Oggetto di questa tesi è la creazione di una struttura museale ubicata sulla traccia che rimane dell’antica isola di Philae, oramai quasi completamente sommersa, collocata a sud della città di Asswan, nel lago Nasser, nell’estremo sud dell’Egitto. Ciò che rimane dell’originaria isola è un doppio palancolato in acciaio dello spessore di 12 metri , alto 15, il cui intercapedine venne riempito con sabbia e terra durante le operazioni di smontaggio e rimontaggio del tempio che anticamente la sovrastava. Prioritaria è la volontà di recuperare e far riemergere dalle acque del Nilo l’isola di Philae, oramai spoglia del tempio isiaco che un tempo ospitava e per merito del quale le era stato attribuito il nome di “Perla dell’Egitto”, nonché ripristinare l’antico collegamento con il tempietto di Osiride, amato sposo di Iside, collocato sulla vicina isola di Bigae. La logica progettuale che ha dato origine al progetto nasce dallo sviluppo del tema del perimetro, delineato e rimarcato nell’antica Philae da un muro che circonda l’intera isola e all’interno del quale sono sorti, nel corso dei secoli, i vari edifici che compongono il tempio. Nel progetto il tema del muro perimetrale viene mantenuto, divenendone l’elemento generatore con l’unica differenza che, mentre nell’antica Philae il perimetro racchiudeva il tempio proteggendolo, nella “nuova” Philae i corpi della struttura museale sono collocati all’esterno dell’alto perimetro murario, per privilegiare la vista sul suggestivo e singolare contesto. L’intervento si sviluppa in tre parti: l’ingresso, che ospita la zona dei servizi, le tre gallerie espositive e la zona di attracco delle houseboat, chiatte galleggianti organizzate come moderne suites, trainate da piccoli rimorchiatori con un comandante e personale di servizio, ma del tutto libere di navigare all’interno del vasto lago Nasser, formatosi dopo la realizzazione delle due dighe di Aswan. Tre lunghi moli galleggianti sono adibiti all’attracco delle barche che dalla terraferma trasportano i turisti in visita al tempio. Il progetto vorrebbe delinearsi come fase conclusiva ed ultimo atto delle opere di salvaguardia dei monumenti dell’antico Egitto promosse dall’Unesco negli anni ’70 al fine di salvare un patrimonio culturale prezioso per tutti i popoli.
Nuova e vecchia Philae. La traccia e il simulacro
MAZZOLENI, CLAUDIA
2010/2011
Abstract
Oggetto di questa tesi è la creazione di una struttura museale ubicata sulla traccia che rimane dell’antica isola di Philae, oramai quasi completamente sommersa, collocata a sud della città di Asswan, nel lago Nasser, nell’estremo sud dell’Egitto. Ciò che rimane dell’originaria isola è un doppio palancolato in acciaio dello spessore di 12 metri , alto 15, il cui intercapedine venne riempito con sabbia e terra durante le operazioni di smontaggio e rimontaggio del tempio che anticamente la sovrastava. Prioritaria è la volontà di recuperare e far riemergere dalle acque del Nilo l’isola di Philae, oramai spoglia del tempio isiaco che un tempo ospitava e per merito del quale le era stato attribuito il nome di “Perla dell’Egitto”, nonché ripristinare l’antico collegamento con il tempietto di Osiride, amato sposo di Iside, collocato sulla vicina isola di Bigae. La logica progettuale che ha dato origine al progetto nasce dallo sviluppo del tema del perimetro, delineato e rimarcato nell’antica Philae da un muro che circonda l’intera isola e all’interno del quale sono sorti, nel corso dei secoli, i vari edifici che compongono il tempio. Nel progetto il tema del muro perimetrale viene mantenuto, divenendone l’elemento generatore con l’unica differenza che, mentre nell’antica Philae il perimetro racchiudeva il tempio proteggendolo, nella “nuova” Philae i corpi della struttura museale sono collocati all’esterno dell’alto perimetro murario, per privilegiare la vista sul suggestivo e singolare contesto. L’intervento si sviluppa in tre parti: l’ingresso, che ospita la zona dei servizi, le tre gallerie espositive e la zona di attracco delle houseboat, chiatte galleggianti organizzate come moderne suites, trainate da piccoli rimorchiatori con un comandante e personale di servizio, ma del tutto libere di navigare all’interno del vasto lago Nasser, formatosi dopo la realizzazione delle due dighe di Aswan. Tre lunghi moli galleggianti sono adibiti all’attracco delle barche che dalla terraferma trasportano i turisti in visita al tempio. Il progetto vorrebbe delinearsi come fase conclusiva ed ultimo atto delle opere di salvaguardia dei monumenti dell’antico Egitto promosse dall’Unesco negli anni ’70 al fine di salvare un patrimonio culturale prezioso per tutti i popoli.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/24182