L’area immediatamente circostante la Basilica laurenziana concentra, in uno spazio assai limitato, tutte le caratteristiche dell’intero sistema del Ticinese. Vi si ritrovano infatti la densa stratificazione di edifici di epoche diverse su un forte tracciato viario di impronta romana e medievale; la frammentarietà dei piani, iniziati ed interrotti, succedutisi negli anni Venti; la presenza protagonista di monumenti insigni a fianco delle rovine lasciate dalla guerra, la risorsa preziosa di uno spazio verde. Vi si ritrova anche un campionario, quasi antologico, dei modi di intervenire sulla città a partire dall’Ottocento: il restauro di Boito della Porta medievale, i diradamenti fascisti, l’indifferenza verso il tessuto storico dei piani del 1927-38 e, infine, il tentativo con l’Esattoria di Reggiori di ambientare la nuova architettura al contesto. Frammentarietà e complessità sono sicuramente dei caratteri non secondari di questo luogo, sottolineati anche dall’isolamento imposto alla Basilica negli anni Trenta e Quaranta. Per questo motivo il progetto innanzitutto deve prendere atto di tale complessità senza ignorare le presenze che concorrono a determinare l’unicità di questo brano di Milano. Il progetto tiene conto dei diversi aspetti enunciati con l’obbiettivo di ottenere un disegno unitario che proprio nel luogo trova il suo fondamento. Prendendo in prestito le parole di Schopenhauer, sostituendo alla parola pensiero il termine “progetto” si potrebbe affermare: “Un unico progetto, invece, per quanto esteso possa essere, deve mantenere la più perfetta unità. Se tuttavia per essere comunicato dovesse essere suddiviso in parti, la connessione di esse dovrebbe essere nuovamente un insieme organico, tale cioè, che in esso ogni parte riceva l’intero nella stessa misura in cui essa è sostenuta dall’intero e nessuna sia la prima, e nessuna sia l’ultima, che tutto il progetto acquisti maggior chiarezza attraverso ciascuna parte e non sia possibile comprendere pienamente anche la prima particella senza che sia stato prima compreso l’intero”. L’occasione è creata dalla futura fermata della metropolitana a Piazza Vetra, l’intento è quello di offrire più che una semplice stazione. Alla quota zero la presenza del parco si valorizza andando a ridefinire gli accessi di quest’ultimo da via Molino delle Armi, soprattutto nel lato verso San Lorenzo dove viene a crearsi un “giardino dei ruderi”: uno spazio che ricalca le dimensioni della cortina demolita dai bombardamenti bellici e si costruisce in base alle misure e al ritmo dell’edificato accanto tentando di includere gli speroni murari rimasti all’interno di un disegno unitario. Cavedi e lucernari lasciano presagire che al di sotto della quota della strada si trova uno spazio costruito, che serve come ingresso alla M4 ed è nel contempo uno spazio espositivo dedicato alla storia della Basilica e ai numerosi scavi archeologici effettuati in questa parte di Milano, ultimi tra tutti proprio quelli condotti da MMspa in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici. L’esposizione è collocata parallelamente al corridoio che conduce al vano scale principale. Quest’ultimo si snoda attorno ad un cavedio centrale che come un pozzo si sviluppa in profondità e distribuisce gli accessi ai vari spazi ipogei. Infatti ad ogni spazio corrisponde una quota ben precisa, più vicina alla superficie è collocata la sala espositiva, scendendo si incontrano in ordine dapprima il passaggio che collega il parco delle Basiliche sottopassando via Molino delle Armi e il piano d’accesso alla metropolitana.

La metropolitana al parco delle basiliche. Il verde, i percorsi, lo spazio espositivo

VILLA, CHIARA;BESANA, LAURA;TAGLIOLINI, SARA
2010/2011

Abstract

L’area immediatamente circostante la Basilica laurenziana concentra, in uno spazio assai limitato, tutte le caratteristiche dell’intero sistema del Ticinese. Vi si ritrovano infatti la densa stratificazione di edifici di epoche diverse su un forte tracciato viario di impronta romana e medievale; la frammentarietà dei piani, iniziati ed interrotti, succedutisi negli anni Venti; la presenza protagonista di monumenti insigni a fianco delle rovine lasciate dalla guerra, la risorsa preziosa di uno spazio verde. Vi si ritrova anche un campionario, quasi antologico, dei modi di intervenire sulla città a partire dall’Ottocento: il restauro di Boito della Porta medievale, i diradamenti fascisti, l’indifferenza verso il tessuto storico dei piani del 1927-38 e, infine, il tentativo con l’Esattoria di Reggiori di ambientare la nuova architettura al contesto. Frammentarietà e complessità sono sicuramente dei caratteri non secondari di questo luogo, sottolineati anche dall’isolamento imposto alla Basilica negli anni Trenta e Quaranta. Per questo motivo il progetto innanzitutto deve prendere atto di tale complessità senza ignorare le presenze che concorrono a determinare l’unicità di questo brano di Milano. Il progetto tiene conto dei diversi aspetti enunciati con l’obbiettivo di ottenere un disegno unitario che proprio nel luogo trova il suo fondamento. Prendendo in prestito le parole di Schopenhauer, sostituendo alla parola pensiero il termine “progetto” si potrebbe affermare: “Un unico progetto, invece, per quanto esteso possa essere, deve mantenere la più perfetta unità. Se tuttavia per essere comunicato dovesse essere suddiviso in parti, la connessione di esse dovrebbe essere nuovamente un insieme organico, tale cioè, che in esso ogni parte riceva l’intero nella stessa misura in cui essa è sostenuta dall’intero e nessuna sia la prima, e nessuna sia l’ultima, che tutto il progetto acquisti maggior chiarezza attraverso ciascuna parte e non sia possibile comprendere pienamente anche la prima particella senza che sia stato prima compreso l’intero”. L’occasione è creata dalla futura fermata della metropolitana a Piazza Vetra, l’intento è quello di offrire più che una semplice stazione. Alla quota zero la presenza del parco si valorizza andando a ridefinire gli accessi di quest’ultimo da via Molino delle Armi, soprattutto nel lato verso San Lorenzo dove viene a crearsi un “giardino dei ruderi”: uno spazio che ricalca le dimensioni della cortina demolita dai bombardamenti bellici e si costruisce in base alle misure e al ritmo dell’edificato accanto tentando di includere gli speroni murari rimasti all’interno di un disegno unitario. Cavedi e lucernari lasciano presagire che al di sotto della quota della strada si trova uno spazio costruito, che serve come ingresso alla M4 ed è nel contempo uno spazio espositivo dedicato alla storia della Basilica e ai numerosi scavi archeologici effettuati in questa parte di Milano, ultimi tra tutti proprio quelli condotti da MMspa in collaborazione con la Soprintendenza ai Beni Archeologici. L’esposizione è collocata parallelamente al corridoio che conduce al vano scale principale. Quest’ultimo si snoda attorno ad un cavedio centrale che come un pozzo si sviluppa in profondità e distribuisce gli accessi ai vari spazi ipogei. Infatti ad ogni spazio corrisponde una quota ben precisa, più vicina alla superficie è collocata la sala espositiva, scendendo si incontrano in ordine dapprima il passaggio che collega il parco delle Basiliche sottopassando via Molino delle Armi e il piano d’accesso alla metropolitana.
TOLVE, VALERIO
ARC II - Scuola di Architettura Civile
3-ott-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/28626