Across the 21 countries included in Latin America, there are approximately 50 million individuals belonging to 500 distinct peoples, speaking 420 indigenous languages. In Chile, the portion of the population self-identifying as belonging to an indigenous group accounts for 2,185,792 individuals. This represents an immense cultural diversity of inestimable value. Nevertheless, their history is marked by processes of colonization and marginalization. Urban and infrastructural development in recent years has been predominantly addressed by the State through Western models, contributing to significant cultural alienation, the erosion of agrobiodiversity, and the deterioration of ecosystems. These models have led to a process of impoverishment among these populations, extending beyond material poverty or lack of opportunity: it concerns to a fundamental misunderstanding of their conception of life and territory. Recognizing this diversity implies that standardized design solutions are not universally effective, and alternative approaches more suited to their realities and cultures must be offered. This thesis project originated from a cultural immersion experience conducted between 2023 and 2024 in Chile, at the Pontificia Universidad Católica de Valparaíso (PUCV), which has been engaged in urban interculturality research for years. This experience stimulated a critical reflection on the role of architecture in territories where communities have demonstrated a remarkable capacity to permeate environmental conditions, emphasizing the necessity of an ethical design approach that considers the needs and aspirations of local communities. Specifically, with the Mapuche community of Curarrehue, through various levels of participation, a project for a community center for ancestral knowledge and culture was developed, integrated into the Feria Walüng space, a place of meeting and exchange for the community for over twenty years, with the constant awareness that it is necessary to design ‘con ellos y para ellos’ (with them and for them) (Albertos, 2018).

Nei 21 paesi che costituiscono l’America Latina, esistono approssimativamente 50 milioni di persone che appartengono a 500 popoli che parlano 420 lingue originarie. In Cile, la parte di popolazione che si auto-identifìca come appartenente ad un popolo indigeno equivale a 2.185.792 persone. Si tratta di una immensa diversità culturale di inestimabile valore. Nonostante ciò, la loro storia è segnata da processi di colonizzazione e marginalizzazione. Lo sviluppo urbano e di infrastrutture, negli ultimi anni, è stato affrontato dallo Stato prevalentemente con modelli occidentali che hanno contribuito a una forte alienazione culturale, all’erosione dell’agrobiodiversità e al deterioramento degli ecosistemi. Questi modelli hanno portato a un processo di impoverimento di queste popolazioni, che va oltre la povertà materiale o la mancanza di opportunità: ha a che vedere con un’incomprensione del modo di concepire la vita e il territorio. Riconoscere questa diversità implica che le soluzioni progettuali standardizzate non funzionano per tutti e che bisogna offrirne altre più adatte alla loro realtà e alla loro cultura. Questo progetto di tesi è nato da un’esperienza di immersione culturale condotta tra il 2023 e il 2024 in Cile, presso la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso (PUCV), che da anni è impegnata nella ricerca sull’interculturalità urbana. Questo ha stimolato una riflessione critica sul ruolo dell’architettura in territori nei quali le comunità hanno manifestato una notevole capacità di permeare le condizioni ambientali, sottolineando la necessità di un approccio etico alla progettazione, che tenga conto delle esigenze e delle aspirazioni delle comunità locali. In particolare, con la comunità Mapuche di Curarrehue, attraverso diversi livelli di partecipazione, è stato sviluppato un progetto per un centro comunitario dei saperi e della cultura ancestrale, che si inserisce nello spazio della Feria Walüng, da più di venti anni luogo di incontro e scambio per la comunità, con la costante consapevolezza che è necessario progettare “con ellos y para ellos” (Albertos, 2018).

Abitare l'estensione americana: progetto per il centro culturale indigeno Walung

Rainone, Maria Teresa
2023/2024

Abstract

Across the 21 countries included in Latin America, there are approximately 50 million individuals belonging to 500 distinct peoples, speaking 420 indigenous languages. In Chile, the portion of the population self-identifying as belonging to an indigenous group accounts for 2,185,792 individuals. This represents an immense cultural diversity of inestimable value. Nevertheless, their history is marked by processes of colonization and marginalization. Urban and infrastructural development in recent years has been predominantly addressed by the State through Western models, contributing to significant cultural alienation, the erosion of agrobiodiversity, and the deterioration of ecosystems. These models have led to a process of impoverishment among these populations, extending beyond material poverty or lack of opportunity: it concerns to a fundamental misunderstanding of their conception of life and territory. Recognizing this diversity implies that standardized design solutions are not universally effective, and alternative approaches more suited to their realities and cultures must be offered. This thesis project originated from a cultural immersion experience conducted between 2023 and 2024 in Chile, at the Pontificia Universidad Católica de Valparaíso (PUCV), which has been engaged in urban interculturality research for years. This experience stimulated a critical reflection on the role of architecture in territories where communities have demonstrated a remarkable capacity to permeate environmental conditions, emphasizing the necessity of an ethical design approach that considers the needs and aspirations of local communities. Specifically, with the Mapuche community of Curarrehue, through various levels of participation, a project for a community center for ancestral knowledge and culture was developed, integrated into the Feria Walüng space, a place of meeting and exchange for the community for over twenty years, with the constant awareness that it is necessary to design ‘con ellos y para ellos’ (with them and for them) (Albertos, 2018).
GARCES ALZAMORA, ANDRES
PETRILLO , AGOSTINO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
3-apr-2025
2023/2024
Nei 21 paesi che costituiscono l’America Latina, esistono approssimativamente 50 milioni di persone che appartengono a 500 popoli che parlano 420 lingue originarie. In Cile, la parte di popolazione che si auto-identifìca come appartenente ad un popolo indigeno equivale a 2.185.792 persone. Si tratta di una immensa diversità culturale di inestimabile valore. Nonostante ciò, la loro storia è segnata da processi di colonizzazione e marginalizzazione. Lo sviluppo urbano e di infrastrutture, negli ultimi anni, è stato affrontato dallo Stato prevalentemente con modelli occidentali che hanno contribuito a una forte alienazione culturale, all’erosione dell’agrobiodiversità e al deterioramento degli ecosistemi. Questi modelli hanno portato a un processo di impoverimento di queste popolazioni, che va oltre la povertà materiale o la mancanza di opportunità: ha a che vedere con un’incomprensione del modo di concepire la vita e il territorio. Riconoscere questa diversità implica che le soluzioni progettuali standardizzate non funzionano per tutti e che bisogna offrirne altre più adatte alla loro realtà e alla loro cultura. Questo progetto di tesi è nato da un’esperienza di immersione culturale condotta tra il 2023 e il 2024 in Cile, presso la Pontificia Universidad Católica de Valparaíso (PUCV), che da anni è impegnata nella ricerca sull’interculturalità urbana. Questo ha stimolato una riflessione critica sul ruolo dell’architettura in territori nei quali le comunità hanno manifestato una notevole capacità di permeare le condizioni ambientali, sottolineando la necessità di un approccio etico alla progettazione, che tenga conto delle esigenze e delle aspirazioni delle comunità locali. In particolare, con la comunità Mapuche di Curarrehue, attraverso diversi livelli di partecipazione, è stato sviluppato un progetto per un centro comunitario dei saperi e della cultura ancestrale, che si inserisce nello spazio della Feria Walüng, da più di venti anni luogo di incontro e scambio per la comunità, con la costante consapevolezza che è necessario progettare “con ellos y para ellos” (Albertos, 2018).
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