Offstage : settings for adjacent solitude liminal spaces for the enjoyment of knee plays

Taking half a step back from the crowd, one can enter new zones of quiet that lie alongside but separate from all that is happening in the outside world. As if one is outside in mind but inside in space, maintaining a relationship with the external world while still retaining a sense of personal space. Here, there is pleasure in the solitude that comes from being alone yet surrounded, allowing the external world to be observed without the pressure to engage—remaining adjacent, in another layer. Space is filled with both physical and metaphysical liminalities. Light, sound, walls, and trees can all create layers within a space. The visibility of these divisions between layers can vary—from firm, like walls or doors, to more fluid boundaries, such as noise or shadows. Within these layers, the roles of the observer and the observed can interchange, as if we are always simultaneously onstage and offstage, with the definition of the stage shaped by the point of view. We are almost always being seen while observing.

Facendo mezzo passo indietro dalla folla, si può entrare in nuove zone di quiete che si trovano accanto, ma separate da tutto ciò che accade nel mondo esterno. Come se si fosse fuori con la mente, ma dentro nello spazio, mantenendo una relazione con il mondo esterno e, al tempo stesso, conservando un senso di spazio personale. Qui vi è un piacere nella solitudine che deriva dall'essere soli, eppure circondati, permettendo di osservare il mondo esterno senza la pressione di partecipare—rimanendo adiacenti, su un altro livello. Lo spazio è permeato da liminalità sia fisiche che metafisiche. La luce, il suono, i muri e gli alberi possono tutti creare stratificazioni all’interno di uno spazio. La visibilità di queste divisioni tra i livelli può variare: da nette, come muri o porte, a confini più fluidi, come il rumore o le ombre. In queste stratificazioni, i ruoli dell’osservatore e dell’osservato possono scambiarsi, come se fossimo sempre contemporaneamente sulla scena e fuori scena, con la definizione del palcoscenico determinata dal punto di vista. Siamo quasi sempre visti mentre osserviamo.