Throughout history, every era has been marked by disruptive events, wars, crises, natural disasters, that have generated a pervasive sense of precariousness and rendered the concept of home a fragile idea. The possibility of losing one’s dwelling has become a widespread and recurring fear, to which architecture has increasingly responded by experimenting with provisional forms of habitation, linked to the contemporary notion of refuge. Today, the Gaza Strip represents one of the most fragile places in the global landscape, scarred by decades of conflict where dynamics of control and resistance are inextricably intertwined with the built environment. Here, architecture is not a neutral discipline: it becomes a tool of segregation through barriers and fragmentation, yet at the same time transforms into a medium of resilience and the reassertion of identity. Within this framework, the thesis investigates the role of architecture as a social instrument of territorial re-appropriation and of “return.” The project ANNOZERO proposes a method of intervention for the Gaza Strip that combines strategic vision with local scale. On the one hand, it outlines guidelines for a diffuse reconstruction capable of triggering provisional processes across the territory; on the other, it tests the model of the village as a temporary micro-community, self-built and conceived for an estimated duration of fifteen years. This village, founded on self-construction, simple building techniques, sustainability, and values of coexistence, becomes the first nucleus of return: a structure capable of hosting life, fostering community, and preparing the ground for the rebirth of urban centers. Once its cycle is complete, it transforms into an urban void, a trace inscribed in the landscape as a symbol of memory and resilience. Architecture thus becomes not only a response to destruction, but also an instrument of hope, recomposition, return, and remembrance.

La storia, in ogni sua epoca, è stata segnata da eventi di rottura, guerre, crisi, catastrofi naturali, che hanno generato un senso di precarietà e hanno reso il concetto di casa un'idea fragile. La possibilità di perdere la propria abitazione è divenuta una paura diffusa e ricorrente, cui l’architettura ha risposto sperimentando sempre più spesso forme abitative provvisorie legate al concetto contemporaneo di rifugio. La striscia di Gaza oggi rappresenta uno dei luoghi più fragili del panorama mondiale, segnato da decenni di conflitti dove le dinamiche di controllo e resistenza si intrecciano in maniera indissolubile con lo spazio costruito. Qui, l'architettura non è una disciplina neutrale: diventa uno strumento di segregazione attraverso barriere e frammentazione, ma al tempo stesso si trasforma in un mezzo di resilienza e rinascita identitaria. All’interno di questo quadro, la tesi esplora il ruolo dell’architettura come strumento sociale di riappropriazione di un territorio e di “ritorno”. Il progetto ANNOZERO propone un metodo di intervento per la Striscia di Gaza che unisce visione strategica e scala locale. Da un lato vengono delineate linee guida per una ricostruzione diffusa, capace di innescare processi provvisori lungo tutto il territorio; dall’altro si sperimenta il modello del villaggio come micro-comunità temporanea, autocostruita e con una durata stimata di quindici anni. Questo villaggio, fondato su autocostruzione, tecniche costruttive semplici, sostenibilità e valori di convivenza, diventa il primo nucleo di ritorno: una struttura capace di ospitare la vita, generare comunità e preparare il terreno per la rinascita dei centri urbani. Una volta esaurito il suo ciclo, si trasforma in un vuoto urbano, traccia lasciata nel paesaggio come simbolo di memoria e di resilienza. L’architettura diventa non solo risposta alla distruzione, ma strumento di speranza, ricomposizione, ritorno e ricordo.

Anno Zero : architetture per il ritorno : Striscia di Gaza

Vitelli, Guglielmo;Zarotti, Francesco
2024/2025

Abstract

Throughout history, every era has been marked by disruptive events, wars, crises, natural disasters, that have generated a pervasive sense of precariousness and rendered the concept of home a fragile idea. The possibility of losing one’s dwelling has become a widespread and recurring fear, to which architecture has increasingly responded by experimenting with provisional forms of habitation, linked to the contemporary notion of refuge. Today, the Gaza Strip represents one of the most fragile places in the global landscape, scarred by decades of conflict where dynamics of control and resistance are inextricably intertwined with the built environment. Here, architecture is not a neutral discipline: it becomes a tool of segregation through barriers and fragmentation, yet at the same time transforms into a medium of resilience and the reassertion of identity. Within this framework, the thesis investigates the role of architecture as a social instrument of territorial re-appropriation and of “return.” The project ANNOZERO proposes a method of intervention for the Gaza Strip that combines strategic vision with local scale. On the one hand, it outlines guidelines for a diffuse reconstruction capable of triggering provisional processes across the territory; on the other, it tests the model of the village as a temporary micro-community, self-built and conceived for an estimated duration of fifteen years. This village, founded on self-construction, simple building techniques, sustainability, and values of coexistence, becomes the first nucleus of return: a structure capable of hosting life, fostering community, and preparing the ground for the rebirth of urban centers. Once its cycle is complete, it transforms into an urban void, a trace inscribed in the landscape as a symbol of memory and resilience. Architecture thus becomes not only a response to destruction, but also an instrument of hope, recomposition, return, and remembrance.
ARC I - Scuola di Architettura Urbanistica Ingegneria delle Costruzioni
23-ott-2025
2024/2025
La storia, in ogni sua epoca, è stata segnata da eventi di rottura, guerre, crisi, catastrofi naturali, che hanno generato un senso di precarietà e hanno reso il concetto di casa un'idea fragile. La possibilità di perdere la propria abitazione è divenuta una paura diffusa e ricorrente, cui l’architettura ha risposto sperimentando sempre più spesso forme abitative provvisorie legate al concetto contemporaneo di rifugio. La striscia di Gaza oggi rappresenta uno dei luoghi più fragili del panorama mondiale, segnato da decenni di conflitti dove le dinamiche di controllo e resistenza si intrecciano in maniera indissolubile con lo spazio costruito. Qui, l'architettura non è una disciplina neutrale: diventa uno strumento di segregazione attraverso barriere e frammentazione, ma al tempo stesso si trasforma in un mezzo di resilienza e rinascita identitaria. All’interno di questo quadro, la tesi esplora il ruolo dell’architettura come strumento sociale di riappropriazione di un territorio e di “ritorno”. Il progetto ANNOZERO propone un metodo di intervento per la Striscia di Gaza che unisce visione strategica e scala locale. Da un lato vengono delineate linee guida per una ricostruzione diffusa, capace di innescare processi provvisori lungo tutto il territorio; dall’altro si sperimenta il modello del villaggio come micro-comunità temporanea, autocostruita e con una durata stimata di quindici anni. Questo villaggio, fondato su autocostruzione, tecniche costruttive semplici, sostenibilità e valori di convivenza, diventa il primo nucleo di ritorno: una struttura capace di ospitare la vita, generare comunità e preparare il terreno per la rinascita dei centri urbani. Una volta esaurito il suo ciclo, si trasforma in un vuoto urbano, traccia lasciata nel paesaggio come simbolo di memoria e di resilienza. L’architettura diventa non solo risposta alla distruzione, ma strumento di speranza, ricomposizione, ritorno e ricordo.
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/243097