Urban residual spaces, “voids”, “leftovers”, fragments that emerge as the city transforms, left on the margins and sometimes limited to the mere memory of what they once were. Usually considered worthless and substandard, these places are actually living parts of the urban fabric, territories of the possible. What if, instead of seeing them as forgotten spaces, we saw them as spaces in waiting, capable of creating new opportunities? It is from this alternative perspective that this research takes off: exploring urban wastelands no longer as “dead” or inactive places, but as generative resources capable of triggering spatial, social and environmental transformations. This reflection is based on the recognition that a residual space is defined not only by its history or architectural features, but also by the way it evolves over time, the uses it adopts and the actors that animate it. Often perceived as abandoned and degraded spaces, they turn out to be places in constant metamorphosis, temporary or permanent habitats for new presences, such as pioneer plants, local fauna and other forms of life that find refuge there. There is a need to rethink the concept of “remnant” and to ask what would happen if, for once, we took a non-human point of view. Non-human species are not mere side elements, but fundamental actors in urban dynamics, with their own processes of adaptation and interaction. Understanding their role is therefore crucial to imagining a future in which urban design is no longer anthropocentric, but based on a multispecies approach. This is the context of Sinergie urbane, a proposal of speculative interventions for the regeneration of residual spaces in the city of Novi Ligure. Through co-design and the inclusion of non-human actors in the process of transformation, the project demonstrates how multispecies interactions can generate new spatialities and perceptions that benefit the entire urban ecosystem. The aim is to propose an inclusive and regenerative design approach capable of activating significant changes over time, even starting from minimal gestures or temporary interventions. Regeneration is seen not only as a question of functional or aesthetic requalification, but also as a challenge to rethink the way we live with our environment, exploring unprecedented possibilities of coexistence and symbiosis between different forms of life and the urban environment. In this scenario, what seems marginal today can become the starting point for a new urban paradigm in which the city is no longer just a space designed for man, but a constantly evolving ecosystem capable of accommodating all forms of life.

Spazi residuali urbani, “vuoti”, “avanzi”, frammenti che emergono al trasformarsi della città, lasciati ai margini e, talvolta, limitati al semplice ricordo di ciò che furono. Solitamente considerati privi di valore e non conformi agli standard, questi luoghi costituiscono in realtà parti vive del tessuto urbano, territori del possibile. E se invece di vederli come spazi dimenticati, li osservassimo come spazi in attesa, capaci di creare nuove opportunità? Questa ricerca parte proprio da questa prospettiva alternativa: esplorare i residui urbani non più come luoghi “morti” o inattivi, bensì come risorse generative in grado di innescare trasformazioni spaziali, sociali e ambientali. Questa riflessione si basa sul riconoscimento che uno spazio residuale non si definisce solo attraverso la propria storia o le caratteristiche architettoniche, ma anche per come evolve nel tempo, gli usi assunti, gli attori che lo animano. Spesso percepiti come spazi abbandonati e degradati, si rivelano invece luoghi in continua metamorfosi, habitat temporanei o permanenti per nuove presenze, come piante pioniere, fauna locale e altre forme di vita che vi trovano rifugio. Qui, emerge la necessità di ripensare il concetto stesso di “residuo” e di interrogarsi su cosa accadrebbe se si adottasse, per una volta, un punto di vista non esclusivamente umano. Le specie non umane non sono semplici elementi di contorno, ma attori fondamentali delle dinamiche urbane, con propri processi di adattamento e interazione. Comprendere il loro ruolo diventa quindi cruciale per immaginare un futuro in cui la progettazione urbana non sia più antropocentrica, ma fondata su un approccio multispecie. In questo contesto si colloca Sinergie urbane, una proposta di interventi speculativi per la rigenerazione di spazi residuali della città di Novi Ligure. Attraverso la co-progettazione e l’inclusione degli attori non umani nel processo di trasformazione, il progetto dimostra come le interazioni multispecie possano dar vita a nuove spazialità e percezioni, generando benefici per l’intero ecosistema urbano. L’obiettivo è proporre un approccio di progettazione inclusivo e rigenerativo, capace di attivare cambiamenti significativi nel tempo, anche partendo da gesti minimi o interventi temporanei. Il recupero viene considerato, non solo come una questione di riqualificazione funzionale o estetica, ma come una sfida per ripensare il modo in cui conviviamo con il nostro ambiente, esplorando possibilità inedite di coesistenza e simbiosi tra le diverse forme di vita e la città. In questo scenario, ciò che oggi appare marginale può diventare il punto di partenza per un nuovo paradigma urbano, in cui la città non è più solo uno spazio progettato per l’uomo, ma un ecosistema in continua evoluzione, capace di accogliere tutte le forme di vita.

Sinergie urbane : incontri multispecie per la rigenerazione di spazi residuali

Laguzzi, Virginia
2023/2024

Abstract

Urban residual spaces, “voids”, “leftovers”, fragments that emerge as the city transforms, left on the margins and sometimes limited to the mere memory of what they once were. Usually considered worthless and substandard, these places are actually living parts of the urban fabric, territories of the possible. What if, instead of seeing them as forgotten spaces, we saw them as spaces in waiting, capable of creating new opportunities? It is from this alternative perspective that this research takes off: exploring urban wastelands no longer as “dead” or inactive places, but as generative resources capable of triggering spatial, social and environmental transformations. This reflection is based on the recognition that a residual space is defined not only by its history or architectural features, but also by the way it evolves over time, the uses it adopts and the actors that animate it. Often perceived as abandoned and degraded spaces, they turn out to be places in constant metamorphosis, temporary or permanent habitats for new presences, such as pioneer plants, local fauna and other forms of life that find refuge there. There is a need to rethink the concept of “remnant” and to ask what would happen if, for once, we took a non-human point of view. Non-human species are not mere side elements, but fundamental actors in urban dynamics, with their own processes of adaptation and interaction. Understanding their role is therefore crucial to imagining a future in which urban design is no longer anthropocentric, but based on a multispecies approach. This is the context of Sinergie urbane, a proposal of speculative interventions for the regeneration of residual spaces in the city of Novi Ligure. Through co-design and the inclusion of non-human actors in the process of transformation, the project demonstrates how multispecies interactions can generate new spatialities and perceptions that benefit the entire urban ecosystem. The aim is to propose an inclusive and regenerative design approach capable of activating significant changes over time, even starting from minimal gestures or temporary interventions. Regeneration is seen not only as a question of functional or aesthetic requalification, but also as a challenge to rethink the way we live with our environment, exploring unprecedented possibilities of coexistence and symbiosis between different forms of life and the urban environment. In this scenario, what seems marginal today can become the starting point for a new urban paradigm in which the city is no longer just a space designed for man, but a constantly evolving ecosystem capable of accommodating all forms of life.
ARC III - Scuola del Design
3-apr-2025
2023/2024
Spazi residuali urbani, “vuoti”, “avanzi”, frammenti che emergono al trasformarsi della città, lasciati ai margini e, talvolta, limitati al semplice ricordo di ciò che furono. Solitamente considerati privi di valore e non conformi agli standard, questi luoghi costituiscono in realtà parti vive del tessuto urbano, territori del possibile. E se invece di vederli come spazi dimenticati, li osservassimo come spazi in attesa, capaci di creare nuove opportunità? Questa ricerca parte proprio da questa prospettiva alternativa: esplorare i residui urbani non più come luoghi “morti” o inattivi, bensì come risorse generative in grado di innescare trasformazioni spaziali, sociali e ambientali. Questa riflessione si basa sul riconoscimento che uno spazio residuale non si definisce solo attraverso la propria storia o le caratteristiche architettoniche, ma anche per come evolve nel tempo, gli usi assunti, gli attori che lo animano. Spesso percepiti come spazi abbandonati e degradati, si rivelano invece luoghi in continua metamorfosi, habitat temporanei o permanenti per nuove presenze, come piante pioniere, fauna locale e altre forme di vita che vi trovano rifugio. Qui, emerge la necessità di ripensare il concetto stesso di “residuo” e di interrogarsi su cosa accadrebbe se si adottasse, per una volta, un punto di vista non esclusivamente umano. Le specie non umane non sono semplici elementi di contorno, ma attori fondamentali delle dinamiche urbane, con propri processi di adattamento e interazione. Comprendere il loro ruolo diventa quindi cruciale per immaginare un futuro in cui la progettazione urbana non sia più antropocentrica, ma fondata su un approccio multispecie. In questo contesto si colloca Sinergie urbane, una proposta di interventi speculativi per la rigenerazione di spazi residuali della città di Novi Ligure. Attraverso la co-progettazione e l’inclusione degli attori non umani nel processo di trasformazione, il progetto dimostra come le interazioni multispecie possano dar vita a nuove spazialità e percezioni, generando benefici per l’intero ecosistema urbano. L’obiettivo è proporre un approccio di progettazione inclusivo e rigenerativo, capace di attivare cambiamenti significativi nel tempo, anche partendo da gesti minimi o interventi temporanei. Il recupero viene considerato, non solo come una questione di riqualificazione funzionale o estetica, ma come una sfida per ripensare il modo in cui conviviamo con il nostro ambiente, esplorando possibilità inedite di coesistenza e simbiosi tra le diverse forme di vita e la città. In questo scenario, ciò che oggi appare marginale può diventare il punto di partenza per un nuovo paradigma urbano, in cui la città non è più solo uno spazio progettato per l’uomo, ma un ecosistema in continua evoluzione, capace di accogliere tutte le forme di vita.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/235975