Threshold ecologies : a vertical farm network : Istanbul | Topkapi Gate

The thesis investigates how architecture can serve as a medium between nature and technology, outlining new forms of integration for historical urban infrastructures such as the Theodosian Walls and the adjacent Bostan Gardens along the edges of Istanbul’s historic city. The research critically explores how these elements, often relegated to the periphery of urban consciousness, can be reactivated through a spatial strategy that fuses historical memory, ecological productivity, and urban legibility. By analyzing the city through the methodological frameworks of Kevin Lynch and drawing on the concept of Berlin as a green archipelago proposed by Rem Koolhaas and Oswald Mathias Ungers in 1976, the project reinterprets the city’s morphological and symbolic systems. It proposes a series of renaturation and regeneration interventions along the ancient walls, which become a permeable diaphragm and a sequence system that reconnects the city with its suburban landscape. The landscape system of the Bostan Gardens is revealed as an infrastructure capable of extending from the exterior into the city through a network of punctual interventions embedded in the historic fabric, addressing issues of vehicular accessibility and urban identity. At the heart of this network emerges a vertical farm and a panoramic tower strategically located near the Topkapı Gate, a historically significant threshold, conceived as a spatial and ecological nucleus. This architectural insertion triggers a network of green corridors, paths, and urban landmarks that traverse a fragmented landscape, linking existing Bostans, monuments, and urban voids into a coherent and legible system. By transforming the site into a metabolic and symbolic interface, the project not only reaffirms Istanbul’s agricultural heritage but also articulates a new urban paradigm where heritage, ecology, and design intelligence converge. The thesis thus proposes green infrastructure not only as an environmental measure but also as a cultural and formal strategy to reinterpret historical edges as active agents of the contemporary city.

La tesi indaga le modalità con le quali l’architettura può porsi come medium fra natura e tecnologia, delineando nuove integrazioni di infrastrutture urbane storiche come le Mura Teodosiane e i Giardini Bostan adiacenti alle mura della città storica di Istanbul. La ricerca esplora criticamente come questi elementi, spesso relegati ai margini della coscienza urbana, possano essere riattivati attraverso una strategia spaziale che unisce memoria storica, produttività ecologica e leggibilità urbana. Analizzando la città attraverso i quadri metodologici di Kevin Lynch e ricollegandosi all’idea di Berlino come arcipelago verde, delineata da Rem Koolhaas e Oswald Mathias Ungers nel 1976, il progetto reinterpreta i sistemi morfologici e simbolici della città proponendo una serie di interventi di rinaturazione e rigenerazione lungo le antiche mura, che diventano diaframma permeabile e sistema di sequenze per riconnettere città e paesaggio suburbano. Il sistema paesaggistico dei Bostan Gardens si rivela come infrastruttura capace di estendersi dall’esterno all’interno della città attraverso una rete di interventi puntuali, che si innestano nella città storica, risolvendo problemi di portualità veicolare e di identità urbana. All’interno della rete emerge poi come fulcro, una fattoria verticale e una torre panoramica situate strategicamente presso la Porta di Topkapı, una soglia storicamente significativa, concepite come nucleo spaziale ed ecologico. Questa inserzione architettonica innesca una rete di corridoi verdi, percorsi e landmark urbani che attraversano un paesaggio frammentato, collegando i Bostan esistenti, i monumenti e i vuoti urbani in un sistema coerente e leggibile. Trasformando il sito in un’interfaccia metabolica e simbolica, il progetto non solo riafferma la continuità del patrimonio agricolo di Istanbul, ma articola anche un nuovo paradigma urbano in cui il patrimonio, l’ecologia e l’intelligenza progettuale convergono. La tesi propone quindi l’infrastruttura verde non solo come misura ambientale, ma come strategia culturale e formale per reinterpretare i margini storici come agenti attivi della città contemporanea.