The thesis investigates the abandoned minerary extraction sites that dot the Seriana Valley and proposes a flexible and repeatable architectural recovery strategy, demonstrating its principles on a specific chosen site. In recent years we witness a widespread phenomenon of abandonment related to production. The Italian inner areas are no exception, freckled with industrial hubs of variable size, active or often abandoned or demolished, becoming empty cathedrals of labour. The entire Seriana Valley, situated in Lombardy, northern Italy, is dotted with quarries and factories in disuse, which today mark the territory’s aesthetic, social, economic and environmental degradation. This condition on the one hand reminds us of and highlight the rich industrial past that has driven for decades the territory of the Seriana Valley and on the other one strengthen the perception of decay and disregard both of the landscape and the built environment. The quarries today are considered as leftovers. This thesis contends that these industrial sites can be recovered to serve again as drivers of production, social and economic sprawl, without denying their nature related to productivity nor their utilitarian character. In particular, it explores the transformative potential of the numerous open pit quarries of the Valley, most of which in disuse, proposing a reproducible and adaptable operative method, related to the controlled and technological cultivation of berries and mushrooms. This model is based on the architectural recovery of the existing buildings, which processed and stored the raw stone as well as the landscape marked by the mineral, naked terraces. The project also assumes the recovery of the large amount of materials often found in the sites, putting them through a process of upcycling, and, consequently, in the future life of the complex. The model can be adapted to many of the abandoned open pit quarries, considering different types and extent of the cultivations, thus suggesting different constructive forms, also considering the availability of materials in the site. Starting from new types of production, linked to the territory, sprawling from what is there already, the intention is to restore dignity to parts of landscape and buildings that insist on this, yesterday considered as waste, today invested with a new role, valorised through their architectural form.

La tesi indaga i siti di estrazione mineraria abbandonati che punteggiano la Val Seriana e propone una strategia di recupero architettonico flessibile e ripetibile, dimostrandone i principi su un sito specifico scelto. Negli anni recenti assistiamo a un esteso fenomeno di abbandono produttivo. Le aree interne italiane non sono un’eccezione, punteggiate da poli industriali di dimensione variabile, attivi o spesso abbandonati e in seguito demoliti che diventando vuote cattedrali del lavoro. L’intera Val Seriana, situata in Lombardia, nel nord Italia, è costellata di cave e fabbriche in disuso, che oggi segnano nel territorio degrado estetico, sociale, economico ed ambientale. Questa condizione da un lato ci ricorda e sottolinea il ricco passato industriale che ha guidato per decenni il territorio della Valle Seriana, dall’altro rafforza la percezione di decadimento ed incuria sia del paesaggio che dell’ambiente costruito. Le cave, oggi, sono considerate come avanzi. La tesi sostiene che questi siti industriali possono essere recuperati per servire nuovamente come motori di produzione, fioritura sociale ed economica, senza negare la loro natura correlata alla produttività né il loro carattere utilitaristico. In particolare, si esplora il potenziale di trasformazione delle numerose cave a cielo aperto della Valle, la maggior parte delle quali in disuso, proponendo un metodo operativo riproducibile e adattabile, legato alla coltivazione controllata e tecnologica di bacche e funghi. Questo modello si basa sul recupero architettonico degli edifici esistenti, che trattavano e immagazzinavano la pietra grezza, nonché del paesaggio segnato dalle nude terrazze minerali. Il progetto ipotizza, inoltre, il recupero dell’enorme quantità di materiali che spesso si trova nei siti, immettendoli in un processo di upcycling e, di conseguenza, nella futura vita del complesso. Il modello può essere conformato a molte delle cave a cielo aperto abbandonate, considerando diverse tipologie ed estensione delle coltivazioni, suggerendo quindi diverse forme costruttive, anche in considerazione della disponibilità di materiali nel sito. A partire dai nuovi tipi di produzione, legati al territorio, che si sviluppano da ciò che già esiste, si vuole dunque restituire nuova dignità a parti del paesaggio e alle costruzioni che su questo insistono, ieri considerate come scarti, oggi investite di un nuovo ruolo e valorizzati nella loro forma architettonica.

Re-producing in the voids : looking after abandonment with architectural designs aimed at reclaiming neglected landscapes and built environment, through specialized indoor and traditional coltures in Val Seriana, by means of reuse and upcycling

Tamborini, Giuseppe Filippo Emilio
2023/2024

Abstract

The thesis investigates the abandoned minerary extraction sites that dot the Seriana Valley and proposes a flexible and repeatable architectural recovery strategy, demonstrating its principles on a specific chosen site. In recent years we witness a widespread phenomenon of abandonment related to production. The Italian inner areas are no exception, freckled with industrial hubs of variable size, active or often abandoned or demolished, becoming empty cathedrals of labour. The entire Seriana Valley, situated in Lombardy, northern Italy, is dotted with quarries and factories in disuse, which today mark the territory’s aesthetic, social, economic and environmental degradation. This condition on the one hand reminds us of and highlight the rich industrial past that has driven for decades the territory of the Seriana Valley and on the other one strengthen the perception of decay and disregard both of the landscape and the built environment. The quarries today are considered as leftovers. This thesis contends that these industrial sites can be recovered to serve again as drivers of production, social and economic sprawl, without denying their nature related to productivity nor their utilitarian character. In particular, it explores the transformative potential of the numerous open pit quarries of the Valley, most of which in disuse, proposing a reproducible and adaptable operative method, related to the controlled and technological cultivation of berries and mushrooms. This model is based on the architectural recovery of the existing buildings, which processed and stored the raw stone as well as the landscape marked by the mineral, naked terraces. The project also assumes the recovery of the large amount of materials often found in the sites, putting them through a process of upcycling, and, consequently, in the future life of the complex. The model can be adapted to many of the abandoned open pit quarries, considering different types and extent of the cultivations, thus suggesting different constructive forms, also considering the availability of materials in the site. Starting from new types of production, linked to the territory, sprawling from what is there already, the intention is to restore dignity to parts of landscape and buildings that insist on this, yesterday considered as waste, today invested with a new role, valorised through their architectural form.
MARINELLI, MAURO
SANTUS, KEVIN
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
11-dic-2024
2023/2024
La tesi indaga i siti di estrazione mineraria abbandonati che punteggiano la Val Seriana e propone una strategia di recupero architettonico flessibile e ripetibile, dimostrandone i principi su un sito specifico scelto. Negli anni recenti assistiamo a un esteso fenomeno di abbandono produttivo. Le aree interne italiane non sono un’eccezione, punteggiate da poli industriali di dimensione variabile, attivi o spesso abbandonati e in seguito demoliti che diventando vuote cattedrali del lavoro. L’intera Val Seriana, situata in Lombardia, nel nord Italia, è costellata di cave e fabbriche in disuso, che oggi segnano nel territorio degrado estetico, sociale, economico ed ambientale. Questa condizione da un lato ci ricorda e sottolinea il ricco passato industriale che ha guidato per decenni il territorio della Valle Seriana, dall’altro rafforza la percezione di decadimento ed incuria sia del paesaggio che dell’ambiente costruito. Le cave, oggi, sono considerate come avanzi. La tesi sostiene che questi siti industriali possono essere recuperati per servire nuovamente come motori di produzione, fioritura sociale ed economica, senza negare la loro natura correlata alla produttività né il loro carattere utilitaristico. In particolare, si esplora il potenziale di trasformazione delle numerose cave a cielo aperto della Valle, la maggior parte delle quali in disuso, proponendo un metodo operativo riproducibile e adattabile, legato alla coltivazione controllata e tecnologica di bacche e funghi. Questo modello si basa sul recupero architettonico degli edifici esistenti, che trattavano e immagazzinavano la pietra grezza, nonché del paesaggio segnato dalle nude terrazze minerali. Il progetto ipotizza, inoltre, il recupero dell’enorme quantità di materiali che spesso si trova nei siti, immettendoli in un processo di upcycling e, di conseguenza, nella futura vita del complesso. Il modello può essere conformato a molte delle cave a cielo aperto abbandonate, considerando diverse tipologie ed estensione delle coltivazioni, suggerendo quindi diverse forme costruttive, anche in considerazione della disponibilità di materiali nel sito. A partire dai nuovi tipi di produzione, legati al territorio, che si sviluppano da ciò che già esiste, si vuole dunque restituire nuova dignità a parti del paesaggio e alle costruzioni che su questo insistono, ieri considerate come scarti, oggi investite di un nuovo ruolo e valorizzati nella loro forma architettonica.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/230525