Kieslowski nella sua carriera di cineasta si è dovuto confrontare con la censura dura e reale, che però seppe sfruttare positivamente come una palestra. Nonostante la censura imponesse dei limiti, scrittori e cineasti impararono a comunicare con gli spettatori su un altro livello, mandando segnali, instaurando una comprensione reciproca di concetti impliciti. Ciò che rende eccezionale il suo cinema è proprio quest’abilità di creare un nuovo linguaggio, nuove forme espressive stilistiche e linguistiche che grazie alla loro poesia avvolgono lo spettatore e lo inoltrano nel lavoro dell'inconscio. La tesi esposta prende in analisi il linguaggio cinematografico di Kieslowski, facendo riferimento in particolare a Decalogo, opera in cui è rappresentata la realtà universale dell'individuo e la riflessione sulla persona umana attraverso uno sguardo minuzioso alle più piccole porzioni della realtà. La scelta di studiare un unico e preciso autore è motivata, oltre che dall’eccezionalità delle scelte stilistiche, dall'interesse dichiarato dell’autore per l'individuo, per ciò che sente e pensa. L'aver analizzato la vita delle persone per capire le ragioni profonde, per trovare risposte a domande personali, diventa l’aspetto affascinante della narrazione, sviluppata attraverso un linguaggio fatto di segni, simboli, personaggi metafisici, luci, colori, musiche e silenzi. Il lavoro non vuole essere un esame sistematico dell’opera kieslowskiana dal punto di vista degli elementi simbolici, col rischio di sminuirne la forza espressiva. Al contrario, vuole sottolineare quelle che sono state le scelte linguistiche uniche e originali. Kieslowski, infatti, ha sempre avuto l’ambizione di andare al di là delle semplici convenzioni di rappresentazione, al di là dell’immediatamente accessibile, al di là delle maschere già disponibili. Ne conseguono il costante spostamento di sguardo, che implica l’accettazione di un’altra possibilità di conoscere e criticare i saperi comuni e la dichiarata intenzione di non rendere più chiara la visione del mondo perché solo introducendo il caos nell’ambito visivo lo si può oltrepassare. Ecco giustificati la metafisica, le costanti rotture che infarciscono il racconto, i fuori campo, i confronti d’immagini di epoche diverse (senza l’uso di flash back), le immagini sognate e le immagini del presente reale (senza dissolvenze incrociate da protocollo), le immagini riflesse scambiate per reali, tutti elementi che interrogano il grande sistema della verità del mondo e che manifestano la condizione relativa delle immagini.

Il Decalogo di Kieslowski. Anatomia di un capolavoro

MASCIADRI, CARLOTTA
2010/2011

Abstract

Kieslowski nella sua carriera di cineasta si è dovuto confrontare con la censura dura e reale, che però seppe sfruttare positivamente come una palestra. Nonostante la censura imponesse dei limiti, scrittori e cineasti impararono a comunicare con gli spettatori su un altro livello, mandando segnali, instaurando una comprensione reciproca di concetti impliciti. Ciò che rende eccezionale il suo cinema è proprio quest’abilità di creare un nuovo linguaggio, nuove forme espressive stilistiche e linguistiche che grazie alla loro poesia avvolgono lo spettatore e lo inoltrano nel lavoro dell'inconscio. La tesi esposta prende in analisi il linguaggio cinematografico di Kieslowski, facendo riferimento in particolare a Decalogo, opera in cui è rappresentata la realtà universale dell'individuo e la riflessione sulla persona umana attraverso uno sguardo minuzioso alle più piccole porzioni della realtà. La scelta di studiare un unico e preciso autore è motivata, oltre che dall’eccezionalità delle scelte stilistiche, dall'interesse dichiarato dell’autore per l'individuo, per ciò che sente e pensa. L'aver analizzato la vita delle persone per capire le ragioni profonde, per trovare risposte a domande personali, diventa l’aspetto affascinante della narrazione, sviluppata attraverso un linguaggio fatto di segni, simboli, personaggi metafisici, luci, colori, musiche e silenzi. Il lavoro non vuole essere un esame sistematico dell’opera kieslowskiana dal punto di vista degli elementi simbolici, col rischio di sminuirne la forza espressiva. Al contrario, vuole sottolineare quelle che sono state le scelte linguistiche uniche e originali. Kieslowski, infatti, ha sempre avuto l’ambizione di andare al di là delle semplici convenzioni di rappresentazione, al di là dell’immediatamente accessibile, al di là delle maschere già disponibili. Ne conseguono il costante spostamento di sguardo, che implica l’accettazione di un’altra possibilità di conoscere e criticare i saperi comuni e la dichiarata intenzione di non rendere più chiara la visione del mondo perché solo introducendo il caos nell’ambito visivo lo si può oltrepassare. Ecco giustificati la metafisica, le costanti rotture che infarciscono il racconto, i fuori campo, i confronti d’immagini di epoche diverse (senza l’uso di flash back), le immagini sognate e le immagini del presente reale (senza dissolvenze incrociate da protocollo), le immagini riflesse scambiate per reali, tutti elementi che interrogano il grande sistema della verità del mondo e che manifestano la condizione relativa delle immagini.
ARC III - Scuola del Design
20-lug-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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