando negli alpeggi alpini la concomitanza di tutte le caratteristiche attribuite da Yona Friedman all’Architettura di Sopravvivenza, corrispondenti alle principali esigenze umane. La ricerca sul campo, che ha interessato diverse località della Val d’Ayas (Piemonte), della Val Brembana (Lombardia) e della Valle del Primiero (Trentino), restituisce un catalogo di architetture, suddiviso in sei categorie: strumenti, fontane, rifugi, recinti, rituali, decorazioni. Nel meticoloso lavoro di rilievi, fotografie, disegni e interviste si tenta di fornire, anche attraverso i volti e le storie dei personaggi incontrati, gli scampoli di una cultura materiale ancora viva e feconda.
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