The study explores the dual role of technology in intimate partner violence (IPV), examining how it can both perpetuate abuse and empower survivors. Through an extensive literature review and digital ethnography, the research investigates how survivors navigate technology-facilitated abuse across three phases: physical control, escape, and life apart. It highlights the pervasive use of traditional devices, cloud services, and IoT systems by abusers to exert control, while also analysing survivors’ strategies for resistance, such as recording evidence, seeking support, and securing digital safety. The study identifies key challenges, including emotional harm, social isolation, financial constraints, and the systemic barriers survivors face in seeking help. It critiques current support services and HCI (Human-Computer Interaction) practices for placing undue burden on survivors and failing to integrate safety considerations into design processes. Proposing a transformative approach, the thesis advocates for design principles centred on trust, care, and attunement, emphasizing transparency, user agency, and proactive safety measures. It introduces speculative design and co-design workshops as methodologies to envision and create technologies that prioritize survivors’ safety and empowerment. By merging these practices, the thesis aims to shift the discourse from reactive solutions to proactive, care-centred approaches. Contributions include visual theme mappings for practitioners, a call to action to address technology-facilitated IPV as a systemic issue, and actionable insights for designers and developers to create safer, more empathetic digital environments. Ultimately, this work seeks to inspire the HCI community to prioritize safety, trust, and agency in their designs, ensuring that technology serves as a tool for prevention and support rather than a facilitator of harm.

L’elaborato esplora il duplice ruolo della tecnologia rispetto al fenomeno dell’intimate partner violence (IPV), esaminando come essa possa al tempo stesso essere veicolo di perpetrazione dell’abuso, quanto supportare il processo di emancipazione delle survivors. Attraverso un’ampia revisione della letteratura e un’etnografia digitale, la ricerca investiga come le sopravvissute si confrontino con l’abuso facilitato dalle tecnologie attraverso tre diverse fasi: physical control, escape e life apart. Pone l’attenzione sia sull’uso pervasivo da parte dei soggetti abusanti dei dispositivi tradizionali, dei servizi cloud e dei sistemi IoT per ampliare le proprie modalità di controllo; che sulle strategie di tutela messe in atto dalle survivors, come ad esempio la registrazione di prove, la ricerca di canali di supporto e il garantirsi sicurezza digitale. Lo studio identifica le principali sfide che le survivors affrontano; tra esse emergono la sofferenza emotiva, l’isolamento sociale, le restrizioni finanziarie, e le barriere sistemiche che queste si trovano a fronteggiare nel momento in cui ricercano aiuto. La tesi analizza con approccio critico gli attuali strumenti, i sistemi di supporto e le pratiche della comunità HCI (Human-Computer Interaction), che troppo spesso sottopongono le survivors ad un carico di responsabilità eccessivo e falliscono nell’integrare all’interno dei processi di design riflessioni adeguate rispetto alla sicurezza degli utenti. Attraverso un approccio trasformativo, la presente tesi sostiene la necessità di introdurre principi di design che abbiano le proprie radici nei concetti di fiducia, cura e sintonia, e che enfatizzino la trasparenza, l’agency dell’user e misure di sicurezza proattive. Presenta il design speculativo e le attività di co-design come metodologie efficaci per progettare e creare tecnologie che abbiano la sicurezza e l’empowerment delle survivors come loro priorità. Ponendo in collaborazione queste pratiche, la tesi mira a spostare il discorso da soluzioni reattive ad approcci proattivi centrati sulla cura. I contributi presenti nell’elaborato includono mappature tematiche, una call to action per affrontare l'IPV facilitata dalla tecnologia come problema sistemico e spunti attuabili per designer e sviluppatori per creare ambienti digitali più sicuri ed empatici. In definitiva, questo lavoro cerca di ispirare la comunità HCI a dare priorità ai concetti di sicurezza, fiducia e autonomia, assicurandosi che la tecnologia funga da strumento di prevenzione e supporto piuttosto che da facilitatore di violenza.

Designing for care : towards a new paradigm for technology in the context of technology-enabled intimate partner violence

Lelli, Annachiara
2023/2024

Abstract

The study explores the dual role of technology in intimate partner violence (IPV), examining how it can both perpetuate abuse and empower survivors. Through an extensive literature review and digital ethnography, the research investigates how survivors navigate technology-facilitated abuse across three phases: physical control, escape, and life apart. It highlights the pervasive use of traditional devices, cloud services, and IoT systems by abusers to exert control, while also analysing survivors’ strategies for resistance, such as recording evidence, seeking support, and securing digital safety. The study identifies key challenges, including emotional harm, social isolation, financial constraints, and the systemic barriers survivors face in seeking help. It critiques current support services and HCI (Human-Computer Interaction) practices for placing undue burden on survivors and failing to integrate safety considerations into design processes. Proposing a transformative approach, the thesis advocates for design principles centred on trust, care, and attunement, emphasizing transparency, user agency, and proactive safety measures. It introduces speculative design and co-design workshops as methodologies to envision and create technologies that prioritize survivors’ safety and empowerment. By merging these practices, the thesis aims to shift the discourse from reactive solutions to proactive, care-centred approaches. Contributions include visual theme mappings for practitioners, a call to action to address technology-facilitated IPV as a systemic issue, and actionable insights for designers and developers to create safer, more empathetic digital environments. Ultimately, this work seeks to inspire the HCI community to prioritize safety, trust, and agency in their designs, ensuring that technology serves as a tool for prevention and support rather than a facilitator of harm.
Koefoed Hansen, Lone
ARC III - Scuola del Design
3-apr-2025
2023/2024
L’elaborato esplora il duplice ruolo della tecnologia rispetto al fenomeno dell’intimate partner violence (IPV), esaminando come essa possa al tempo stesso essere veicolo di perpetrazione dell’abuso, quanto supportare il processo di emancipazione delle survivors. Attraverso un’ampia revisione della letteratura e un’etnografia digitale, la ricerca investiga come le sopravvissute si confrontino con l’abuso facilitato dalle tecnologie attraverso tre diverse fasi: physical control, escape e life apart. Pone l’attenzione sia sull’uso pervasivo da parte dei soggetti abusanti dei dispositivi tradizionali, dei servizi cloud e dei sistemi IoT per ampliare le proprie modalità di controllo; che sulle strategie di tutela messe in atto dalle survivors, come ad esempio la registrazione di prove, la ricerca di canali di supporto e il garantirsi sicurezza digitale. Lo studio identifica le principali sfide che le survivors affrontano; tra esse emergono la sofferenza emotiva, l’isolamento sociale, le restrizioni finanziarie, e le barriere sistemiche che queste si trovano a fronteggiare nel momento in cui ricercano aiuto. La tesi analizza con approccio critico gli attuali strumenti, i sistemi di supporto e le pratiche della comunità HCI (Human-Computer Interaction), che troppo spesso sottopongono le survivors ad un carico di responsabilità eccessivo e falliscono nell’integrare all’interno dei processi di design riflessioni adeguate rispetto alla sicurezza degli utenti. Attraverso un approccio trasformativo, la presente tesi sostiene la necessità di introdurre principi di design che abbiano le proprie radici nei concetti di fiducia, cura e sintonia, e che enfatizzino la trasparenza, l’agency dell’user e misure di sicurezza proattive. Presenta il design speculativo e le attività di co-design come metodologie efficaci per progettare e creare tecnologie che abbiano la sicurezza e l’empowerment delle survivors come loro priorità. Ponendo in collaborazione queste pratiche, la tesi mira a spostare il discorso da soluzioni reattive ad approcci proattivi centrati sulla cura. I contributi presenti nell’elaborato includono mappature tematiche, una call to action per affrontare l'IPV facilitata dalla tecnologia come problema sistemico e spunti attuabili per designer e sviluppatori per creare ambienti digitali più sicuri ed empatici. In definitiva, questo lavoro cerca di ispirare la comunità HCI a dare priorità ai concetti di sicurezza, fiducia e autonomia, assicurandosi che la tecnologia funga da strumento di prevenzione e supporto piuttosto che da facilitatore di violenza.
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