L'editoria periodica come modello partecipativo: il fenomeno delle riviste carcerarie

This thesis explores the role of editorial design as a tool for social change, focusing on independent publishing and communication design. Editorial design, understood as a creative practice, has the potential to promote societal change, but how can a project be socially useful? The concept of social design is elevated when applied to contexts that stimulate participation, dialogue, and community involvement, and independent publishing represents a privileged area where this practice materializes. Independent publications, through their modus operandi, promote communication that goes beyond content dissemination, serving as a tool for social debate and inclusion. Starting from these questions, the thesis focuses on a very specific context: incarceration in Italy. Italian prisons, unfortunately, are rarely discussed in public debate, and their reality, often isolated, is difficult to understand for those who don’t experience it directly. In this context, the importance of a rehabilitative approach emerges, one that views incarceration as an opportunity for recovery and reintegration into society, rather than merely a punishment. The creation of magazines and publications within prisons, by inmates themselves, represents an example of social publishing, albeit often at an embryonic stage. These editorial projects arise from the shared experience of life in prison, and the common voice that emerges from their editorial teams becomes the central goal of these works: telling a story that is excluded from the mainstream debate. The value of these projects lies in the fact that, in addition to offering social visibility to inmates’ stories, participation in producing these publications becomes an integral part of the rehabilitative process. The editorial design activity allows inmates to acquire communication, problem-solving, and collaboration skills, all of which are essential for their reintegration into society. In this sense, editorial design not only responds to a communication need but also becomes an active tool for change and re-education. These projects can be considered concrete examples of participatory and socially useful design, as they directly involve inmates in the design process, creating a link with the outside world and reducing isolation. Their communicative effectiveness depends on how editorial design can improve readability, understanding, and the impact of the content. The role of a communication designer in these contexts is, therefore, to structure the editorial project in such a way that it not only reflects the voices of the inmates but also raises awareness among the external public, creating a bridge of understanding between two separate worlds. Well-executed design can enhance the communicative effectiveness of an amateur editorial project, making content more accessible and amplifying the impact of the message. In summary, this thesis analyzes how editorial design can be a powerful tool for social change and reintegration, with a particular focus on editorial projects born within Italian prisons. Through a case study analysis, it explores the opportunities, challenges, and potential of these projects, showing how independent publishing can translate into an active social design practice, capable of positively influencing the lives of inmates and promoting greater social awareness.

La tesi esplora il ruolo del design editoriale come strumento di cambiamento sociale, concentrandosi sull’editoria indipendente e sul design della comunicazione. Il design editoriale, inteso come pratica creativa, ha il potenziale di promuovere il cambiamento nella società, ma come può un progetto essere socialmente utile? Il concetto di social design si eleva quando viene applicato in contesti che stimolano la partecipazione, il dialogo e il coinvolgimento della comunità, e l’editoria indipendente rappresenta un ambito privilegiato in cui questa pratica si concretizza. Le pubblicazioni indipendenti, attraverso il loro modus operandi, promuovono una comunicazione che non si limita alla diffusione di contenuti, ma funge da strumento di dibattito sociale e di inclusione. Partendo da questi interrogativi, la tesi si concentra su un contesto molto specifico: la detenzione in Italia. Le carceri italiane, purtroppo, sono poco discusse nel dibattito pubblico, e la loro realtà, spesso isolata, è difficile da comprendere da chi non la vive direttamente. In questo contesto, si evidenzia l’importanza di un approccio riabilitativo che consideri la detenzione come un'opportunità di recupero e reinserimento nella società, piuttosto che come una mera punizione. La creazione di riviste e pubblicazioni all'interno delle carceri, per mano dei detenuti, rappresenta un esempio di editoria sociale, pur spesso a livello embrionale. Questi progetti editoriali nascono dalla condivisione della vita in carcere, e la voce comune che emerge dalle redazioni diventa il principale intento di questi lavori: raccontare una realtà esclusa dal dibattito mainstream. Il valore di questi progetti sta nel fatto che, oltre a offrire una visibilità sociale alle storie dei detenuti, la partecipazione alla produzione di queste pubblicazioni diventa parte integrante del processo riabilitativo. L’attività di progettazione editoriale permette ai detenuti di acquisire competenze comunicative, di problem solving e di collaborazione, tutte fondamentali per il loro reinserimento nella società. In questo senso, la progettazione editoriale non solo risponde a una necessità di comunicazione, ma diventa uno strumento attivo di cambiamento e di rieducazione. Tali progetti possono essere considerati esempi concreti di design partecipativo e socialmente utile, in quanto coinvolgono direttamente i detenuti nella progettazione, creando un legame con l’esterno e riducendo l’isolamento. La loro efficacia comunicativa dipende dal modo in cui il design editoriale può migliorare la leggibilità, la comprensione e l’impatto dei contenuti. Il compito di un designer della comunicazione in questi contesti è dunque quello di strutturare il progetto editoriale in modo che possa non solo rispecchiare le voci dei detenuti, ma anche sensibilizzare il pubblico esterno, creando un ponte di comprensione tra due mondi separati. Un design ben curato può aumentare l'efficacia comunicativa di un progetto editoriale amatoriale, facilitando l'accesso ai contenuti e potenziando l'impatto del messaggio. In sintesi, la tesi analizza come il design editoriale possa essere un potente strumento di cambiamento sociale e di reintegrazione, con particolare attenzione ai progetti editoriali nati nelle carceri italiane. Attraverso un'analisi di casi studio, si esplorano le opportunità, le difficoltà e le potenzialità di questi progetti, mostrando come l’editoria indipendente possa tradursi in una pratica attiva di design sociale, capace di influenzare positivamente la vita dei detenuti e di promuovere una maggiore consapevolezza sociale.