This thesis project refers to the Anthropology of Communication. It aims at investigating the evolution of meaning that ethnographic objects assume in the Western context since their arrival on the continent: from curiosities exhibited in the «compendiums of the universe» (Pomian 1987) to the conquest of the status of artistic masterpieces, from the hunt for «art nègre» in the Marché au Puces to the start of the Mission Dakar-Djibouti. A physical and semantic journey in which names, meanings and intentions are lost: Africa materializes itself thanks to the image-signs inventing it (cf. Chiozzi 1992). The encounter/clash between Africa and Europe – mediated by propaganda messages and the modernist lens of cameras – corrupts the «myth of the perfect» (cf. Attia) by opening up neutral and hybrid spaces, in which the boundaries – between art and design, exotic and modern, human and non-human, West and non-West – blur. Hybridization becomes both the subject and the communicative method of “Polvere”: an independent editorial project that operates on two levels – anthropological and artistic – to enhance the communicative accessibility of complex themes, memories, and contexts. A slow process of cultural decolonization, communicated through the surrealist juxtaposition of tangible matter and evoked atmospheres, telling an altered story, shared between the West and the non-West. An alternative that resists the dominant narrative. Fragments of a hybrid memory that eludes definitive interpretation.

Il presente progetto di Tesi si inserisce nell’ambito dell’Antropologia della Comunicazione, proponendosi di indagare l’evoluzione di significato che gli oggetti etnografici assumono nel contesto occidentale fin dal loro arrivo nel continente: da curiosità esposte nei «compendi dell’universo» (Pomian 1987) alla conquista dello status di capolavori artistici, dalla caccia all’art nègre nel Marché au Puces all’avvio della Mission Dakar-Djibouti. Un percorso fisico e semantico nel quale si perdono i nomi, i significati e le intenzioni: l’Africa si concretizza, di fatto, grazie alle immagini-segni che la inventano (cfr. Chiozzi 1992). L’incontro-scontro tra Africa e Europa – seppur mediato dai messaggi propagandistici e la lente modernista delle macchine fotografiche, corrompe il «mito del perfetto» (cfr. Attia) aprendo spazi neutri, ibridi, in cui i confini – tra arte e design, esotico e moderno, umano e non umano, Occidente e non Occidente – sfumano. L’ibridazione diviene soggetto e modalità comunicativa di “Polvere”: un progetto editoriale indipendente divulgativo che opera in una duplice dimensione – antropologia e artistica – per favorire l’accessibilità comunicativa di tematiche, memorie e contesti complessi. Un lento processo di decolonizzazione culturale, comunicato attraverso la giustapposizione surrealista di materia tangibile e atmosfere evocate, che racconta una storia alterata, condivisa tra Occidente e non Occidente. Un’alternativa che resiste alla narrazione dominante, frammenti di una memoria ibrida che sfugge a una lettura definitiva.

Oltre la teca. Evoluzione di significati tra Africa e Europa : il design editoriale per de-colonizzare lo sguardo sull'Altro: il magazine come dispositivo di ibridazione e rinegoziazione

Mariani, Sofia
2023/2024

Abstract

This thesis project refers to the Anthropology of Communication. It aims at investigating the evolution of meaning that ethnographic objects assume in the Western context since their arrival on the continent: from curiosities exhibited in the «compendiums of the universe» (Pomian 1987) to the conquest of the status of artistic masterpieces, from the hunt for «art nègre» in the Marché au Puces to the start of the Mission Dakar-Djibouti. A physical and semantic journey in which names, meanings and intentions are lost: Africa materializes itself thanks to the image-signs inventing it (cf. Chiozzi 1992). The encounter/clash between Africa and Europe – mediated by propaganda messages and the modernist lens of cameras – corrupts the «myth of the perfect» (cf. Attia) by opening up neutral and hybrid spaces, in which the boundaries – between art and design, exotic and modern, human and non-human, West and non-West – blur. Hybridization becomes both the subject and the communicative method of “Polvere”: an independent editorial project that operates on two levels – anthropological and artistic – to enhance the communicative accessibility of complex themes, memories, and contexts. A slow process of cultural decolonization, communicated through the surrealist juxtaposition of tangible matter and evoked atmospheres, telling an altered story, shared between the West and the non-West. An alternative that resists the dominant narrative. Fragments of a hybrid memory that eludes definitive interpretation.
CALABI, DANIELA ANNA
ARC III - Scuola del Design
3-apr-2025
2023/2024
Il presente progetto di Tesi si inserisce nell’ambito dell’Antropologia della Comunicazione, proponendosi di indagare l’evoluzione di significato che gli oggetti etnografici assumono nel contesto occidentale fin dal loro arrivo nel continente: da curiosità esposte nei «compendi dell’universo» (Pomian 1987) alla conquista dello status di capolavori artistici, dalla caccia all’art nègre nel Marché au Puces all’avvio della Mission Dakar-Djibouti. Un percorso fisico e semantico nel quale si perdono i nomi, i significati e le intenzioni: l’Africa si concretizza, di fatto, grazie alle immagini-segni che la inventano (cfr. Chiozzi 1992). L’incontro-scontro tra Africa e Europa – seppur mediato dai messaggi propagandistici e la lente modernista delle macchine fotografiche, corrompe il «mito del perfetto» (cfr. Attia) aprendo spazi neutri, ibridi, in cui i confini – tra arte e design, esotico e moderno, umano e non umano, Occidente e non Occidente – sfumano. L’ibridazione diviene soggetto e modalità comunicativa di “Polvere”: un progetto editoriale indipendente divulgativo che opera in una duplice dimensione – antropologia e artistica – per favorire l’accessibilità comunicativa di tematiche, memorie e contesti complessi. Un lento processo di decolonizzazione culturale, comunicato attraverso la giustapposizione surrealista di materia tangibile e atmosfere evocate, che racconta una storia alterata, condivisa tra Occidente e non Occidente. Un’alternativa che resiste alla narrazione dominante, frammenti di una memoria ibrida che sfugge a una lettura definitiva.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/234579