This thesis explores the relationship between liminality, heterotopias, and tourist architecture, introducing the concept of altopia, a neologism derived from the fusion of allos (“other”) and topos (“place”), to define spaces dedicated to the enactment of rites of passage. Drawing from Van Gennep’s theories and the liminal aesthetics of virtual worlds, this study examines the role of architecture in generating emotional and psychological transition experiences, offering an alternative framework for the categorization of tourist spaces. The analysis unfolds through the prism of Foucault’s heterotopias, understood as places capable of suspending everyday norms and offering an alternative reality, here applied to 20th-century tourist resorts. The research introduces an altopic scale structured into five stages, foundation, disintegration, suspension, refraction, and evocation, to trace the evolution of tourist typologies, from Grand Hotels to first- and second-generation holiday villages. This classification is exemplified through the analysis of four Mediterranean case studies: the Club Med resorts in Cefalù and Caprera and the Valtur complexes in Ostuni and Isola di Capo Rizzuto. First-generation villages, characterized by the use of tents and Polynesian faré, embody evocation, recreating an exotic and primitive elsewhere that allows for total immersion and the suspension of daily life. In contrast, second-generation villages are rooted in local vernacular traditions and represent refraction, constructing parallel worlds that, while plausible, remain highly theatrical, oscillating between authenticity and artificiality. The study highlights how tourist architecture has responded to the growing demand for liminality, offering scenarios that facilitate transitions between identities and emotional states. However, its transformative potential now faces new challenges: the pervasive influence of technology, evolving social customs, and the progressive dematerialization of the tourist experience tend to erode these spaces’ ability to generate genuine threshold experiences. In this context, the altopic scale emerges as a theoretical tool for reinterpreting tourism as a rite of passage, revealing tensions between design and perception and opening new perspectives on the role of architecture in contemporary tourist imaginaries.

Questa tesi esplora il rapporto tra liminalità, eterotopie e architettura turistica, introducendo il concetto di altopia, un neologismo nato dalla fusione di allos (“altro”) e topos (“luogo”), per definire spazi dedicati al compimento di riti di passaggio. A partire dalle teorie di Van Gennep e dall’estetica liminale degli universi virtuali, il lavoro indaga il ruolo dell’architettura nel generare esperienze di transizione emotiva e psicologica, offrendo una chiave di lettura alternativa alla categorizzazione tradizionale degli spazi turistici. L’analisi si sviluppa attraverso il prisma delle eterotopie foucaultiane, intese come luoghi in grado di sospendere le norme quotidiane e di offrire una realtà altra, qui applicate ai villaggi turistici del XX secolo. La ricerca introduce una scala altopica articolata in cinque gradi, basamento, disgregazione, sospensione, rifrazione ed evocazione, per tracciare l’evoluzione delle tipologie turistiche, dai Grand Hotel ai villaggi vacanze di prima e seconda generazione. Tale classificazione è esemplificata attraverso la lettura di quattro casi studio situati nel Mediterraneo: i Club Med di Cefalù e Caprera e i complessi Valtur di Ostuni e dell’Isola di Capo Rizzuto. I villaggi di prima generazione, caratterizzati dall’uso di tende e faré polinesiani, incarnano l’evocazione, ricreando un altrove esotico e primitivo che permette un’immersione totale e la sospensione della quotidianità. Al contrario, quelli di seconda generazione si radicano nel vernacolo locale e rappresentano la rifrazione, costruendo mondi paralleli che, pur verosimili, restano fortemente teatralizzati, oscillando tra autenticità e artificio. L’analisi evidenzia come l’architettura turistica abbia risposto alla crescente domanda di liminalità, offrendo scenari capaci di favorire la transizione tra identità e stati emotivi. Tuttavia, il suo potenziale trasformativo si confronta oggi con nuove sfide: la pervasività della tecnologia, l’evoluzione dei costumi e la progressiva smaterializzazione dell’esperienza turistica tendono a erodere la capacità di questi spazi di generare autentiche esperienze di soglia. In questo contesto, la scala altopica si configura come uno strumento teorico per reinterpretare il turismo come rito di passaggio, facendo emergere le tensioni tra progetto e percezione e aprendo nuove prospettive sul ruolo dell’architettura nell’immaginario turistico contemporaneo.

Oltre la soglia: i villaggi turistici come spazi di transizione : liminalità tra rito e vacanza

Ortis, Marco
2023/2024

Abstract

This thesis explores the relationship between liminality, heterotopias, and tourist architecture, introducing the concept of altopia, a neologism derived from the fusion of allos (“other”) and topos (“place”), to define spaces dedicated to the enactment of rites of passage. Drawing from Van Gennep’s theories and the liminal aesthetics of virtual worlds, this study examines the role of architecture in generating emotional and psychological transition experiences, offering an alternative framework for the categorization of tourist spaces. The analysis unfolds through the prism of Foucault’s heterotopias, understood as places capable of suspending everyday norms and offering an alternative reality, here applied to 20th-century tourist resorts. The research introduces an altopic scale structured into five stages, foundation, disintegration, suspension, refraction, and evocation, to trace the evolution of tourist typologies, from Grand Hotels to first- and second-generation holiday villages. This classification is exemplified through the analysis of four Mediterranean case studies: the Club Med resorts in Cefalù and Caprera and the Valtur complexes in Ostuni and Isola di Capo Rizzuto. First-generation villages, characterized by the use of tents and Polynesian faré, embody evocation, recreating an exotic and primitive elsewhere that allows for total immersion and the suspension of daily life. In contrast, second-generation villages are rooted in local vernacular traditions and represent refraction, constructing parallel worlds that, while plausible, remain highly theatrical, oscillating between authenticity and artificiality. The study highlights how tourist architecture has responded to the growing demand for liminality, offering scenarios that facilitate transitions between identities and emotional states. However, its transformative potential now faces new challenges: the pervasive influence of technology, evolving social customs, and the progressive dematerialization of the tourist experience tend to erode these spaces’ ability to generate genuine threshold experiences. In this context, the altopic scale emerges as a theoretical tool for reinterpreting tourism as a rite of passage, revealing tensions between design and perception and opening new perspectives on the role of architecture in contemporary tourist imaginaries.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
3-apr-2025
2023/2024
Questa tesi esplora il rapporto tra liminalità, eterotopie e architettura turistica, introducendo il concetto di altopia, un neologismo nato dalla fusione di allos (“altro”) e topos (“luogo”), per definire spazi dedicati al compimento di riti di passaggio. A partire dalle teorie di Van Gennep e dall’estetica liminale degli universi virtuali, il lavoro indaga il ruolo dell’architettura nel generare esperienze di transizione emotiva e psicologica, offrendo una chiave di lettura alternativa alla categorizzazione tradizionale degli spazi turistici. L’analisi si sviluppa attraverso il prisma delle eterotopie foucaultiane, intese come luoghi in grado di sospendere le norme quotidiane e di offrire una realtà altra, qui applicate ai villaggi turistici del XX secolo. La ricerca introduce una scala altopica articolata in cinque gradi, basamento, disgregazione, sospensione, rifrazione ed evocazione, per tracciare l’evoluzione delle tipologie turistiche, dai Grand Hotel ai villaggi vacanze di prima e seconda generazione. Tale classificazione è esemplificata attraverso la lettura di quattro casi studio situati nel Mediterraneo: i Club Med di Cefalù e Caprera e i complessi Valtur di Ostuni e dell’Isola di Capo Rizzuto. I villaggi di prima generazione, caratterizzati dall’uso di tende e faré polinesiani, incarnano l’evocazione, ricreando un altrove esotico e primitivo che permette un’immersione totale e la sospensione della quotidianità. Al contrario, quelli di seconda generazione si radicano nel vernacolo locale e rappresentano la rifrazione, costruendo mondi paralleli che, pur verosimili, restano fortemente teatralizzati, oscillando tra autenticità e artificio. L’analisi evidenzia come l’architettura turistica abbia risposto alla crescente domanda di liminalità, offrendo scenari capaci di favorire la transizione tra identità e stati emotivi. Tuttavia, il suo potenziale trasformativo si confronta oggi con nuove sfide: la pervasività della tecnologia, l’evoluzione dei costumi e la progressiva smaterializzazione dell’esperienza turistica tendono a erodere la capacità di questi spazi di generare autentiche esperienze di soglia. In questo contesto, la scala altopica si configura come uno strumento teorico per reinterpretare il turismo come rito di passaggio, facendo emergere le tensioni tra progetto e percezione e aprendo nuove prospettive sul ruolo dell’architettura nell’immaginario turistico contemporaneo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/234724