Framing emptiness : the silent geometry of passage

Framing Emptiness explores the role of absence as an active, expressive element in architectural design, with a focus on the restoration of the cloisters of Sant’Eustorgio in Milan. Drawing inspiration from Luigi Moretti’s concept of space as the true subject of architecture, the project reinterprets the idea of the “void” not as a lack, but as a material of meaning, capable of shaping perception, movement, and memory. At the heart of the design is the notion of passage—spatial, temporal, and spiritual. The cloisters, once places of quiet transition and meditation, are reimagined as thresholds between the city and the sacred. The project seeks not to reconstruct a lost past, but to value every trace of transformation, including scars, absences, and the patina of time. These are framed, not erased, becoming part of a narrative of incompletion that embraces the unfinished as a design strategy. Each element is designed to guide visitors through a sequence of spaces where silence, light, and perspective create contemplative atmospheres. In framing emptiness, the project proposes an architecture that is about revealing meanin, it invites users to inhabit spaces of transition—between inside and outside, past and present, matter and spirit.

Framing Emptiness esplora il ruolo dell’assenza come elemento attivo ed espressivo nel progetto architettonico, con particolare attenzione al restauro dei chiostri di Sant’Eustorgio a Milano. Ispirandosi alla visione di Luigi Moretti, secondo cui lo spazio è il vero soggetto dell’architettura, il progetto reinterpreta l’idea di “vuoto” non come mancanza, ma come materia di significato, capace di modellare percezione, movimento e memoria. Al centro del progetto vi è il concetto di passaggio—spaziale, temporale e spirituale. I chiostri, un tempo luoghi di transizione silenziosa e meditazione, vengono ripensati come soglie tra la città e il sacro. L’obiettivo non è ricostruire un passato perduto, ma valorizzare ogni traccia della trasformazione, comprese le ferite, le assenze e la patina del tempo. Questi segni non vengono cancellati, ma incorniciati, diventando parte di una narrazione dell’incompiuto che fa del non-finito una strategia progettuale. Ogni elemento è pensato per guidare il visitatore attraverso una sequenza di spazi in cui silenzio, luce e prospettiva costruiscono atmosfere contemplative. Nell’incorniciare il vuoto, il progetto propone un’architettura che rivela il significato, invita a vivere spazi di transizione—tra interno ed esterno, passato e presente, materia e spirito.