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A partire dagli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso cominciano a delinearsi nuovi concetti negli studi urbanistici e geografici: città diffusa, fenomeno urbano allargato, regione urbana (Gavinelli & Goldstein, 2022, p. 183), processi di metropolizzazione, sono solo alcune delle dinamiche formalmente introdotte nel dibattito e ritenute responsabili del mutamento intensivo dell’assetto territoriale italiano, “[c]aratterizzato da una dimensione […] ‘urbana’ che travalica i confini amministrativi degli enti locali” (Ricci, in Mariano & Valoriani, 2019, p. 9). La conformazione della città contemporanea, dunque, non trova più alcuna corrispondenza con la “nozione classica di centro e periferia”, in ragione del molteplice alternarsi ed accostarsi di dimensioni urbanizzative diffuse ed inedite (Ricci, in Mariano & Valoriani, 2019, p. 9). È in quest’ottica di mutamenti urbanizzativi e dall’evoluzione delle “domande emergenti del territorio” che, a partire soprattutto dall’ultimo decennio del secolo scorso, il tema dell’intercomunalità comincia ad acquisire attenzione specifica nel panorama urbanistico italiano (Marangoni & Marchigiani, 2006, pp. 6-7), enfatizzando la crescente importanza di una pianificazione che trascenda i confini amministrativi locali (Bottini, 2006, p. 7). L’intercomunalità si basa sulle dimensioni della collaborazione e cooperazione volontaria tra due o più realtà amministrative (Fedele & Moini, 2006, p. 79), al fine di gestire in maniera efficiente i servizi pubblici o le modalità di pianificazione edilizia ed urbanistica, esplicate attraverso una serie di istituti come Accordi, Convenzioni, Consorzi, Comunità Montane, Unioni di Comuni, Piani di Zona o Patti Territoriali (Fedele & Moini, 2006). A fronte dell’affermarsi di nuovi modelli di cooperazione e collaborazione intercomunale, l’elaborato di ricerca si sofferma sull’analisi della normativa quadro dello stato italiano, nonché sugli istituti operativi che permettono un’applicazione concreta della dimensione intercomunale tra le diverse realtà amministrative locali. L’intento di illustrare le forme di intercomunalità presenti nel contesto italiano odierno in maniera esaustiva è un’operazione abbastanza ostica, a causa di un quadro normativo estremamente articolato e complesso ed una legislazione regionale estremamente diversificata (Casula, 2017, p. 81). La confusione in materia determinata da una riforma nazionale ancora in corso, dai profondi tagli alla finanza pubblica dettati da una grave crisi economica, dall’assenza di uno Stato guida in grado di collaborare con le Regioni per lo sviluppo di forme associative intercomunali adeguate, ha portato all’emergere di sostanziali differenze in ambito applicativo regionale. Queste differenze si basano su tradizioni amministrative e capacità socioeconomiche divergenti, dando come risultato risposte variabili, anche nel campo della pianificazione, in quanto le forme associative (soprattutto le Unioni di Comuni) acquisiscono sempre più competenze e funzioni non solo nel campo della gestione dei servizi pubblici ma anche nelle pratiche di pianificazione urbanistica ed edilizia, divenendo delle vere e proprie arene decisionali, in grado di formulare strategie di gestione, sviluppo e programmazione territoriale (Piazza in Gasparri, 2017, p. 53). Per tali ragioni, dunque, si è proceduto all’analisi della situazione legislativa ed applicativa nel panorama regionale italiano, focalizzandosi sulle regioni Emilia-Romagna, Veneto e Lombardia, non solo nell’ambito degli istituti associativi ma anche negli strumenti di pianificazione intercomunale previsti dalle leggi urbanistiche riformate vigenti. La scelta di queste tre regioni attiene a differenti motivazioni, inerenti alla conformazione territoriale ed amministrativa, alle dinamiche socio-economiche riscontrate, nonché alle azioni introdotte ed alle linee politiche intraprese. Nell’ultima parte dell’elaborato di ricerca, infine, vengono presi in considerazione cinque comuni della Bassa Bresciana (Fiesse, Gambara, Gottolengo, Pavone del Mella e Pralboino) che attualmente manifestano esigenze nell’istituzione di un’Unione di Comuni come possibile strumento di collaborazione per costituire un quadro più completo e stabile, in grado di indirizzare una gestione più efficace ed efficiente dei servizi pubblici, nonché nella realizzazione di un piano urbanistico intercomunale che consideri le specificità territoriali, economiche e sociali delle diverse comunità insediate. Da tali premesse, viene prodotto un manifesto, un dispositivo di comunicazione in grado di fornire un’immagine di intercomunalità comune, entro cui vengono individuati obiettivi strategici ed azioni-metaprogettuali tematici specifici, per la costruzione di una visione strategica di sviluppo di questo ambito territoriale. La definizione di tre obiettivi strategici (produzione, ambiente e vivibilità) viene restituita attraverso la costruzione di differenti layer informativi che raccolgono le strategie, le azioni e gli spazi della vision, dalla cui sovrapposizione deriva l’immagine del Manifesto vero e proprio: Trame oltre i confini: dal Basso Mella al Gambara tra produzione, ambiente e vivibilità.
Nuovi sguardi, esplorazioni ed esigenze nel campo della pianificazione intercomunale: il territorio fra il basso Fiume Mella e il Gambara
Mazzoletti, Matteo
2023/2024
Abstract
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