Abstract Il seguente elaborato è incentrato sul ruolo sempre più importante ricoperto dal settore volontario nella regolazione degli usi del suolo e nella fornitura di servizi collettivi. Tradizionalmente sia le regole d’uso del suolo sia i servizi pubblici territoriali sono forniti coattivamente dallo Stato; si pensava infatti che i privati fossero incapaci di azioni concertate e coordinate. Questa convinzione ha spesso costituito una giustificazione dell’intervento pubblico. In questi ultimi anni, invece, si sta dimostrando il contrario; infatti si può assistere alla sempre maggiore diffusione di forme organizzative volontarie a base territoriale di carattere privato, in grado di autoregolarsi e di fornire autonomamente infrastrutture e servizi. In questa direzione i casi riportati nelle pagine seguenti, San Felice e Partigliano, rappresentano l’esemplificazione di forme di organizzazione del territorio alternative alle tradizionali modalità pubbliche, perché, pur all’interno della cornice regolamentare fornita da queste, introducono un apparato supplementare di gestione e dello spazio fondato sugli strumenti del diritto privato. Nonostante la convinzione che alcune regole di base della convivenza non potranno che essere fornite universalmente dallo Stato e che certi sevizi territoriali di rete non potranno che essere forniti pubblicamente, è possibile pensare di limitare l’ingerenza da parte dello Stato e dare spazio a forme volontarie sia di regolazione degli usi del suolo sia di fornitura di servizi pubblici. L’elaborato si articola in quattro capitoli. Il primo è un’introduzione al tema del Welfare State; viene fatto un excursus sulla nascita e sulla sua successiva crisi. Correlato a questo aspetto si inserisce il tema principale della tesi, ossia lo sviluppo di forme di aggregazioni comunitarie con un forte radicamento nel territorio con lo scopo di fornire servizi e rimediare alle inefficienze statali. Nel secondo capitolo vengono descritte in linea teorica le tipologie di comunità contrattuali e di associazioni comunitarie presenti in Italia in cui solidarietà e reciprocità risultano i principi guida. Di queste verranno portati ad esempio, nel terzo capitolo, due casi studio che rappresentano il successo, anche se a piccola scala, di questo nuovo modo di regolazione territoriale. Nel quarto ed ultimo capitolo viene fornito un quadro istituzionale nel quale sono inserite queste nuove forme associative al fine di dimostrare come il nuovo modo di fornire i servizi e limitare l’ingerenza della mano pubblica possano essere un modo per far rinascere il welfare. Inoltre da questo risulta evidente l’importanza sempre maggiore che ha la sussidiarietà orizzontale e il suo progredire negli ordinamenti sia nazionali che europei.

Reciprocità e solidarietà nell'associazionismo a base territoriale

BERETTA, ALICE
2008/2009

Abstract

Abstract Il seguente elaborato è incentrato sul ruolo sempre più importante ricoperto dal settore volontario nella regolazione degli usi del suolo e nella fornitura di servizi collettivi. Tradizionalmente sia le regole d’uso del suolo sia i servizi pubblici territoriali sono forniti coattivamente dallo Stato; si pensava infatti che i privati fossero incapaci di azioni concertate e coordinate. Questa convinzione ha spesso costituito una giustificazione dell’intervento pubblico. In questi ultimi anni, invece, si sta dimostrando il contrario; infatti si può assistere alla sempre maggiore diffusione di forme organizzative volontarie a base territoriale di carattere privato, in grado di autoregolarsi e di fornire autonomamente infrastrutture e servizi. In questa direzione i casi riportati nelle pagine seguenti, San Felice e Partigliano, rappresentano l’esemplificazione di forme di organizzazione del territorio alternative alle tradizionali modalità pubbliche, perché, pur all’interno della cornice regolamentare fornita da queste, introducono un apparato supplementare di gestione e dello spazio fondato sugli strumenti del diritto privato. Nonostante la convinzione che alcune regole di base della convivenza non potranno che essere fornite universalmente dallo Stato e che certi sevizi territoriali di rete non potranno che essere forniti pubblicamente, è possibile pensare di limitare l’ingerenza da parte dello Stato e dare spazio a forme volontarie sia di regolazione degli usi del suolo sia di fornitura di servizi pubblici. L’elaborato si articola in quattro capitoli. Il primo è un’introduzione al tema del Welfare State; viene fatto un excursus sulla nascita e sulla sua successiva crisi. Correlato a questo aspetto si inserisce il tema principale della tesi, ossia lo sviluppo di forme di aggregazioni comunitarie con un forte radicamento nel territorio con lo scopo di fornire servizi e rimediare alle inefficienze statali. Nel secondo capitolo vengono descritte in linea teorica le tipologie di comunità contrattuali e di associazioni comunitarie presenti in Italia in cui solidarietà e reciprocità risultano i principi guida. Di queste verranno portati ad esempio, nel terzo capitolo, due casi studio che rappresentano il successo, anche se a piccola scala, di questo nuovo modo di regolazione territoriale. Nel quarto ed ultimo capitolo viene fornito un quadro istituzionale nel quale sono inserite queste nuove forme associative al fine di dimostrare come il nuovo modo di fornire i servizi e limitare l’ingerenza della mano pubblica possano essere un modo per far rinascere il welfare. Inoltre da questo risulta evidente l’importanza sempre maggiore che ha la sussidiarietà orizzontale e il suo progredire negli ordinamenti sia nazionali che europei.
CHIODELLI, FRANCESCO
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
4-mag-2010
2008/2009
Tesi di laurea Magistrale
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