Il patrimonio infrastrutturale sportivo come risorsa per i grandi eventi : il progetto di riqualificazione dello Stadio Via del Mare a Lecce: occasione di rigenerazione urbana e sociale

The scenario of Italian sports infrastructures is characterised by a chronic and widespread situation of degradation and obsolescence, the legacy of short-sighted policies and governance on the one hand, bureaucratic procedural apparatuses on the other, and the presence of complex and varied protection frameworks. Leaving aside the first infrastructural fascist period, which still constitutes the vast majority of usable sports real estate, the thesis analyses in particular the of the 1960s-1970s era (facilities built at a time of strong infrastructural development and united by similar design concepts and construction techniques), tracing their history and evolution by observing their impact on the economic and social framework, with the aim of defining a paradigm and an intervention manner. The research highlights how, even in this historical period, a considerable number of structures have been built, characterised by a sort of ‘brutalism’: large reinforced concrete structures (some of them even considerably important and interesting from a morphological and engineering point of view), essentially mono-functional, very often with the presence of an athletics track and uncovered stands (apart from the main one). All of these characteristics nowadays cannot stand with the renewed demanding and performance frameworks expressed by national and international sports governing bodies, which require elevated levels of comfort and environmental, morphological and visual quality, as well as a services request that nowadays make sports infrastructures a paradigm of hybridisation and multi-functionality. One of the paradigmatic cases is undoubtedly the “Via del Mare Stadium” in Lecce, which expresses all the characteristics mentioned previously and which, due to its peri-urban location, acts as an ideal hinge between the historic centre of the city and the seafront. The thesis therefore explains, through architectural design, the need to enhance, requalify and repurpose these great artifacts, with the aim of raising their performance levels in order to be able to host high-level sports competitions and support the candidature of, for example, the 2032 European Football Championship and the Mediterranean Games (which will be held in Taranto in 2026). The cultural approach of the thesis cannot disregard the broader issue involving the sustainability of these interventions, starting with the reuse of existing objects, thus minimising further soil consumption, and then acting on the building with technological grafts and with the enhancement of the system of services and accessibility. On the urban scale, the redevelopment of the stadium presumes a further - and even more important - redevelopment of the public space, thus transforming what today constitutes a critical discontinuity in the Lecce area into a renewed sports hub, an engine of social and cultural regeneration.

Lo scenario dell’infrastrutturazione sportiva italiana è caratterizzato da una cronica e diffusa situazione di degrado e obsolescenza, eredità di politiche e governance miopi da un lato, da apparati procedurali burocratizzati e dalla presenza di quadri di tutela complessi e variegati. Tralasciando la prima fase di infrastrutturazione di matrice fascista che costituisce comunque ancora oggi la stragrande maggioranza di patrimonio immobiliare sportivo utilizzabile, la tesi analizza in particolare la fase degli anni Sessanta-Settanta (impianti costruiti in un’epoca di forte sviluppo infrastrutturale e accomunati da simili concezioni progettuali e tecniche costruttive) ripercorrendone la storia e l’evoluzione osservando l’impatto sul quadro economico e sociale, con l’obiettivo di definirne un paradigma e una modalità di intervento. La ricerca mette in evidenza come, anche in questa fase storica, sono stati realizzati un numero consistente di manufatti, caratterizzati da una sorta di “brutalismo” diffuso: grandi strutture in cemento armato (alcune anche di particolare importanza e interesse dal punto di vista morfologico e ingegneristico), essenzialmente mono-funzionali, quasi sempre con la presenza di pista di atletica e tribune (a parte quella principale) scoperte. Tutte caratteristiche ormai incompatibili con i rinnovati quadri esigenziali e prestazionali espressi dagli enti di governo sportivi nazionali e internazionali che richiedono elevati livelli di confort e qualità ambientali, morfologiche, visive e una offerta di servizi che rendono oggi le infrastrutture sportive paradigma di ibridazione e multi-funzionalità. Uno dei casi paradigmatici è senza dubbio lo “Stadio di Via del Mare” di Lecce che esprime tutti i caratteri sopra enunciati e che per la sua collocazione peri-urbana funge da ideale cerniera tra il centro storico salentino e il fronte mare. La tesi quindi interpreta, attraverso il progetto di architettura, la necessità di valorizzare, riqualificare e ri-funzionalizzare questi grandi manufatti, con l’obiettivo di elevarne i livelli prestazionali al fine di poter ospitare competizioni sportive di alto livello e sostenere la candidatura, ad esempio, degli Europei di Calcio del 2032 e dei Giochi del Mediterraneo (che nel 2026 avranno sede a Taranto). L’approccio culturale della tesi non può non prescindere dal tema più ampio che coinvolge la sostenibilità di questi interventi, a partire dal riuso degli oggetti esistenti minimizzando così ulteriore consumo di suolo per poi agire sull’edificio con innesti tecnologici e con il potenziamento del sistema dei servizi e dell’accessibilità. Alla scala urbana la riqualificazione dello stadio presuppone una ulteriore – e forse ancora più importante – azione di riqualificazione dello spazio pubblico trasformando così quella che oggi costituisce una critica discontinuità del territorio leccese in un rinnovato hub sportivo, motore di rigenerazione sociale e culturale.