In recent years, the design discipline has increasingly confronted its role in perpetuating anthropocentric and technocentric paradigms, particularly in light of worsening ecological and societal crises. Amid this critical reflection, alternative design values are being sought—ones that center place-based innovation, non-human inclusion, and emerging feminist/decolonial ethics of care. In this context, Permaculture—a grassroots design movement encountered through personal experience—offers a compelling design thinking culture rooted in ecological ethics and a more-than-human worldview. However, Permaculture has long been excluded from academic discourse, both due to its grassroots nature and its associations with pseudoscientific practices. Given its alignment with emergent decolonial and care-centered values in design, this research seeks to revalue its knowledge as a decolonial resource for aiding Western designers in this shift—particularly through its design approach, grounded in a multi-epistemological, care-centered perspective. To explore this, the thesis followed a layered, hermeneutic methodology: (1) a critical literature review and epistemological analysis of Permaculture as a design culture; (2) a historical investigation into the evolution of design’s guiding values, reframed through an interpretive adaptation of Richard Buchanan’s theory; and (3) a design-led intervention involving the redesign of co-funder David Holmgren’s twelve Permaculture principles into an accessible pocket guide for designers. The guide was tested with design practitioners to assess its usability, impact, and potential to shift perspectives. The historical and layered analysis in design demonstrated a significant overlap between the discipline and the Permaculture approach—initially in systemic thinking and social innovation, but especially within decolonial and care ethics discourses. The redesigned principles, tested with designers, improved the accessibility of Permaculture knowledge and sparked reflection, yet also revealed interpretive limitations—particularly a persistent tendency to maintain human- and techno-centered readings of care. This suggests that conceptual tools alone are insufficient; fostering a more-than-human care ethic in design instead requires a systemic cultural shift. Ultimately, the thesis argues that designing for a permanent culture calls on Design for Social Innovation practitioners to create the conditions for humans—and designers themselves—to care for the more than human.

Negli ultimi anni, la disciplina del design si è trovata sempre più a confrontarsi con il proprio ruolo nel perpetuare paradigmi antropocentrici e tecnocentrici, in particolare alla luce dell’aggravarsi delle crisi ecologiche e sociali. In questo contesto di riflessione critica, si sono cercati valori alternativi, che hanno visto portare al centro della progettazione l’innovazione legata al territorio, l’inclusione non umana e l’emergente etica femminista/decoloniale della cura. In questo contesto, la Permacultura, un movimento grassroots di design incontrato tramite un’esperienza personale, offre una cultura di progettazione già ampiamente radicata nell’etica ecologica e in una visione del mondo che va oltre l’umano. Tuttavia, la Permacultura è tutt’ora esclusa dal discorso accademico, sia per la sua natura grassroots che per la sua associazione con pratiche pseudoscientifiche. Data la sua affinità con i valori emergenti della decolonizzazione e della cura nel design, questa ricerca intende rivalutare e proporre la sua conoscenza come risorsa decoloniale per aiutare i designer occidentali in questo cambiamento, in particolare attraverso il suo approccio al design, fondato su una prospettiva multi-epistemologica e incentrata sull’etica di cura. Per esplorare questo aspetto, la tesi ha seguito una metodologia ermeneutica a più livelli: (1) una revisione critica della letteratura e un’analisi epistemologica della Permacultura come cultura di progettazione; (2) un’indagine storica sull’evoluzione dei valori guida del design, riformulati attraverso un adattamento interpretativo della teoria dell’accademico Richard Buchanan; e (3) un intervento guidato dal design che ha comportato la riprogettazione dei dodici principi della permacultura del co-fondatore David Holmgren in una guida tascabile accessibile ai designer. La guida è stata testata con designer professionisti per valutarne l’usabilità, l’impatto e il potenziale per un cambiamento di prospettiva. L’analisi storica e stratificata del design ha dimostrato una significativa sovrapposizione tra la nostra disciplina e l’approccio della Permacultura, inizialmente nel pensiero sistemico e nell’innovazione sociale, ma soprattutto nei discorsi sull’etica decoloniale e della cura. I principi riprogettati, testati con i designer, hanno migliorato l’accessibilità delle conoscenze della Permacultura e stimolato la riflessione, ma hanno anche rivelato dei limiti interpretativi, in particolare una persistente tendenza a mantenere una lettura della cura incentrata sull’uomo e sulla tecnologia. Ciò suggerisce che gli strumenti concettuali da soli non sono sufficienti; promuovere un’etica della cura che vada oltre l’umano richiede invece un cambiamento a livello culturale e sociale. In definitiva, la tesi sostiene che progettare per una cultura permanente richiede ai designer per l’innovazione sociale di progettare per creare le condizioni affinché gli esseri umani, e i designer stessi, possano prendersi cura del mondo più che umano.

Designing towards the permanent culture

Longieri, Lorenzo
2024/2025

Abstract

In recent years, the design discipline has increasingly confronted its role in perpetuating anthropocentric and technocentric paradigms, particularly in light of worsening ecological and societal crises. Amid this critical reflection, alternative design values are being sought—ones that center place-based innovation, non-human inclusion, and emerging feminist/decolonial ethics of care. In this context, Permaculture—a grassroots design movement encountered through personal experience—offers a compelling design thinking culture rooted in ecological ethics and a more-than-human worldview. However, Permaculture has long been excluded from academic discourse, both due to its grassroots nature and its associations with pseudoscientific practices. Given its alignment with emergent decolonial and care-centered values in design, this research seeks to revalue its knowledge as a decolonial resource for aiding Western designers in this shift—particularly through its design approach, grounded in a multi-epistemological, care-centered perspective. To explore this, the thesis followed a layered, hermeneutic methodology: (1) a critical literature review and epistemological analysis of Permaculture as a design culture; (2) a historical investigation into the evolution of design’s guiding values, reframed through an interpretive adaptation of Richard Buchanan’s theory; and (3) a design-led intervention involving the redesign of co-funder David Holmgren’s twelve Permaculture principles into an accessible pocket guide for designers. The guide was tested with design practitioners to assess its usability, impact, and potential to shift perspectives. The historical and layered analysis in design demonstrated a significant overlap between the discipline and the Permaculture approach—initially in systemic thinking and social innovation, but especially within decolonial and care ethics discourses. The redesigned principles, tested with designers, improved the accessibility of Permaculture knowledge and sparked reflection, yet also revealed interpretive limitations—particularly a persistent tendency to maintain human- and techno-centered readings of care. This suggests that conceptual tools alone are insufficient; fostering a more-than-human care ethic in design instead requires a systemic cultural shift. Ultimately, the thesis argues that designing for a permanent culture calls on Design for Social Innovation practitioners to create the conditions for humans—and designers themselves—to care for the more than human.
VERGANI, FRANCESCO
ARC III - Scuola del Design
22-lug-2025
2024/2025
Negli ultimi anni, la disciplina del design si è trovata sempre più a confrontarsi con il proprio ruolo nel perpetuare paradigmi antropocentrici e tecnocentrici, in particolare alla luce dell’aggravarsi delle crisi ecologiche e sociali. In questo contesto di riflessione critica, si sono cercati valori alternativi, che hanno visto portare al centro della progettazione l’innovazione legata al territorio, l’inclusione non umana e l’emergente etica femminista/decoloniale della cura. In questo contesto, la Permacultura, un movimento grassroots di design incontrato tramite un’esperienza personale, offre una cultura di progettazione già ampiamente radicata nell’etica ecologica e in una visione del mondo che va oltre l’umano. Tuttavia, la Permacultura è tutt’ora esclusa dal discorso accademico, sia per la sua natura grassroots che per la sua associazione con pratiche pseudoscientifiche. Data la sua affinità con i valori emergenti della decolonizzazione e della cura nel design, questa ricerca intende rivalutare e proporre la sua conoscenza come risorsa decoloniale per aiutare i designer occidentali in questo cambiamento, in particolare attraverso il suo approccio al design, fondato su una prospettiva multi-epistemologica e incentrata sull’etica di cura. Per esplorare questo aspetto, la tesi ha seguito una metodologia ermeneutica a più livelli: (1) una revisione critica della letteratura e un’analisi epistemologica della Permacultura come cultura di progettazione; (2) un’indagine storica sull’evoluzione dei valori guida del design, riformulati attraverso un adattamento interpretativo della teoria dell’accademico Richard Buchanan; e (3) un intervento guidato dal design che ha comportato la riprogettazione dei dodici principi della permacultura del co-fondatore David Holmgren in una guida tascabile accessibile ai designer. La guida è stata testata con designer professionisti per valutarne l’usabilità, l’impatto e il potenziale per un cambiamento di prospettiva. L’analisi storica e stratificata del design ha dimostrato una significativa sovrapposizione tra la nostra disciplina e l’approccio della Permacultura, inizialmente nel pensiero sistemico e nell’innovazione sociale, ma soprattutto nei discorsi sull’etica decoloniale e della cura. I principi riprogettati, testati con i designer, hanno migliorato l’accessibilità delle conoscenze della Permacultura e stimolato la riflessione, ma hanno anche rivelato dei limiti interpretativi, in particolare una persistente tendenza a mantenere una lettura della cura incentrata sull’uomo e sulla tecnologia. Ciò suggerisce che gli strumenti concettuali da soli non sono sufficienti; promuovere un’etica della cura che vada oltre l’umano richiede invece un cambiamento a livello culturale e sociale. In definitiva, la tesi sostiene che progettare per una cultura permanente richiede ai designer per l’innovazione sociale di progettare per creare le condizioni affinché gli esseri umani, e i designer stessi, possano prendersi cura del mondo più che umano.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/240571