Public space seems to be defined by the symbolic characteristic of place of community and civil and democratic liberties rather than by legal or proprietary aspects. It is at the same time the result and the condition of every society, in a mutual influence between environment and social and cultural practises. Historical public space is often celebrated as the democratic place of community, but at a closer look it reveals to be the spatial materialization of a narrow concept of public sphere, based on the exclusion of a relevant part of inhabitants. The perception itself of a contemporary crisis of public space, replaced with private surrogates, leans on a limited conception of public space and sphere. Broadening public sphere to include all the social and political actors, a multiplicity of points of view with concerning needs and wishes takes the place of a homogeneous and universal idea of community. The physical sphere of public space should mirror this plurality, including everyday spaces and promoting subjective, simultaneous, not pre-codified uses. The social, cultural, political and economical fragmentation of contemporary cities requires and produces a variety of public spaces opening new perspectives for planning and asking just for acknowledgement. Perception and description of space are interpretative actions interrelating subjectivity, social and cultural backgrounds, concrete reality. They permit to understand the surroundings, but also to regain possession of them, leaving claimed objective and universal characteristics for personal contributions to the public space discussion. Direct involvement of citizens allows a conscious expression of plural needs and capabilities. Active participation calls into question concepts of public space, public sphere and community. In doing so, it reshapes the city in its material and immaterial aspects, in at last democratic ways.

Lo spazio pubblico sembra essere definito più dal carattere simbolico di luogo della collettività e delle libertà civili e democratiche che da regimi giuridici e proprietari. Esso è il risultato e la condizione di ogni società, in un rapporto di influenza reciproca tra condizioni ambientali e pratiche socioculturali. Lo spazio pubblico storico è spesso celebrato come luogo democratico della collettività, ma ad un’analisi più approfondita si rivela essere la realizzazione in termini spaziali di un concetto limitato di sfera pubblica, strutturato sull’esclusione di porzioni significative di abitanti. La stessa percezione di una crisi contemporanea dello spazio pubblico, sostituito da surrogati privatizzati, si basa su una concezione ristretta di spazio e sfera pubblici. Ampliando la sfera pubblica a comprendere tutti gli attori sociali e politici, ad un’idea di collettività omogenea ed universale subentra una molteplicità di punti di vista e di relativi bisogni e desideri. L’ambito fisico dello spazio pubblico dovrebbe riflettere questa pluralità, includendo gli spazi quotidiani e favorendo usi soggettivi, simultanei, non precodificati. La frammentarietà sociale, culturale, politica ed economica della città contemporanea richiede e produce una varietà di spazi pubblici che offrono nuove prospettive alla pianificazione e chiedono solo di essere riconosciuti come tali. La percezione e la descrizione dello spazio sono atti interpretativi che mettono in relazione soggettività, retroterra socioculturali, realtà materiale. Consentono di comprendere ciò che ci circonda ma anche di riappropriarsene, abbandonando presunti caratteri oggettivi ed universali a favore di contributi personali al discorso sullo spazio pubblico. Il coinvolgimento diretto dei cittadini permette una manifestazione consapevole di esigenze e potenzialità molteplici e diversificate. La partecipazione attiva mette in discussione i concetti di spazio pubblico, di sfera pubblica e di collettività. Nel farlo, rimodella la città nei suoi aspetti materiali ed immateriali, con modalità che sembrano essere finalmente democratiche.

Lo spazio pubblico: manifestazioni identitarie

DE TOGNI, NICOLE
2008/2009

Abstract

Public space seems to be defined by the symbolic characteristic of place of community and civil and democratic liberties rather than by legal or proprietary aspects. It is at the same time the result and the condition of every society, in a mutual influence between environment and social and cultural practises. Historical public space is often celebrated as the democratic place of community, but at a closer look it reveals to be the spatial materialization of a narrow concept of public sphere, based on the exclusion of a relevant part of inhabitants. The perception itself of a contemporary crisis of public space, replaced with private surrogates, leans on a limited conception of public space and sphere. Broadening public sphere to include all the social and political actors, a multiplicity of points of view with concerning needs and wishes takes the place of a homogeneous and universal idea of community. The physical sphere of public space should mirror this plurality, including everyday spaces and promoting subjective, simultaneous, not pre-codified uses. The social, cultural, political and economical fragmentation of contemporary cities requires and produces a variety of public spaces opening new perspectives for planning and asking just for acknowledgement. Perception and description of space are interpretative actions interrelating subjectivity, social and cultural backgrounds, concrete reality. They permit to understand the surroundings, but also to regain possession of them, leaving claimed objective and universal characteristics for personal contributions to the public space discussion. Direct involvement of citizens allows a conscious expression of plural needs and capabilities. Active participation calls into question concepts of public space, public sphere and community. In doing so, it reshapes the city in its material and immaterial aspects, in at last democratic ways.
DE PIERI, FILIPPO
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
4-mag-2010
2008/2009
Lo spazio pubblico sembra essere definito più dal carattere simbolico di luogo della collettività e delle libertà civili e democratiche che da regimi giuridici e proprietari. Esso è il risultato e la condizione di ogni società, in un rapporto di influenza reciproca tra condizioni ambientali e pratiche socioculturali. Lo spazio pubblico storico è spesso celebrato come luogo democratico della collettività, ma ad un’analisi più approfondita si rivela essere la realizzazione in termini spaziali di un concetto limitato di sfera pubblica, strutturato sull’esclusione di porzioni significative di abitanti. La stessa percezione di una crisi contemporanea dello spazio pubblico, sostituito da surrogati privatizzati, si basa su una concezione ristretta di spazio e sfera pubblici. Ampliando la sfera pubblica a comprendere tutti gli attori sociali e politici, ad un’idea di collettività omogenea ed universale subentra una molteplicità di punti di vista e di relativi bisogni e desideri. L’ambito fisico dello spazio pubblico dovrebbe riflettere questa pluralità, includendo gli spazi quotidiani e favorendo usi soggettivi, simultanei, non precodificati. La frammentarietà sociale, culturale, politica ed economica della città contemporanea richiede e produce una varietà di spazi pubblici che offrono nuove prospettive alla pianificazione e chiedono solo di essere riconosciuti come tali. La percezione e la descrizione dello spazio sono atti interpretativi che mettono in relazione soggettività, retroterra socioculturali, realtà materiale. Consentono di comprendere ciò che ci circonda ma anche di riappropriarsene, abbandonando presunti caratteri oggettivi ed universali a favore di contributi personali al discorso sullo spazio pubblico. Il coinvolgimento diretto dei cittadini permette una manifestazione consapevole di esigenze e potenzialità molteplici e diversificate. La partecipazione attiva mette in discussione i concetti di spazio pubblico, di sfera pubblica e di collettività. Nel farlo, rimodella la città nei suoi aspetti materiali ed immateriali, con modalità che sembrano essere finalmente democratiche.
Tesi di laurea Magistrale
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