On July 4, 1949, the Fundusz Wczasów Pracowniczych (Employee Holiday Fund) was established with the aim of making vacations accessible to all workers. However, rather than reducing social inequalities, the system reinforced disparities between privileged classes and categories. In the 1960s and 1970s, the FWP managed thousands of accommodation facilities in Poland, offering regulated collective tourism. After 1989, privatization and the opening to the West led to the collapse of the model, marking the end of an era and the abandonment of socialist leisure architectures. This thesis explores the role of these spaces, analyzing the relationship between politics, architecture, and social behavior in the People's Republic of Poland. Tourist villages, sanatoria, and resorts were not only tools of propaganda or rewards for deserving workers but also part of a social engineering strategy aimed at shaping the citizen and controlling their leisure time. As control over satellite states loosened, attempts to reinterpret these spaces more autonomously emerged, anticipating the collapse of the imposed model. Today, these structures oscillate between abandonment and fetishization. While hotels reserved for the party elite have been privatized or rejected for their political significance, popular centers often lie in ruins, lacking a narrative that could restore their value. The research explores strategies to reintegrate them into the urban and social context, avoiding both ideological rejection and nostalgic idolization. To address this semantic and functional crisis, the thesis proposes the use of "temporarily permanent counter-devices" and a "festive attire”, which serve as catalysts for collective reappropriation. Drawing inspiration from Hakim Bey's TAZ (Temporary Autonomous Zones) and Marina Otero Verzier's evanescent institutions, the project proposes an autonomous festival that can rewrite these spaces. Through ephemeral events capable of escaping the logic of control and the market, the possibility of transforming them into places of experimentation and resistance is explored, rescuing them from oblivion and reinserting them into the contemporary cultural fabric.

Il 4 luglio 1949 nasce il Fundusz Wczasów Pracowniczych, il fondo per il tempo libero operaio, con l’obiettivo di rendere le vacanze accessibili a tutti i lavoratori. Tuttavia, anziché ridurre le disuguaglianze sociali, il sistema ha rafforzato le disparità tra le classi e le categorie privilegiate. Negli anni '60 e '70, il FWP gestiva migliaia di strutture ricettive in Polonia, offrendo un turismo collettivo e regolato. Dopo il 1989, la privatizzazione e l’apertura all’Occidente hanno portato al collasso del modello, segnando la fine di un’epoca e l’abbandono delle architetture del tempo libero socialista. La tesi esplora il ruolo di questi spazi, analizzando la relazione tra politica, architettura e comportamento sociale nella Repubblica Popolare Polacca. Villaggi turistici, sanatori e resort non erano solo strumenti di propaganda o premi per i lavoratori meritevoli, ma parte di una strategia di ingegneria sociale volta a modellare il cittadino e a controllarne il tempo libero. Con l’allentarsi del controllo sugli stati satellite, emersero tentativi di reinterpretare questi spazi in modo più autonomo, anticipando il crollo del modello imposto. Oggi, queste strutture oscillano tra abbandono e feticizzazione. Se gli hotel riservati all’élite di partito sono stati privatizzati o rifiutati per il loro significato politico, i centri popolari spesso giacciono in rovina, privi di una narrazione che ne restituisca il valore. La ricerca esplora strategie per reintegrarli nel contesto urbano e sociale, evitando sia il rifiuto ideologico che l’idolatria nostalgica. Per rispondere a questa crisi semantica e funzionale, la tesi propone l’uso di "contro-dispositivi temporaneamente permanenti" e di un "corredo festale", catalizzatori di riappropriazione collettiva. Ispirandosi alle TAZ di Hakim Bey e alle istituzioni evanescenti di Marina Otero Verzier, il progetto propone un festival autonomo che possa riscrivere questi spazi. Attraverso eventi effimeri capaci di sfuggire alle logiche di controllo e mercato, si esplora la possibilità di trasformarli in luoghi di sperimentazione e resistenza, sottraendoli all’oblio e reinserendoli nel tessuto culturale contemporaneo.

Dla wszystkich: tassonomia e riattivazione della galassia del tempo libero socialista polacco

Arnoldi, Veronica
2023/2024

Abstract

On July 4, 1949, the Fundusz Wczasów Pracowniczych (Employee Holiday Fund) was established with the aim of making vacations accessible to all workers. However, rather than reducing social inequalities, the system reinforced disparities between privileged classes and categories. In the 1960s and 1970s, the FWP managed thousands of accommodation facilities in Poland, offering regulated collective tourism. After 1989, privatization and the opening to the West led to the collapse of the model, marking the end of an era and the abandonment of socialist leisure architectures. This thesis explores the role of these spaces, analyzing the relationship between politics, architecture, and social behavior in the People's Republic of Poland. Tourist villages, sanatoria, and resorts were not only tools of propaganda or rewards for deserving workers but also part of a social engineering strategy aimed at shaping the citizen and controlling their leisure time. As control over satellite states loosened, attempts to reinterpret these spaces more autonomously emerged, anticipating the collapse of the imposed model. Today, these structures oscillate between abandonment and fetishization. While hotels reserved for the party elite have been privatized or rejected for their political significance, popular centers often lie in ruins, lacking a narrative that could restore their value. The research explores strategies to reintegrate them into the urban and social context, avoiding both ideological rejection and nostalgic idolization. To address this semantic and functional crisis, the thesis proposes the use of "temporarily permanent counter-devices" and a "festive attire”, which serve as catalysts for collective reappropriation. Drawing inspiration from Hakim Bey's TAZ (Temporary Autonomous Zones) and Marina Otero Verzier's evanescent institutions, the project proposes an autonomous festival that can rewrite these spaces. Through ephemeral events capable of escaping the logic of control and the market, the possibility of transforming them into places of experimentation and resistance is explored, rescuing them from oblivion and reinserting them into the contemporary cultural fabric.
MARRI, MARGHERITA
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
3-apr-2025
2023/2024
Il 4 luglio 1949 nasce il Fundusz Wczasów Pracowniczych, il fondo per il tempo libero operaio, con l’obiettivo di rendere le vacanze accessibili a tutti i lavoratori. Tuttavia, anziché ridurre le disuguaglianze sociali, il sistema ha rafforzato le disparità tra le classi e le categorie privilegiate. Negli anni '60 e '70, il FWP gestiva migliaia di strutture ricettive in Polonia, offrendo un turismo collettivo e regolato. Dopo il 1989, la privatizzazione e l’apertura all’Occidente hanno portato al collasso del modello, segnando la fine di un’epoca e l’abbandono delle architetture del tempo libero socialista. La tesi esplora il ruolo di questi spazi, analizzando la relazione tra politica, architettura e comportamento sociale nella Repubblica Popolare Polacca. Villaggi turistici, sanatori e resort non erano solo strumenti di propaganda o premi per i lavoratori meritevoli, ma parte di una strategia di ingegneria sociale volta a modellare il cittadino e a controllarne il tempo libero. Con l’allentarsi del controllo sugli stati satellite, emersero tentativi di reinterpretare questi spazi in modo più autonomo, anticipando il crollo del modello imposto. Oggi, queste strutture oscillano tra abbandono e feticizzazione. Se gli hotel riservati all’élite di partito sono stati privatizzati o rifiutati per il loro significato politico, i centri popolari spesso giacciono in rovina, privi di una narrazione che ne restituisca il valore. La ricerca esplora strategie per reintegrarli nel contesto urbano e sociale, evitando sia il rifiuto ideologico che l’idolatria nostalgica. Per rispondere a questa crisi semantica e funzionale, la tesi propone l’uso di "contro-dispositivi temporaneamente permanenti" e di un "corredo festale", catalizzatori di riappropriazione collettiva. Ispirandosi alle TAZ di Hakim Bey e alle istituzioni evanescenti di Marina Otero Verzier, il progetto propone un festival autonomo che possa riscrivere questi spazi. Attraverso eventi effimeri capaci di sfuggire alle logiche di controllo e mercato, si esplora la possibilità di trasformarli in luoghi di sperimentazione e resistenza, sottraendoli all’oblio e reinserendoli nel tessuto culturale contemporaneo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/236097