Re - Bound

Technological evolution has revolutionised purchasing dynamics, shifting them to global models dominated by speed, accessibility and hyper-consumption. This change has been further accelerated by the influence of social media on new consumers, advancing towards the ‘last stage of capitalism’, characterised by now unsustainable cycles of production and consumption. And the fast-paced consumerism of disposable fashion seems not to have spared even technical fields such as outdoor clothing, which has always stood out for the high quality of its materials and the high-performance standards it has to meet. The pollution and cheap exploitation by some outdoor companies and the fallacy of new ‘sustainable’ trends, produces an unsustainable model that leaves a significant ecological footprint throughout the production chain. In response to these issues, a new movement known as slow fashion has emerged, which proposes a more ethical and sustainable approach to production and consumption. Slow fashion promotes the use of high quality materials and innovative technologies designed to last, and encourages business models based on increased consumer awareness and education. This is the context, smart and self-healing materials, might offer new perspectives and horizons regarding their adoption in the extension of product life cycle and reduction of textile waste. The results show how self-healing materials can represent a turning point in innovation in the outdoor apparel, combining high technical performance with a sustainable approach.

L’evoluzione tecnologica ha rivoluzionato le dinamiche d’acquisto, spostandole su modelli globali dominati dalla velocità e dall’accessibilità e dall’iperconsumo. Questo cambiamento è stato ulteriormente accelerato dall’influenza dei social sui nuovi consumatori, avanzando verso “l’ultimo stadio del capitalismo”, caratterizzato da cicli di produzione e consumo ormai insostenibili. E il consumismo veloce della moda usa e getta sembra non aver risparmiato nemmeno gli ambiti tecnici come quello dell’abbigliamento outdoor, da sempre di spicco per la qualità dei materiali elevata e gli alti standard performativi che deve soddisfare. L’inquinamento e lo sfruttamento a basso costo da parte di alcune aziende di outdoor e la fallacità dei nuovi trend “sostenibili”, produce un modello insostenibile che lascia una significativa impronta ecologica lungo tutta la filiera produttiva. In risposta a queste problematiche, è emerso un movimento di controcultura noto come slow fashion, che propone un approccio più etico e sostenibile alla produzione e al consumo. Lo slow fashion promuove l’uso di materiali di alta qualità e tecnologie innovative, progettati per durare nel tempo, e incoraggia modelli di business basati su una maggiore consapevolezza ed educazione del consumatore. In questo contesto si inseriscono gli smart e i self – healing materials, materiali ingegnerizzati che offrono nuove prospettive ed orizzonti in merito alla loro adozione nell’allungamento del ciclo di vita del prodotto e la conseguente riduzione dei rifiuti tessili. I risultati evidenziano come i materiali self-healing possano rappresentare un punto di svolta nell’innovazione del settore outdoor, combinando elevate performance tecniche con un approccio sostenibile.