Il progetto trova la propria esatta collocazione all’interno della casa circondariale di San Vittore, a Milano. La scelta è ricaduta su quest’istituto per via della propria posizione sul tessuto urbano, in pieno centro cittadino, circondato da una realtà residenziale signorile e da numerosi servizi quali scuole, esercizi commerciali e collegamenti alla rete dei trasporti. L’intervento ha rivestito l’intero sistema colloqui con l’obiettivo di dimostrare che, a fronte di un investimento economico adeguato, è possibile poter agire in modo proattivo in un ambiente solitamente abbandonato a sé stesso, la cui progettazione è insita nell’uso – troppo spesso errato - che di esso fanno i fruitori. Per questo è indispensabile ragionare in un’ottica che coinvolga tutti gli attori in gioco, pur applicando un indispensabile sistema di “gerarchia dei bisogni” che vede i parenti dei detenuti come maggiormente sensibili, proprio perché estranei alla realtà carceraria. La configurazione “a compartimenti stagni” si trasforma in una maggiormente aperta e fluida, ordinata e leggibile, non solo secondo gli aspetti spaziali, quanto nell’organizzazione logistica. L’obiettivo principale è quello di alleggerire la pratica del colloquio, descritta da sempre come pesante, molto simile ad un percorso ad ostacoli del tutto sproporzionato rispetto alle possibilità che riserva l’incontro stesso. Gli spazi devono essere ripensati nell’ottica di un avvicinamento tra l’interno e l’esterno, realizzando un sistema di “soglie” e di “approdi” che possano servirsi di materiali riconducibili al mondo non-penitenziario. Le linee guida che ne vengono tracciate possono trovare un campo di applicazione valido all’interno di tutte le case circondariali, in accordo con le normative vigenti.
Degli affetti e delle pene. Linee guida progettuali per il sistema colloqui negli istituti penitenziari italiani : il caso San Vittore
PETRILLO, DANIELA
2010/2011
Abstract
Il progetto trova la propria esatta collocazione all’interno della casa circondariale di San Vittore, a Milano. La scelta è ricaduta su quest’istituto per via della propria posizione sul tessuto urbano, in pieno centro cittadino, circondato da una realtà residenziale signorile e da numerosi servizi quali scuole, esercizi commerciali e collegamenti alla rete dei trasporti. L’intervento ha rivestito l’intero sistema colloqui con l’obiettivo di dimostrare che, a fronte di un investimento economico adeguato, è possibile poter agire in modo proattivo in un ambiente solitamente abbandonato a sé stesso, la cui progettazione è insita nell’uso – troppo spesso errato - che di esso fanno i fruitori. Per questo è indispensabile ragionare in un’ottica che coinvolga tutti gli attori in gioco, pur applicando un indispensabile sistema di “gerarchia dei bisogni” che vede i parenti dei detenuti come maggiormente sensibili, proprio perché estranei alla realtà carceraria. La configurazione “a compartimenti stagni” si trasforma in una maggiormente aperta e fluida, ordinata e leggibile, non solo secondo gli aspetti spaziali, quanto nell’organizzazione logistica. L’obiettivo principale è quello di alleggerire la pratica del colloquio, descritta da sempre come pesante, molto simile ad un percorso ad ostacoli del tutto sproporzionato rispetto alle possibilità che riserva l’incontro stesso. Gli spazi devono essere ripensati nell’ottica di un avvicinamento tra l’interno e l’esterno, realizzando un sistema di “soglie” e di “approdi” che possano servirsi di materiali riconducibili al mondo non-penitenziario. Le linee guida che ne vengono tracciate possono trovare un campo di applicazione valido all’interno di tutte le case circondariali, in accordo con le normative vigenti.File | Dimensione | Formato | |
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