Design is in crisis. The first cause of today’s crisis was globalization itself: access to a global audience and global design tools has thrown us into a constant feedback loop of mediocre, increasingly similar work. On top of this massive wave of human production came the content generated by artificial intelligence, which has flooded the digital space with huge quantities of material. This flood of new content has inevitably raised questions about what we even mean by “quality” in design today. The coordinates of the contemporary world are outlined, as well as the role that the economy and cultural hegemony play in shaping our society. There is a reference to the concept of the “culture industry” and how design acts as a tool within it. The aim is to identify and describe more precisely how design is becoming standardized. There’s also an analysis of a general trend of creative erosion and visual flattening toward a generic aesthetic. There’s a focus on how the circular nature of the internet, synthetic thinking, and the monopolization of platforms have harmed the creative potential of designers. This is followed by a discussion about the growing lack of accountability in processes that involve the use of generative artificial intelligence. The analysis then expands to include another major factor: the power and influence of brands. These new cultural actors are able to establish themselves anywhere in the world, planting desires and offering ready-made solutions. A personal perspective is offered here, drawn from my own experience working as a designer within one of these megacorporations. To counter the effects of design practices lacking ethics, help is increasingly coming from other kinds of research-based environments, places that can offer new insights and alternative directions, with a strong focus on design anthropology. Potential practices of resistance against today’s cultural hegemony are explored. Existing proposals are examined, along with their limits and the possible opportunities that could emerge through the use of subcultures or countercultures as a way to preserve cultural heterogeneity. Finally, there is a hopeful call for alternative possibilities, along with some concrete and specific guidelines aimed at starting a project of design revolution in the future, inspired by the counter-hegemonic theories developed by anthropologists, sociologists, and designers.

Il Design è in crisi. La prima causa della crisi contemporanea è stata proprio la globalizzazione: l’accesso alla platea globale degli strumenti di design ci ha portati in un feedback-loop costante di lavori mediocri e qualitativamente sempre più simili. A questa mastodontica nuova produzione umana si è aggiunta la produzione di contenuto da parte delle intelligenze artificiali, che hanno inondato lo spazio digitale con massive quantità di contenuti. L’inondazione di nuovo materiale ha portato sicuramente in discussione il concetto stesso di cosi sia un prodotto di design di qualità. Vengono delineate le coordinate del mondo contemporaneo, e del ruolo che l’economia e l’egemonia culturale hanno sulla nostra società: si fa riferimento al concetto di “industria culturale” e di come il design funga da strumento a questa. Si cerca di individuare e delle descrizioni più puntuali e specifiche su come il design si sta omologando. Viene anche analizzato un fenomeno di generle erosione creativa e appiattimento visivo nei confronti di un’estetica generica. Inoltre c’è un focus su come sia stata la circolarità dell’internet, del pensiero sintetico e della monopolizzazione delle piattaforme a danneggiare le potenzialità creative dei progettisti, a cui viene aggiunta anche una discussione sulla delegittimazione della responsabilità nei confronti dei processi che includono nel loro sviluppo l’utilizzo di intelligenze artificiali generative. L’analisi viene estesa ad un nuovo fattore: ovvero la potenza e la pregnanza dei brand; nuovi attori culturali che sono in grado di affermarsi ovunque nel mondo, di innestare desideri e fornire soluzioni. Viene fornito un punto di vista personale dalla mia esperienza lavorativa da designer in uno di questi megacolossi. Per mitigare gli effetti di una progettualità senza etica arriva in soccorso la richiesta di aiuto da parte di altre realtà di studio, realtà che possano fornire spunti nuovi e direzioni inedite, con enfasi principalmente all’antropologia del design. Vengono descritte potenziali pratiche di opposizione contro l’egemonia culturale contemporanea. Vengono analizzate proposte già esistenti, le loro criticità ed eventuali possibilità che possano derivare nello sfruttamento di sub-culture o controculture, per la preservazione dell’eterogenità culturale. Infine c’è un invito di speranza nei confronti di possibilità differenti, e vengono delineate delle linee guida concrete e più specifiche nella speranza di avviare un progetto di rivoluzione progettuale nel futuro, prendendo come spunto tutto quello che antropologi, sociologi e designer hanno elaborato come teorie contro-egemoniche.

Autopsia del design post-moderno

Bocchini, Jacopo
2024/2025

Abstract

Design is in crisis. The first cause of today’s crisis was globalization itself: access to a global audience and global design tools has thrown us into a constant feedback loop of mediocre, increasingly similar work. On top of this massive wave of human production came the content generated by artificial intelligence, which has flooded the digital space with huge quantities of material. This flood of new content has inevitably raised questions about what we even mean by “quality” in design today. The coordinates of the contemporary world are outlined, as well as the role that the economy and cultural hegemony play in shaping our society. There is a reference to the concept of the “culture industry” and how design acts as a tool within it. The aim is to identify and describe more precisely how design is becoming standardized. There’s also an analysis of a general trend of creative erosion and visual flattening toward a generic aesthetic. There’s a focus on how the circular nature of the internet, synthetic thinking, and the monopolization of platforms have harmed the creative potential of designers. This is followed by a discussion about the growing lack of accountability in processes that involve the use of generative artificial intelligence. The analysis then expands to include another major factor: the power and influence of brands. These new cultural actors are able to establish themselves anywhere in the world, planting desires and offering ready-made solutions. A personal perspective is offered here, drawn from my own experience working as a designer within one of these megacorporations. To counter the effects of design practices lacking ethics, help is increasingly coming from other kinds of research-based environments, places that can offer new insights and alternative directions, with a strong focus on design anthropology. Potential practices of resistance against today’s cultural hegemony are explored. Existing proposals are examined, along with their limits and the possible opportunities that could emerge through the use of subcultures or countercultures as a way to preserve cultural heterogeneity. Finally, there is a hopeful call for alternative possibilities, along with some concrete and specific guidelines aimed at starting a project of design revolution in the future, inspired by the counter-hegemonic theories developed by anthropologists, sociologists, and designers.
ARC III - Scuola del Design
22-lug-2025
2024/2025
Il Design è in crisi. La prima causa della crisi contemporanea è stata proprio la globalizzazione: l’accesso alla platea globale degli strumenti di design ci ha portati in un feedback-loop costante di lavori mediocri e qualitativamente sempre più simili. A questa mastodontica nuova produzione umana si è aggiunta la produzione di contenuto da parte delle intelligenze artificiali, che hanno inondato lo spazio digitale con massive quantità di contenuti. L’inondazione di nuovo materiale ha portato sicuramente in discussione il concetto stesso di cosi sia un prodotto di design di qualità. Vengono delineate le coordinate del mondo contemporaneo, e del ruolo che l’economia e l’egemonia culturale hanno sulla nostra società: si fa riferimento al concetto di “industria culturale” e di come il design funga da strumento a questa. Si cerca di individuare e delle descrizioni più puntuali e specifiche su come il design si sta omologando. Viene anche analizzato un fenomeno di generle erosione creativa e appiattimento visivo nei confronti di un’estetica generica. Inoltre c’è un focus su come sia stata la circolarità dell’internet, del pensiero sintetico e della monopolizzazione delle piattaforme a danneggiare le potenzialità creative dei progettisti, a cui viene aggiunta anche una discussione sulla delegittimazione della responsabilità nei confronti dei processi che includono nel loro sviluppo l’utilizzo di intelligenze artificiali generative. L’analisi viene estesa ad un nuovo fattore: ovvero la potenza e la pregnanza dei brand; nuovi attori culturali che sono in grado di affermarsi ovunque nel mondo, di innestare desideri e fornire soluzioni. Viene fornito un punto di vista personale dalla mia esperienza lavorativa da designer in uno di questi megacolossi. Per mitigare gli effetti di una progettualità senza etica arriva in soccorso la richiesta di aiuto da parte di altre realtà di studio, realtà che possano fornire spunti nuovi e direzioni inedite, con enfasi principalmente all’antropologia del design. Vengono descritte potenziali pratiche di opposizione contro l’egemonia culturale contemporanea. Vengono analizzate proposte già esistenti, le loro criticità ed eventuali possibilità che possano derivare nello sfruttamento di sub-culture o controculture, per la preservazione dell’eterogenità culturale. Infine c’è un invito di speranza nei confronti di possibilità differenti, e vengono delineate delle linee guida concrete e più specifiche nella speranza di avviare un progetto di rivoluzione progettuale nel futuro, prendendo come spunto tutto quello che antropologi, sociologi e designer hanno elaborato come teorie contro-egemoniche.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/240270