City within, city beyond: a fun palace for San Vittore

In the heart of Milan lies a world secluded, a place where lives are held in stasis, awaiting reintegration into a society that often forgets them. San Vittore prison, both architecturally imposing and socially isolated, embodies a tension between confinement and the pulsating urban life beyond its walls. The fabric of the city flows around it, yet rarely through it—a stark reminder of how incarceration fragments the very concept of community. Yet what if the prison’s boundaries could dissolve, not through physical demolition but through a reimagining of purpose? Drawing upon Cedric Price’s visionary Fun Palace, which saw architecture as an evolving instrument for learning, interaction, and engagement, this endeavor reimagines San Vittore as a porous interface, fostering a space of exchange and shared experience. By blending realms of the incarcerated and the free, it suggests a new way of inhabiting and perceiving carceral spaces—an architecture that shifts from punitive isolation to collaborative creation. Through adaptive spaces designed for exchange, expression, and craft, San Vittore becomes more than a holding place; it transforms into a dynamic meeting point. Here, prisoners are no longer isolated actors but contributors to an urban narrative that values their skills, stories, and potential. The Fun Palace of San Vittore aims to dissolve the boundaries that reinforce societal alienation, replacing them with a structure that echoes a city’s inclusivity, empathy, and resilience.

Nel cuore di Milano giace un mondo isolato, un luogo in cui le vite sono sospese, in attesa di reintegrarsi in una società che spesso le dimentica. Il carcere di San Vittore, al contempo architettonicamente imponente e socialmente isolato, incarna una tensione tra la reclusione e la pulsante vita urbana oltre le sue mura. Il tessuto della città fluisce attorno a esso, ma raramente lo attraversa—un crudo promemoria di come l'incarcerazione frammenti il concetto stesso di comunità. E se i confini del carcere potessero dissolversi, non attraverso la demolizione fisica, ma attraverso una rielaborazione del suo scopo? Ispirandosi al visionario Fun Palace di Cedric Price, che vedeva l'architettura come uno strumento in evoluzione per l'apprendimento, l'interazione e l'incontro, questo progetto reimmagina San Vittore come un'interfaccia porosa, promuovendo uno spazio di scambio e di esperienza condivisa. Fondendo i mondi degli incarcerati e dei liberi, suggerisce un nuovo modo di abitare e percepire gli spazi carcerari—un'architettura che passa dall'isolamento punitivo alla creazione collaborativa. Attraverso spazi adattivi progettati per lo scambio, l'espressione e il mestiere, San Vittore diventa più di un luogo di detenzione; si trasforma in un punto d'incontro dinamico. Qui, i prigionieri non sono più attori isolati, ma contribuiscono a un racconto urbano che valorizza le loro abilità, storie e potenzialità. Il Fun Palace di San Vittore mira a dissolvere i confini che rafforzano l'alienazione sociale, sostituendoli con una struttura che riflette l'inclusività, l'empatia e la resilienza di una città.