The urban experience is in constant transformation, as are people, needs, social relationships, and ways of inhabiting space.
Static models struggle to adapt to the variability of everyday life and the diversity of communities, proving inadequate for supporting fluid social networks and multiple identities. This gap contributes to the erosion of opportunities for encounter and the weakening of a collective dimension. Through the analysis of theoretical references and alternative practices, the thesis explores the potential of architecture as a device capable of activating relationships and generating opportunities for encounter, belonging, interaction, and mutual care.
Spaces are seen as active components of a living and relational system that evolves along with people, needs, and uses, where inhabitants are not mere guests. The selected case study is the Lambrate neighbourhood in Milan, investigated through historical sources, socio-territorial data, and ethnographic fieldwork. This research reveals divergent perceptions, local narratives, and a strong attachment to place, which together form the foundation for the design proposal. The project takes shape as a relational and residential system developed at the scale of a city block, integrating existing architectural structures, existing green spaces, and new functional and spatial insertions. 
Aiming to strengthen the social fabric and counteract alienation and fear of otherness, the design weaves together diverse functions through porous public and semi-public spaces, multiplying opportunities for visual and physical encounters. It also includes flexible or multifunctional devices intended to support adaptable uses and enable personal expression. The principles guiding the work (such as interaction, care, and attentiveness to the context and its inhabitants) are not isolated within the field of architectural research, but part of a broader reflection on design.
The system proposed for Lambrate represents one possible response in the pursuit of an architecture that fosters interaction and a sense of welcome. It is not intended as a replicable or adaptable model, but rather as a set of questions and objectives that can be shared and reinterpreted. The answers will differ depending on context and designer. Despite the diversity of possible outcomes, maintaining a shared focus on these goals can help build responses that are sensitive to the complexity of both places and people.

L’esperienza urbana è in costante mutamento, così come le persone, i bisogni, le relazioni sociali e le forme dell’abitare. I modelli statici risultano di difficile adattamento alla variabilità della vita quotidiana e alla pluralità della comunità, inadatti a sostenere e accogliere reti sociali fluide e identità molteplici. Questo scarto si lega all’erosione delle occasioni d’incontro e l’affievolirsi di una dimensione collettiva. Attraverso l’analisi di riferimenti teorici e pratiche alternative, la tesi prende le mosse per indagare il potenziale dell’architettura come dispositivo capace di attivare relazioni e generare occasioni di incontro, senso di appartenenza, interazione e cura reciproca. Gli spazi sono componenti attive di un sistema abitativo, che evolve insieme agli usi, ai bisogni e alle persone, in cui gli abitanti non sono semplici ospiti. Il caso studio scelto è il quartiere Lambrate a Milano, esplorato attraverso fonti storiche, dati socio-territoriali e una ricerca etnografica condotta sul campo. Da questa indagine emergono percezioni divergenti, traiettorie di senso locali e un forte attaccamento al territorio, che costituiscono la base per l’elaborazione del progetto. La proposta si concretizza in un sistema abitativo e relazionale sviluppato su un isolato, che combina preesistenze architettoniche, verde esistente e nuovi innesti funzionali e spaziali. Cercando di rafforzare il tessuto sociale, contrastando alienazione e paura dell’alterità, il progetto articola e incastra funzioni diversificate tra spazi pubblici e semi-pubblici porosi, moltiplicando gli incontri visivi e fisici. Inoltre include dispositivi flessibili o multi-funzione volti a favorire pratiche d’uso adattabili e abilitare espressioni personali. I principi che hanno guidato questo lavoro (come l’interazione, la cura e l’ascolto del contesto e di chi lo vive) non sono un caso isolato nel panorama della ricerca architettonica, ma parte di una riflessione più ampia sulla progettazione. Il sistema proposto per Lambrate rappresenta una possibile risposta a una ricerca volta a favorire le interazioni e il senso di accoglienza attraverso l’architettura. Non si tratta di un modello replicabile o adattabile, ma di una serie di domande e obiettivi che possono essere condivisi e reinterpretati. Le risposte saranno diverse in base a contesto e progettista. Pur nella varietà degli esiti, mantenere un comune sguardo attento a questi obiettivi può contribuire a costruire risposte sensibili ad accogliere la complessità dei contesti e delle persone.

Interaction maximization : a relational spatial system for inhabiting, connecting, and caring

Viola, Letizia
2024/2025

Abstract

The urban experience is in constant transformation, as are people, needs, social relationships, and ways of inhabiting space.
Static models struggle to adapt to the variability of everyday life and the diversity of communities, proving inadequate for supporting fluid social networks and multiple identities. This gap contributes to the erosion of opportunities for encounter and the weakening of a collective dimension. Through the analysis of theoretical references and alternative practices, the thesis explores the potential of architecture as a device capable of activating relationships and generating opportunities for encounter, belonging, interaction, and mutual care.
Spaces are seen as active components of a living and relational system that evolves along with people, needs, and uses, where inhabitants are not mere guests. The selected case study is the Lambrate neighbourhood in Milan, investigated through historical sources, socio-territorial data, and ethnographic fieldwork. This research reveals divergent perceptions, local narratives, and a strong attachment to place, which together form the foundation for the design proposal. The project takes shape as a relational and residential system developed at the scale of a city block, integrating existing architectural structures, existing green spaces, and new functional and spatial insertions. 
Aiming to strengthen the social fabric and counteract alienation and fear of otherness, the design weaves together diverse functions through porous public and semi-public spaces, multiplying opportunities for visual and physical encounters. It also includes flexible or multifunctional devices intended to support adaptable uses and enable personal expression. The principles guiding the work (such as interaction, care, and attentiveness to the context and its inhabitants) are not isolated within the field of architectural research, but part of a broader reflection on design.
The system proposed for Lambrate represents one possible response in the pursuit of an architecture that fosters interaction and a sense of welcome. It is not intended as a replicable or adaptable model, but rather as a set of questions and objectives that can be shared and reinterpreted. The answers will differ depending on context and designer. Despite the diversity of possible outcomes, maintaining a shared focus on these goals can help build responses that are sensitive to the complexity of both places and people.
POSTIGLIONE , GENNARO
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
22-lug-2025
2024/2025
L’esperienza urbana è in costante mutamento, così come le persone, i bisogni, le relazioni sociali e le forme dell’abitare. I modelli statici risultano di difficile adattamento alla variabilità della vita quotidiana e alla pluralità della comunità, inadatti a sostenere e accogliere reti sociali fluide e identità molteplici. Questo scarto si lega all’erosione delle occasioni d’incontro e l’affievolirsi di una dimensione collettiva. Attraverso l’analisi di riferimenti teorici e pratiche alternative, la tesi prende le mosse per indagare il potenziale dell’architettura come dispositivo capace di attivare relazioni e generare occasioni di incontro, senso di appartenenza, interazione e cura reciproca. Gli spazi sono componenti attive di un sistema abitativo, che evolve insieme agli usi, ai bisogni e alle persone, in cui gli abitanti non sono semplici ospiti. Il caso studio scelto è il quartiere Lambrate a Milano, esplorato attraverso fonti storiche, dati socio-territoriali e una ricerca etnografica condotta sul campo. Da questa indagine emergono percezioni divergenti, traiettorie di senso locali e un forte attaccamento al territorio, che costituiscono la base per l’elaborazione del progetto. La proposta si concretizza in un sistema abitativo e relazionale sviluppato su un isolato, che combina preesistenze architettoniche, verde esistente e nuovi innesti funzionali e spaziali. Cercando di rafforzare il tessuto sociale, contrastando alienazione e paura dell’alterità, il progetto articola e incastra funzioni diversificate tra spazi pubblici e semi-pubblici porosi, moltiplicando gli incontri visivi e fisici. Inoltre include dispositivi flessibili o multi-funzione volti a favorire pratiche d’uso adattabili e abilitare espressioni personali. I principi che hanno guidato questo lavoro (come l’interazione, la cura e l’ascolto del contesto e di chi lo vive) non sono un caso isolato nel panorama della ricerca architettonica, ma parte di una riflessione più ampia sulla progettazione. Il sistema proposto per Lambrate rappresenta una possibile risposta a una ricerca volta a favorire le interazioni e il senso di accoglienza attraverso l’architettura. Non si tratta di un modello replicabile o adattabile, ma di una serie di domande e obiettivi che possono essere condivisi e reinterpretati. Le risposte saranno diverse in base a contesto e progettista. Pur nella varietà degli esiti, mantenere un comune sguardo attento a questi obiettivi può contribuire a costruire risposte sensibili ad accogliere la complessità dei contesti e delle persone.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/240255