Da decenni il paesaggio agrario è vittima della voracità di suolo delle attività produttive, sia agricole che industriali, spesso accompagnate o precedute dalla realizzazione d’ interventi insediativi e infrastrutturali di rilevante dimensione come nel caso del territorio piacentino con l’ultima opera dell’Alta Velocità. Queste infrastrutture per la viabilità e i nuovi distretti industriali stanno progressivamente deteriorando il paesaggio e in particolare la Pianura Padana, che ormai presenta caratteristiche differenti da quelle che avrebbe dovuto avere o da quelle che siamo stati abituati a vedere. La proliferazione indiscriminata di nuove strutture: quartieri residenziali, poli logistici, centri commerciali, si stanno sviluppando lungo le nuove arterie, cancellando così la struttura e i caratteri del paesaggio agrario e dando allo stesso territorio nuove e differenti funzioni. Le nuove opere sono per lo più caratterizzate da una progettazione di tipo tecnico e con particolare attenzione all’aspetto economico così da trascurare le problematiche connesse all’impatto ambientale, alle problematiche sociali e di memoria storica, con il solo effetto di una continua frammentazione del paesaggio e alla perdita di valore ambientale e della qualità della vita di chi vive il territorio. L’obbiettivo della tesi è quello di creare un sistema in grado di preservare e migliorare i caratteri a scala territoriale di un comparto agrario a ridosso della spina ferroviaria dell’alta velocità, attraverso la progettazione di una piccola azienda autosufficiente e di dimensioni minime che è in grado di configurarsi come attrattore sul territorio grazie anche al suo rapporto biunivoco con il paesaggio che la circonda, sia in termini produttivi che didattico ricreativi. Grazie all’autosufficienza, alla filiera interamente in loco, all’alta qualità di vita degli animali e alla qualità delle colture, è in grado di produrre eccellenze. Il comparto che circonda l’azienda e che si sviluppa lungo la linea ferroviaria dell’alta velocità è stato convertito con colture in grado di dare foraggi più nutrienti e saporiti, grazie a metodi di concimazione naturale, al ripristino della flora di campo, al rispetto dei ritmi naturali di taglio e alla riduzione al minimo di combustibili fossili. I foraggi e le coltivazioni sono utilizzate negli allevamenti, in questo modo l’intera filiera del prodotto è in loco, questo significa tracciabilità, riduzione dei costi e dei fattori inquinanti. Un sistema strade inter poderali, attraversano il territorio creando insieme alla rete delle cascine una maglia di relazioni, flussi e attività in grado di preservare il paesaggio che si estende dalla via Emilia fino al fiume Po, un territorio che oggi a causa del polo logistico è diviso in due parti. L’azienda motore del paesaggio, riattiva una rete di mobilità lenta, all’interno di un comparto in grado di accogliere la città di Piacenza e al tempo stesso di limitarne la sua espansione, in questo senso il paesaggio si configura come duplice risorsa per la città.
Paesaggio agrario e architettura rurale. Progetto di recupero di un comparto agrario tra la via Emilia e il fiume Po a Piacenza
GHISONI, ANDREA
2010/2011
Abstract
Da decenni il paesaggio agrario è vittima della voracità di suolo delle attività produttive, sia agricole che industriali, spesso accompagnate o precedute dalla realizzazione d’ interventi insediativi e infrastrutturali di rilevante dimensione come nel caso del territorio piacentino con l’ultima opera dell’Alta Velocità. Queste infrastrutture per la viabilità e i nuovi distretti industriali stanno progressivamente deteriorando il paesaggio e in particolare la Pianura Padana, che ormai presenta caratteristiche differenti da quelle che avrebbe dovuto avere o da quelle che siamo stati abituati a vedere. La proliferazione indiscriminata di nuove strutture: quartieri residenziali, poli logistici, centri commerciali, si stanno sviluppando lungo le nuove arterie, cancellando così la struttura e i caratteri del paesaggio agrario e dando allo stesso territorio nuove e differenti funzioni. Le nuove opere sono per lo più caratterizzate da una progettazione di tipo tecnico e con particolare attenzione all’aspetto economico così da trascurare le problematiche connesse all’impatto ambientale, alle problematiche sociali e di memoria storica, con il solo effetto di una continua frammentazione del paesaggio e alla perdita di valore ambientale e della qualità della vita di chi vive il territorio. L’obbiettivo della tesi è quello di creare un sistema in grado di preservare e migliorare i caratteri a scala territoriale di un comparto agrario a ridosso della spina ferroviaria dell’alta velocità, attraverso la progettazione di una piccola azienda autosufficiente e di dimensioni minime che è in grado di configurarsi come attrattore sul territorio grazie anche al suo rapporto biunivoco con il paesaggio che la circonda, sia in termini produttivi che didattico ricreativi. Grazie all’autosufficienza, alla filiera interamente in loco, all’alta qualità di vita degli animali e alla qualità delle colture, è in grado di produrre eccellenze. Il comparto che circonda l’azienda e che si sviluppa lungo la linea ferroviaria dell’alta velocità è stato convertito con colture in grado di dare foraggi più nutrienti e saporiti, grazie a metodi di concimazione naturale, al ripristino della flora di campo, al rispetto dei ritmi naturali di taglio e alla riduzione al minimo di combustibili fossili. I foraggi e le coltivazioni sono utilizzate negli allevamenti, in questo modo l’intera filiera del prodotto è in loco, questo significa tracciabilità, riduzione dei costi e dei fattori inquinanti. Un sistema strade inter poderali, attraversano il territorio creando insieme alla rete delle cascine una maglia di relazioni, flussi e attività in grado di preservare il paesaggio che si estende dalla via Emilia fino al fiume Po, un territorio che oggi a causa del polo logistico è diviso in due parti. L’azienda motore del paesaggio, riattiva una rete di mobilità lenta, all’interno di un comparto in grado di accogliere la città di Piacenza e al tempo stesso di limitarne la sua espansione, in questo senso il paesaggio si configura come duplice risorsa per la città.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/27661