“The Redevelopment of Disused Productive Areas and the Reuse of Industrial Buildings: The Case of the Baia di Ieranto” is the title and synthesis of a design process aimed at exploring the transformative potential of a landscape scarred by industrial history, yet rich in natural, symbolic, and cultural value. The Baia di Ieranto, a place dense with physical and narrative stratifications, becomes the site of a project that intertwines landscape analysis with a strategy of cultural reactivation. The intervention seeks to restore function and meaning to a disused space, operating between memory and innovation, preservation and activation. The work is structured according to the three conceptual phases of prefiguration, configuration, and refiguration. The context analysis (prefiguration) reveals the site's complexity: a territory marked by ancient agricultural practices, the deep imprint of limestone quarrying, and a recent environmental preservation initiative led by FAI. The material traces of extraction coexist with a regenerated natural environment, making the Baia a unique landscape, between rock and water, between myth and industrial archaeology. The design vision (configuration) proposes a marine research and conservation center, articulated in public and residential functions: library, museum, housing units, laboratories, and a conference hall. The project is embedded in the terrain, respecting its morphology, with an adaptive spatial layout and a sustainable logic, both in construction and in resource management systems. The former quarry buildings are repurposed through substantial yet reversible interventions, capable of engaging in dialogue with the site’s memory and its new vocation. In the phase of refiguration, the project becomes narrative and experience. Architecture acts as a threshold between what was and what can be, shaping spaces where inhabiting also means learning, studying, pausing, and contemplating. The margin between land and sea, between the built and the natural, becomes an active relationship and an act of care for the place. This project aims to contribute to contemporary reflections on the regeneration of disused productive landscapes, demonstrating how the reuse of industrial buildings can become an opportunity to rethink the relationship between architecture, memory, and landscape from a perspective of ecological and cultural responsibility.

“La rifunzionalizzazione delle aree produttive dismesse e il riuso degli edifici industriali: il caso della Baia di Ieranto” è il titolo e la sintesi di un percorso progettuale che ha l’obiettivo di esplorare le potenzialità di trasformazione di un paesaggio ferito dalla storia industriale, ma ricco di valore naturale, simbolico e culturale. La Baia di Ieranto, luogo denso di stratificazioni fisiche e narrative, diventa lo spazio di un progetto che intreccia l’analisi del paesaggio con una strategia di riattivazione culturale. L’intervento si pone l’obiettivo di restituire funzione e significato ad uno spazio dismesso, operando tra memoria e innovazione, tutela e attivazione. Il lavoro è suddiviso in base alle tre fasi concettuali di prefigurazione, configurazione e rifigurazione. L’analisi del contesto (prefigurazione) restituiisce il sito nella sua complettità: un territorio segnato da antiche attività agricole, dall’impronta profonda della cava di calcare e da un processo di tutela ambientale recentemente promosso dal FAI. Le tracce materiali dell’estrazione coesistono con una natura rigenerata, rendendo la Baia un paesaggio unico, tra roccia e acqua, tra mito e archeologia industriale. La visione progettuale (configurazione) propone un centro di ricerca e conservazione marina, articolato in funzioni pubbliche e residenziali: biblioteca, museo, unità abitative, laboratori, sala conferenze. Il progetto si innesta sul terreno rispettandone la morfologia, con un impianto relazionale adattivo e una logica sostenibile, sia nella costruzione che nei sistemi di approvvigionamento e gestione. Gli edifici della ex-cava vengono rifunzionalizzati con interventi importanti ma reversibili, capaci di dialogare con la memoria del luogo e con la sua nuova vocazione. Nella rifigurazione, il progetto diventa racconto e esperienza. L’architettura diventa soglia tra ciò che è stato e ciò che può essere, dando forma a spazi in cui abitare significa anche conoscere, studiare, sostare, contemplare. Il margine tra terra e mare, tra costruito e naturale, diventa relazione attiva e cura del luogo. Questo progetto vuole essere un contributo alla riflessione contemporanea sulla rigenerazione dei paesaggi produttivi dismessi, dimostrando come il riuso degli edifici industriali possa diventare occasione per ripensare il rapporto tra architettura, memoria e paesaggio, in una prospettiva di responsabilità ecologica e culturale.

La rifunzionalizzazione delle aree produttive dismesse e il riuso degli edifici industriali: il caso della baia di Ieranto

FORTE, EUGENIA
2024/2025

Abstract

“The Redevelopment of Disused Productive Areas and the Reuse of Industrial Buildings: The Case of the Baia di Ieranto” is the title and synthesis of a design process aimed at exploring the transformative potential of a landscape scarred by industrial history, yet rich in natural, symbolic, and cultural value. The Baia di Ieranto, a place dense with physical and narrative stratifications, becomes the site of a project that intertwines landscape analysis with a strategy of cultural reactivation. The intervention seeks to restore function and meaning to a disused space, operating between memory and innovation, preservation and activation. The work is structured according to the three conceptual phases of prefiguration, configuration, and refiguration. The context analysis (prefiguration) reveals the site's complexity: a territory marked by ancient agricultural practices, the deep imprint of limestone quarrying, and a recent environmental preservation initiative led by FAI. The material traces of extraction coexist with a regenerated natural environment, making the Baia a unique landscape, between rock and water, between myth and industrial archaeology. The design vision (configuration) proposes a marine research and conservation center, articulated in public and residential functions: library, museum, housing units, laboratories, and a conference hall. The project is embedded in the terrain, respecting its morphology, with an adaptive spatial layout and a sustainable logic, both in construction and in resource management systems. The former quarry buildings are repurposed through substantial yet reversible interventions, capable of engaging in dialogue with the site’s memory and its new vocation. In the phase of refiguration, the project becomes narrative and experience. Architecture acts as a threshold between what was and what can be, shaping spaces where inhabiting also means learning, studying, pausing, and contemplating. The margin between land and sea, between the built and the natural, becomes an active relationship and an act of care for the place. This project aims to contribute to contemporary reflections on the regeneration of disused productive landscapes, demonstrating how the reuse of industrial buildings can become an opportunity to rethink the relationship between architecture, memory, and landscape from a perspective of ecological and cultural responsibility.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
22-lug-2025
2024/2025
“La rifunzionalizzazione delle aree produttive dismesse e il riuso degli edifici industriali: il caso della Baia di Ieranto” è il titolo e la sintesi di un percorso progettuale che ha l’obiettivo di esplorare le potenzialità di trasformazione di un paesaggio ferito dalla storia industriale, ma ricco di valore naturale, simbolico e culturale. La Baia di Ieranto, luogo denso di stratificazioni fisiche e narrative, diventa lo spazio di un progetto che intreccia l’analisi del paesaggio con una strategia di riattivazione culturale. L’intervento si pone l’obiettivo di restituire funzione e significato ad uno spazio dismesso, operando tra memoria e innovazione, tutela e attivazione. Il lavoro è suddiviso in base alle tre fasi concettuali di prefigurazione, configurazione e rifigurazione. L’analisi del contesto (prefigurazione) restituiisce il sito nella sua complettità: un territorio segnato da antiche attività agricole, dall’impronta profonda della cava di calcare e da un processo di tutela ambientale recentemente promosso dal FAI. Le tracce materiali dell’estrazione coesistono con una natura rigenerata, rendendo la Baia un paesaggio unico, tra roccia e acqua, tra mito e archeologia industriale. La visione progettuale (configurazione) propone un centro di ricerca e conservazione marina, articolato in funzioni pubbliche e residenziali: biblioteca, museo, unità abitative, laboratori, sala conferenze. Il progetto si innesta sul terreno rispettandone la morfologia, con un impianto relazionale adattivo e una logica sostenibile, sia nella costruzione che nei sistemi di approvvigionamento e gestione. Gli edifici della ex-cava vengono rifunzionalizzati con interventi importanti ma reversibili, capaci di dialogare con la memoria del luogo e con la sua nuova vocazione. Nella rifigurazione, il progetto diventa racconto e esperienza. L’architettura diventa soglia tra ciò che è stato e ciò che può essere, dando forma a spazi in cui abitare significa anche conoscere, studiare, sostare, contemplare. Il margine tra terra e mare, tra costruito e naturale, diventa relazione attiva e cura del luogo. Questo progetto vuole essere un contributo alla riflessione contemporanea sulla rigenerazione dei paesaggi produttivi dismessi, dimostrando come il riuso degli edifici industriali possa diventare occasione per ripensare il rapporto tra architettura, memoria e paesaggio, in una prospettiva di responsabilità ecologica e culturale.
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