Unfinished and active : continuous adaptation in Architecture

This thesis investigates the concept of “active unfinishedness” in architecture, proposing a framework that views buildings as evolving, adaptive entities rather than static constructs. It argues that the unfinished state, often perceived as a flaw, can serve as a sustainable design paradigm for continuous adaptation and transformation. Through historical analysis and case studies, this research demonstrates how architectural incompletion encourages user-driven modifications, enabling structures to adapt to changing needs over time. By presenting incomplete structures as flexible frameworks, this work shows that unfinished buildings can create resilient, dynamic urban environments aligned with sustainable and cultural goals. Drawing connections between non-finito in art and architecture, the thesis proposes that embracing the unfinished can promote resilience, foster cultural continuity, and reduce environmental impact by re-envisioning the lifecycle of buildings. To illustrate this, the research develops an attitude towards unfinished construction through a design proposal for a site in Milan. Ultimately, it advocates for a paradigm shift towards adaptable architectural frameworks, supporting a more sustainable and inclusive architectural practice.

Questa tesi esplora il concetto di “incompletezza attiva” nell’architettura, proponendo un quadro teorico che considera gli edifici come entità in evoluzione e adattabili, piuttosto che strutture statiche. Si sostiene che lo stato incompleto, spesso percepito come un difetto, possa rappresentare un paradigma di design sostenibile, orientato verso l’adattamento e la trasformazione continui. Attraverso un’analisi storica e casi di studio, questa ricerca dimostra come l’incompletezza architettonica incoraggi modifiche guidate dagli utenti, permettendo alle strutture di adattarsi a bisogni mutevoli nel tempo. Presentando strutture incomplete come modelli flessibili, questo lavoro dimostra che gli edifici non finiti possono creare ambienti urbani resilienti e dinamici, in linea con obiettivi culturali e di sostenibilità. Collegando il non-finito nell’arte e nell’architettura, la tesi propone che abbracciare l’incompletezza possa promuovere la resilienza, favorire la continuità culturale e ridurre l’impatto ambientale, ripensando il ciclo di vita degli edifici. Per illustrare ciò, la ricerca sviluppa un atteggiamento verso la costruzione incompiuta attraverso una proposta progettuale per un sito a Milano. In definitiva, si propone un cambiamento di paradigma verso quadri architettonici adattabili, a sostegno di una pratica architettonica più sostenibile e inclusiva.