Edificare l'umano : il ruolo sociale e urbano dei complessi ecclesiastici in Sud America: ricerca e visioni per il domani

This thesis work moves from a personal experience in the cities of Santiago del Chile and São Paulo, which raised questions about the role of church complexes in fragile urban and social contexts. Despite growing secularization, a new church was consecrated in July 2024 in Puente Alto, in the southern suburbs of Santiago: an intervention capable of reactivating the neighborhood community, becoming a reference even for those who do not practice the faith but seek a place of comfort, listening and gathering. In a society marked by inequality, identity crises and urban fractures, does it still make sense to build houses of worship? Can church architecture respond to community needs beyond the liturgical function? This thesis has a twofold objective: to investigate the potential of the contemporary church as a space of care and social inclusion, and to reflect on the role of religious architecture in the construction of meaning and identity, especially in South American urban contexts, where sports, music, dance and worship still represent fundamental tools of salvation and growth. In this framework, even decentralized and unsigned buildings-such as the capilla Madre Admirable in Santiago or Sant’Ana in Jundiaí-show how the formal and material recognizability of a place can strengthen the bond with the community. The research begins with a historical reconstruction of the role of the evangelizing orders between the 16th and 17th centuries, up to the 20th century in which-especially during dictatorships-the Church played a major social function. What emerges is a profound, but not without tensions, relationship between Europe and South America: on the one hand, a cultural and architectural heritage rooted in the European Catholic tradition; on the other, a process of emancipation that has led to its own forms, more humble, but also more adherent to local needs. Finally, the analysis of some recent case studies allows us to identify virtuous traits of religious architecture as an infrastructure of the human, capable of providing dignified spaces for collective needs. This perspective opens to a broader reflection on the future: can the South American model, with its simplicity and communal strength, inspire new ways of doing religious architecture in Europe as well, where churches often seem to lose function and centrality? The work suggests that in a society in search of meaning and relationships, rethinking ecclesiastical space as a place of care, memory and encounter could be a concrete and urgent answer.

La tesi nasce da un vissuto personale nelle città di Santiago del Chile e São Paulo, che ha suscitato interrogativi sul ruolo dei complessi ecclesiastici in contesti urbani e sociali fragili. Nonostante la crescente secolarizzazione, nel luglio 2024 è stata consacrata una nuova chiesa a Puente Alto, nella periferia sud di Santiago: un intervento capace di riattivare la comunità di quartiere, diventando riferimento anche per chi non pratica la fede ma cerca un luogo di conforto, ascolto e aggregazione. In una società segnata da disuguaglianze, crisi identitarie e fratture urbane, ha ancora senso costruire edifici di culto? Può l’architettura ecclesiastica rispondere a bisogni comunitari al di là della funzione liturgica? Questa tesi si propone un duplice obiettivo: indagare il potenziale della Chiesa contemporanea come spazio di cura e inclusione sociale, e riflettere sul ruolo dell’architettura religiosa nella costruzione di senso e identità, soprattutto nei contesti urbani sudamericani, dove sport, musica, danza e culto rappresentano ancora strumenti fondamentali di salvezza e crescita. In questo quadro, anche edifici decentrati e non firmati – come la capilla Madre Admirable a Santiago o Sant’Ana a Jundiaí – mostrano come la riconoscibilità formale e materica di un luogo possa rafforzare il legame con la comunità. La ricerca parte da una ricostruzione storica del ruolo degli ordini evangelizzatori tra XVI e XVII secolo, fino al XX secolo in cui – specie durante le dittature – la Chiesa ha svolto una funzione sociale di rilievo. A emergere è un rapporto profondo, ma non privo di tensioni, tra Europa e Sudamerica: da un lato, un’eredità culturale e architettonica che affonda le radici nella tradizione cattolica europea; dall’altro, un processo di emancipazione che ha portato a forme proprie, più umili, ma anche più aderenti ai bisogni locali. L’analisi di alcuni casi studio recenti permette infine di individuare tratti virtuosi dell’architettura religiosa come infrastruttura dell’umano, capace di offrire spazi dignitosi per i bisogni collettivi. Questa prospettiva apre a una riflessione più ampia sul futuro: può il modello sudamericano, con la sua semplicità e forza comunitaria, ispirare nuovi modi di fare architettura religiosa anche in Europa, dove le chiese sembrano spesso perdere funzione e centralità? Il lavoro suggerisce che in una società in cerca di senso e relazioni, ripensare lo spazio ecclesiastico come luogo di cura, memoria e incontro potrebbe costituire una risposta concreta e urgente.