Un noto proverbio recita: “La necessità aguzza l’ingegno”. Ebbene questa tesi affronta proprio questo tema, andando a indagare se dalla necessità di creare ambienti confortevoli alla vita umana in un contesto di penuria di fonti energetiche, sia scaturito quell’ingegno (o forse solo il quel buon senso) capace di dare una risposta efficace a questi bisogni. in poche parole, si è tentato di capire se le cosiddette architetture vernacolari, nella fattispecie le abitazioni rurali, abbiano effettivamente quel corretto rapporto tra involucro e clima tale da poterle definire a tutti gli effetti architetture bioclimatiche. Per fare questo, si è partiti da un’analisi generale dei fattori climatici e delle possibili strategie bioclimatiche passive attuabili in loro risposta, in funzione del comfort termo-igrometrico abitativo. Si è poi passati a studiare vari esempi di regionalismo architettonico sparsi in tutto il mondo con particolare attenzione alle soluzioni strutturali adottate ed ai meccanismi fisici sfruttati. Successivamente si è fatta un’attenta analisi delle tipologie edilizie rurali sviluppatesi in un ambito circoscritto come la pianura padana, restringendo l’ambito di analisi gradualmente fino ad arrivare al territorio comunale di Soliera. Al fine di valutare in maniera concreta se la tipologia edilizia di quest’area geografica, che nel corso dei secoli è stata riconosciuta dall’intera comunità come la soluzione ottimale, sia effettivamente tale anche dal punto di vista climatico è stato elaborato un modello teorico. Fatte salve le esigenze peculiari di una tipologia rurale, si è cercato di proporre un modello che rispondesse in maniera ottimale alle esigenze climatiche. Infine, si è poi proceduto selezionando un campione di quindici casi, che fosse rappresentativo dell’intero territorio comunale, confrontandoli con il modello precedentemente ideato. Il loro grado di affinità al modello, ci ha dato la misura di ciò che ci eravamo chiesti inizialmente, e come si vedrà, l’ipotesi iniziale viene confermata abbondantemente.
Uno sguardo al passato per progettare il futuro. L'abitazione rurale vista come approccio bioclimatico al regionalismo architettonico
PALAMARA, GIOVANNI
2010/2011
Abstract
Un noto proverbio recita: “La necessità aguzza l’ingegno”. Ebbene questa tesi affronta proprio questo tema, andando a indagare se dalla necessità di creare ambienti confortevoli alla vita umana in un contesto di penuria di fonti energetiche, sia scaturito quell’ingegno (o forse solo il quel buon senso) capace di dare una risposta efficace a questi bisogni. in poche parole, si è tentato di capire se le cosiddette architetture vernacolari, nella fattispecie le abitazioni rurali, abbiano effettivamente quel corretto rapporto tra involucro e clima tale da poterle definire a tutti gli effetti architetture bioclimatiche. Per fare questo, si è partiti da un’analisi generale dei fattori climatici e delle possibili strategie bioclimatiche passive attuabili in loro risposta, in funzione del comfort termo-igrometrico abitativo. Si è poi passati a studiare vari esempi di regionalismo architettonico sparsi in tutto il mondo con particolare attenzione alle soluzioni strutturali adottate ed ai meccanismi fisici sfruttati. Successivamente si è fatta un’attenta analisi delle tipologie edilizie rurali sviluppatesi in un ambito circoscritto come la pianura padana, restringendo l’ambito di analisi gradualmente fino ad arrivare al territorio comunale di Soliera. Al fine di valutare in maniera concreta se la tipologia edilizia di quest’area geografica, che nel corso dei secoli è stata riconosciuta dall’intera comunità come la soluzione ottimale, sia effettivamente tale anche dal punto di vista climatico è stato elaborato un modello teorico. Fatte salve le esigenze peculiari di una tipologia rurale, si è cercato di proporre un modello che rispondesse in maniera ottimale alle esigenze climatiche. Infine, si è poi proceduto selezionando un campione di quindici casi, che fosse rappresentativo dell’intero territorio comunale, confrontandoli con il modello precedentemente ideato. Il loro grado di affinità al modello, ci ha dato la misura di ciò che ci eravamo chiesti inizialmente, e come si vedrà, l’ipotesi iniziale viene confermata abbondantemente.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/23661