Time Tank. The history of the National Gallery of Modern and Contemporary Art in Rome, the Cosenza wing controversy and the art storage design proposal

During the first decade of the twentieth century, Italian citizens eagerly prepared to celebrate the fiftieth anniversary of national Unification, identifying Rome as the principal venue for the official festivities. The desire to present the capital with a commemorative image worthy of the finest European traditions became an opportunity to implement a series of significant urban and architectural interventions. It was in this context that the National Gallery of Modern Art was born. As a museum, the Gallery soon found itself grappling with the issue of space. By the late 1940s, the two wings designed by architect Cesare Bazzani were already proving insufficient to house the ever-growing collection. Architect Luigi Cosenza was subsequently commissioned to address the issue: he was the first to move beyond the conventional logic of expansion, proposing an addition thought as a “center for cultural initiatives and events.” However, the project would remain unfinished. What followed were dark years, marked by countless failed attempts to revive its fortunes. What events and motivations led to the prolonged abandonment of the building? And today, what can be salvaged from a project conceived in the 1950s, designed in the 1960s, begun in the 1970s, and left incomplete for over fifty years? Time Tank is a research initiative aimed at shedding light on the entire history of the National Gallery by retracing it through the lens of its founding architects. It serves as an ideal container, collecting and organizing the events that have shaped the Gallery’s trajectory, while reinterpreting them and linking them to the urgent issue of space – and, by extension, to the art storage facility – conceived from the outset as a reservoir of time. The decision to begin with history has gradually reinforced the ambition to continue the original project, developing it along two complementary paths. On one hand, the intervention focuses on the project’s public dimension: by reconnecting with the urban layout of the neighborhood, it offers the opportunity to envision a new art promenade that winds through the Gallery’s gardens. On the other hand, it addresses the relationship with the existing structure – now protected by heritage regulations – seeking to balance conservation with the Gallery’s current needs. The new art storage facility thus becomes not only an opportunity to provide the museum with the long-needed space, but also a catalyst for imagining a vibrant, dynamic center – one that fosters exchange and interaction among professionals, scholars, and curious visitors alike.

Durante il primo decennio del Novecento, i cittadini italiani preparavano con trepidazione i festeggiamenti per il cinquantesimo anniversario dell’Unità, individuando in Roma il centro principale delle manifestazioni. Il desiderio di offrire alla capitale un’immagine celebrativa degna delle migliori tradizioni europee, trovò occasione per mettere in atto una serie di importanti interventi urbanistici e architettonici. Nacque così la Galleria Nazionale d’Arte Moderna. In quanto museo, la Galleria si è trovata presto a confrontarsi con la questione dello spazio: già verso la fine degli anni Quaranta, i due corpi realizzati dall’architetto Cesare Bazzani iniziavano a non essere più sufficienti a contenere le opere in continua crescita. Fu allora chiamato l’architetto Luigi Cosenza che, per la prima volta, si distaccò dalla logica dell’ampliamento tradizionale, ideando un’aggiunta che potesse divenire “centro di iniziative e manifestazioni culturali”. Il progetto, tuttavia, rimarrà incompiuto. Seguirono anni bui, costellati da innumerevoli tentativi che invano provarono a risollevarne le sorti. Quali sono gli eventi e le motivazioni che hanno portato al prolungato abbandono dell’edificio? Ad oggi, cosa può essere salvato di un progetto mai completato, concepito negli anni Cinquanta, progettato negli anni Sessanta, iniziato negli anni Settanta e lasciato incompiuto per più di cinquant’anni? Time Tank nasce come iniziativa di ricerca volta a fare chiarezza sull’intera storia della Galleria Nazionale, ripercorrendola attraverso lo sguardo dei suoi padri architetti. Un contenitore ideale che raccoglie e riordina le vicende che l’hanno interessata, le reinterpreta in chiave contemporanea per poi legarle al tema urgentissimo dello spazio – e dunque al deposito d’arte – concepito per sua stessa natura come un serbatoio del tempo. La scelta di ripartire dalla storia ha rafforzato progressivamente l’ambizione di continuare il progetto originario, sviluppandolo lungo due direttrici complementari. Da un lato l’intervento si concentra sulla dimensione pubblica del progetto, che, riallacciandosi all’impianto urbanistico del quartiere, offre l’opportunità di immaginare una nuova passeggiata dell’arte che attraversa i giardini della Galleria. Dall’altro affronta il rapporto con la preesistenza – oggi sottoposta a vincolo – cercando di bilanciare la tutela con le necessità contemporanee della Galleria. Il nuovo deposito d’arte diventa così non solo l’occasione per dotare il museo degli spazi di cui necessita da tempo immemore, ma anche pretesto per immaginare un centro vivo, laborioso, un luogo di scambio e incontro per operatori del settore, studiosi, o semplici curiosi.