Il mio concept store si può definire innanzitutto come un format di allestimento per la distribuzione, declinabile in varie proposizioni a seconda delle dimensioni dello spazio commerciale e dal tipo di acquisti fatti dai clienti dello store. In un secondo momento, il sistema-prodotto da me proposto si presenta come un luogo di esperienze comunitarie, consentendo al cliente di essere compartecipe del sistema che ne sta alla base: il consumatore è libero di esprimere le proprie considerazioni riguardo i propri acquisti, influenzando egli stesso le tendenze di mercato. Se i prodotti da lui testati non hanno un riscontro con le promesse fatte da questi in campagna comunicativa, egli ha il diritto di metterne a conoscenza gli altri consumatori, in un rapporto comunitario di mutuo soccorso. La creazione di un profilo personalizzato permette anche di costruire delle associazioni culturali/gustative, di modo da poter mettere in relazione utenti con interessi simili, venendo a creare, così, dei micro-gruppi indipendenti. La formula comprende anche un redesign del sistema allestitivo: la disposizione degli scaffali -in posizione diagonale, secondo lo studio della frequenza d’acquisto basato sull’algoritmo di Floyd-, una diversa conformazione delle celle frigorifere -circolari, per disporre i prodotti in base alla loro deperibilità, in modo da poter proporre prezzi differenti ed evitare sprechi. Il focus principale del format da me proposto è incentrato sulla convinzione che il benessere del cliente inizi al momento dell’atto della scelta d’acquisto. Pensiamo poi alle offerte dell’ultimo minuto dei prodotti freschi: un sistema come le celle frigo circolari consentirebbe una disposizione tale da poter proporre costantemente prezzi diversi a seconda della deperibilità dei prodotti, venendo così incontro ai bisogni –anche economici- degli utenti. Ultima, ma non per questo meno importante, la comunicazione visiva. Se si vuole conquistare la fiducia dei consumatori, non è sufficiente mostrarsi “trasparenti” nella descrizione dell’offerta, ma bisogna adottare un atteggiamento “didattico” nei confronti dell’utente. “Istruire” prima ancora di “nutrire”.

Contemporary convenience retailing. Progetto di un nuovo sistema prodotto di vendita al dettaglio

MASSIGNAN, PAOLA
2010/2011

Abstract

Il mio concept store si può definire innanzitutto come un format di allestimento per la distribuzione, declinabile in varie proposizioni a seconda delle dimensioni dello spazio commerciale e dal tipo di acquisti fatti dai clienti dello store. In un secondo momento, il sistema-prodotto da me proposto si presenta come un luogo di esperienze comunitarie, consentendo al cliente di essere compartecipe del sistema che ne sta alla base: il consumatore è libero di esprimere le proprie considerazioni riguardo i propri acquisti, influenzando egli stesso le tendenze di mercato. Se i prodotti da lui testati non hanno un riscontro con le promesse fatte da questi in campagna comunicativa, egli ha il diritto di metterne a conoscenza gli altri consumatori, in un rapporto comunitario di mutuo soccorso. La creazione di un profilo personalizzato permette anche di costruire delle associazioni culturali/gustative, di modo da poter mettere in relazione utenti con interessi simili, venendo a creare, così, dei micro-gruppi indipendenti. La formula comprende anche un redesign del sistema allestitivo: la disposizione degli scaffali -in posizione diagonale, secondo lo studio della frequenza d’acquisto basato sull’algoritmo di Floyd-, una diversa conformazione delle celle frigorifere -circolari, per disporre i prodotti in base alla loro deperibilità, in modo da poter proporre prezzi differenti ed evitare sprechi. Il focus principale del format da me proposto è incentrato sulla convinzione che il benessere del cliente inizi al momento dell’atto della scelta d’acquisto. Pensiamo poi alle offerte dell’ultimo minuto dei prodotti freschi: un sistema come le celle frigo circolari consentirebbe una disposizione tale da poter proporre costantemente prezzi diversi a seconda della deperibilità dei prodotti, venendo così incontro ai bisogni –anche economici- degli utenti. Ultima, ma non per questo meno importante, la comunicazione visiva. Se si vuole conquistare la fiducia dei consumatori, non è sufficiente mostrarsi “trasparenti” nella descrizione dell’offerta, ma bisogna adottare un atteggiamento “didattico” nei confronti dell’utente. “Istruire” prima ancora di “nutrire”.
ARC III - Scuola del Design
20-dic-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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