Ceci n'est pas un cinema : shifting the gaze: an endless dialogue between architecture and ideology

Architecture as a spatial context is shaped by many factors such as geography, culture, climate, and human needs. However, the influence of ideology on architecture is underexplored. This thesis addresses this gap by reviewing how ideological shifts, particularly the 1979 Iranian revolution, transformed Iran’s urban environment, with a focus on Laleh Zar Street, once a symbol of modernity and entertainment. It explores how new power reshaped architecture, not just its form, but also the human interaction with space. I propose this hypothesis that ideology acts as a purifier, keeping what aligns with its values and influencing what does not, this approach guided my exploration to divide architectural transformation into 3 categories: 1) Altering architecture by defining a new style, 2)repurposing architecture, by changing the function, and 3)erasure or exclusion by destroying or abandoning it. Considering these themes and focusing on Laleh Zar Street, this thesis Illustrates how ideology turned Laleh Zar into a “graveyard” for Cinema. Approaching cinema as both an architectural space and a medium has a close relation with society and its beliefs, which puts it in a critical situation that can be used as a lever for change and impact. This thesis also reflects my personal experience as a woman born and raised in Iran, where the new ideology impacted not only our physical identity but also our basic rights through the compulsory hijab and law against women. The term “Hijab” means “hide” or “Cover”, and it serves as a metaphor in my narrative to show how the regime’s spatial interventions suppressed architectural identity. Since I see design as a socio-political act, my thesis seeks to metaphorically “remove the hijab” from one of the most important cinemas in Laleh Zar —Cinema Metropol, reclaiming its true identity. Ultimately, this thesis argues that architecture can affect ideology instead and transform the society that has been trying for years to uncover its lost identity. “CECI N’EST PAS UN CINÉMA”, tries to draw the audience’s attention to the difference between the image and the reality.

L’architettura come contesto spaziale è influenzata da molti fattori, come geografia, cultura, clima e necessità umane. Tuttavia, l’impatto dell’ideologia sull’architettura è spesso trascurato. Questa tesi esplora come i cambiamenti ideologici, in particolare la rivoluzione iraniana del 1979, abbiano trasformato l’ambiente urbano dell’Iran, concentrandosi sulla via Laleh Zar, simbolo di modernità e intrattenimento. L’analisi mostra come il potere abbia rimodellato l’architettura, non solo nella forma ma anche nell’interazione umana con lo spazio. Propongo che l’ideologia agisca come un purificatore, mantenendo ciò che si allinea ai suoi valori e alterando ciò che non lo è. Questo concetto guida l’esplorazione della trasformazione architettonica, suddivisa in tre categorie: 1) Alterazione dell’architettura con uno stile nuovo, 2) Riutilizzo cambiando la funzione, 3) Erasure o esclusione, ossia distruggere o abbandonare l’edificio. Focalizzandomi su Laleh Zar, questa tesi illustra come l’ideologia abbia trasformato la via in un “cimitero” del cinema. Il cinema, come spazio architettonico e medium, ha una connessione profonda con la società e le sue credenze, mettendolo in una posizione critica che può essere usata come leva per il cambiamento. La tesi si basa anche sulla mia esperienza personale come donna in Iran, dove l’ideologia ha influito non solo sull’identità fisica, ma anche sui diritti delle donne, come nel caso del velo obbligatorio. Il termine “Hijab” significa “nascondere” o “coprire” e diventa una metafora per spiegare come le azioni spaziali del regime abbiano annullato l’identità architettonica. In conclusione, la tesi sostiene che l’architettura può influenzare l’ideologia e trasformare una società che ha cercato per anni di riscoprire la sua identità perduta. “CECI N’EST PAS UN CINÉMA” punta a far riflettere il pubblico sulla differenza tra immagine e realtà.