Una cerniera tra memoria industriale e innovazione a Barcellona

The ground of a city is not merely a surface; it is a palimpsest of traces and signs, some now invisible, others still clearly legible. The Poblenou neighborhood, a former industrial area in Barcelona, exemplifies this layering, where the urban fabric preserves elements of an identity that resists the rigid orthogonal grid envisioned by Cerdà in the 19th century and the urban transformations of the past two decades. Today, Poblenou is at the center of an ambitious urban regeneration plan, the 22@, launched by the Barcelona City Council in 2000 to redefine the future of a neighborhood that had fallen into disuse following the decline of its factories. The plan aims to repurpose the former industrial areas into spaces for advanced technology, offices, housing, and cultural activities, transforming the district into a hub of innovation and sustainability that meets the needs of the contemporary city. The project unfolds in the Provençals del Poblenou area, where the fragmentation of the urban fabric is evident, and the industrial heritage of the territory is even more pronounced, as the site is connected to the backbone of the “Catalan Manchester,” the historic Pere IV axis. Observing the variety of settlement patterns that characterize both the city and the neighborhood, the importance of Cerdà’s legacy becomes clear, especially in his emphasis on open spaces, such as streets (vías), rather than the block forms (intervías). In response, the project aims to revitalize an area dominated by clusters of warehouses with limited connections to the surrounding context by adopting the Superilles (Superblocks) strategy—green clusters composed of 3x3 blocks designed to reduce vehicle traffic and increase pedestrian and public spaces. The proposed settlement strategy, informed by extensive design explorations, addresses the shortage of public green spaces by creating an urban environment that values the site’s historical memory, while safeguarding its identity against potential gentrification that could otherwise alter it.

Il suolo di una città non è una semplice superficie, ma un palinsesto di tracce e segni, alcuni ormai invisibili, altri ancora chiaramente leggibili. Il quartiere del Poblenou, ex area industriale di Barcellona, è un esempio evidente di questa stratificazione, in cui il tessuto urbano continua a conservare elementi di un’identità che resiste alla regolarità della maglia ortogonale pensata da Cerdà nel XIX secolo e alle trasformazioni urbane che hanno caratterizzato l’ultimo ventennio. Oggi il Poblenou è al centro di un ambizioso piano di rigenerazione urbana, il 22@, avviato nel 2000 dal Comune di Barcellona, come risposta alla necessità di ridisegnare il futuro di un quartiere che, a causa della dismissione delle sue fabbriche, era caduto in stato di abbandono. Il piano mira a riconvertire le aree industriali dismesse in spazi destinati a tecnologie avanzate, uffici, residenze e attività culturali, trasformando il quartiere in un laboratorio di innovazione e sostenibilità, rispondente alle esigenze della città contemporanea. Il progetto si sviluppa nell’area di Provençals del Poblenou, dove la frammentazione del tessuto urbano risulta evidente e ancor di più si esplicita la memoria industriale del territorio, essendo il lotto connesso alla spina dorsale del “Manchester Catalano”, l’asse storico Pere IV. Osservando la varietà delle modalità di insediamento che caratterizzano la città e il quartiere, emerge l’importanza dell’eredità di Cerdà, che ha dato grande rilevanza agli spazi aperti, come le strade (vías), più della forma degli isolati (intervías). In risposta a ciò, il progetto intende riqualificare un’area dominata da cluster di magazzini scarsamente connessi con il contesto, adottando la strategia delle Superilles, superblocchi verdi composti da 3x3 isolati, con l’obiettivo di ridurre il traffico veicolare e incrementare gli spazi pedonali e pubblici. La strategia di insediamento proposta, forte delle esplorazioni progettuali realizzate, affronta la carenza di spazi verdi pubblici strutturando un ambiente urbano che valorizzi la memoria storica del luogo, evitando fenomeni di gentrificazione che potrebbero alterarne l’identità.