Il sistema fortificato della valle del Picentino nel Salernitano dal VII al XVI secolo La tesi permette di mettere in luce il vissuto del territorio della valle del Picentino nel Salernitano, una storia lacerata da guerre, deportazioni di massa, terremoti, emigrazione. Il castello di Terravecchia domina sul villaggio e su tutta la valle, si erge ancora con animo fiero e si impone dominante sulla collina, deciso a voler continuare a simboleggiare il potere, nonostante i suoi tantissimi anni e nonostante l’erba che lo avvolge e le piante che lo infestano, che a malapena lo fanno respirare. Era nato nel periodo dei Longobardi, ma era nato male: i nuovi barbari non erano maestri ma si affidavano alle maestranze locali, la solida e imponente pietra era il loro riferimento ed era loro costume affidarsi a vecchi siti di epoca romana per realizzare le loro fortezze. Dato che costruivano solo per difendersi, anche la collina viene cinta da mura e torri. <<Dall’altra parte della valle, verso est, nello stesso periodo nasceva un altro castello, quello di Olevano, sempre costruito dai Longobardi che cercavano di contrastare i Bizantini a cui avevano tolto il meridione d’Italia. Un ulteriore segno del loro passaggio è la costruzione nella valle di una chiesa del IX secolo dedicata a “S. Ambrogio”, con affreschi in eccellenti condizioni.>> Successivamente arrivarono i nobili normanni, che alzano il maniero e lo arricchiscono di finestre, bastioni, mura merlate, camminamenti di ronda. Diventa così un vero e proprio castello. <<A mò di vedetta verso la valle del fiume Sele, a ridosso del villaggio di Montecorvino Rovella, i normanni costruiscono castel Nebulano, su due livelli posto in posizione eccellente con fossato, camminamenti di ronda e fuori dalle mura un piccolo edificio, una chiesa che si intuisce esserlo solo dal catino absidale.>> I normanni rimasero nel territorio per poco tempo. Il nuovo imperatore è Federico II, che lo utilizza come dimora per circa un anno dopo averlo ripreso e restaurato con nuovi camminamenti di ronda, un fossato, e mura più solide. La fine di Federico II apre un altro periodo buio per la popolazione della valle e non solo. Gli Angioini, invogliati da Papa Innocenzo IV, entrano nel meridione d’Italia portando al seguito i nuovi feudatari del regno (nobili francesi). Ma gli Aragonesi, da tempo nemici degli Angioini che già occupavano la Sicilia, minacciavano i possedimenti Angioini, così le mura di cinta vengono riprese e fortificate e il castello viene fornito di una seconda murazione. Sotto la continua minaccia di invasione, gli Angioini completano la fortificazione della valle edificando ad ovest il castello di Montevetrano posto su una collina che guarda sia la valle del Picentino che quella del Sele, una fortezza con alte mura e un mastio al centro che guarda fino alle coste del Cilento. La valle è così fortificata : il castello di Terravecchia a nord, castel Nebulano a sud, il castello di Olevano a est e a ovest il castello di Montevetrano. Il castello di Terravecchia resta il nucleo più importante nel sistema difensivo Angioino: non a caso è l’unico castello che guarda gli altri tre . Gli aragonesi arrivano verso la metà del XV secolo, portando i primi schioppi e i primi cannoni, la famiglia D’Avalos diventa padrona delle terre Picentine e il castello di Terravecchia viene ristrutturato insieme alle mura di cinta. Il sistema difensivo cambia, assume un aspetto diverso: mura di cinta più poderose e l’inserimento nelle torri di cannoniere e feritoie per gli archibugi. Oramai si è a una svolta. Le mura che erano state così importanti nel passato assumono un valore diverso. Le torri, che orgogliose svettavano insieme ai merli proteggendo dai dardi, adesso gemono sotto i colpi dei cannoni, diventando un pericolo per gli abitanti del castello. Così per scongiurare i crolli si pensa di abbassarle, e in questo periodo avvengono le prime rasature. Il castello inizia ad assomigliare più ad una residenza che non a un avamposto militare, le mura hanno un aspetto nuovo, fino a qualche tempo fa la loro esistenza era sinonimo di potere militare, ma adesso il castello e le mura di cinta assumono una valenza più politica che militare. Il signore del borgo non è li fermo ad attendere il nemico, ma tesse le sue trame, organizza incontri (o scontri) con altri signori, intreccia alleanze servendosi anche di matrimoni. Oramai il nemico non viene più dal mare, ma è li, è il suo vicino, sicuramente appartiene alla sua stessa famiglia. Il castello assiste ancora una volta inerme alle trasformazioni, modellandosi ed adattandosi a quelle che sono le vicende storiche. Con il regno dei Borbone il castello assume un nuovo ruolo: diventa una villa di residenza, tanto che un’ultima ristrutturazione risale al 1884, quando gli ultimi proprietari, i Dini, decidono di viverlo limitandosi a intervenire solo sul lato sud, lasciando così inalterato (fortunatamente) il resto del castello. La prima guerra mondiale con la sua scia di miseria lascia i segni sul castello, viene depredato più volte e la famiglia Dini lentamente si allontana. Arriva la seconda guerra mondiale, viene occupato prima dai tedeschi e poi dagli inglesi. Il 23 Novembre del 1980 il terremoto è l’ultimo nemico affrontato dal castello, arriva nella valle del Picentino, assale il borgo e infierisce duri colpi al vecchio maniero. Quasi tutti gli abitanti vanno via dal villaggio, arrivando come numero di abitanti al minimo storico. Il declino del castello sembra segnato. Nel 1999 viene presentato un progetto che coinvolge tutta la collina con il villaggio e il castello sfruttando i fondi FERS (Fondi Europei di Sviluppo Regionale), il progetto viene approvato e il 20 gennaio del 2000 iniziano i lavori per la ristrutturazione del borgo. Vengono restaurati 8 edifici realizzando così 20 appartamenti più tre sale per la convegnistica, per un totale di 70 posti letto. Così il borgo diventa nella valle il più grande sistema ricettivo, un vero e proprio volano capace di attirare a se tutte quelle che sono le potenzialità del nostro territorio. Il borgo, come partner attivo del Giffoni Film Festival.

Il sistema fortificato della valle del Picentino nel Salernitano dal VII al XVI secolo

SOLDIVIERI, GREGORIO
2010/2011

Abstract

Il sistema fortificato della valle del Picentino nel Salernitano dal VII al XVI secolo La tesi permette di mettere in luce il vissuto del territorio della valle del Picentino nel Salernitano, una storia lacerata da guerre, deportazioni di massa, terremoti, emigrazione. Il castello di Terravecchia domina sul villaggio e su tutta la valle, si erge ancora con animo fiero e si impone dominante sulla collina, deciso a voler continuare a simboleggiare il potere, nonostante i suoi tantissimi anni e nonostante l’erba che lo avvolge e le piante che lo infestano, che a malapena lo fanno respirare. Era nato nel periodo dei Longobardi, ma era nato male: i nuovi barbari non erano maestri ma si affidavano alle maestranze locali, la solida e imponente pietra era il loro riferimento ed era loro costume affidarsi a vecchi siti di epoca romana per realizzare le loro fortezze. Dato che costruivano solo per difendersi, anche la collina viene cinta da mura e torri. <> Successivamente arrivarono i nobili normanni, che alzano il maniero e lo arricchiscono di finestre, bastioni, mura merlate, camminamenti di ronda. Diventa così un vero e proprio castello. <> I normanni rimasero nel territorio per poco tempo. Il nuovo imperatore è Federico II, che lo utilizza come dimora per circa un anno dopo averlo ripreso e restaurato con nuovi camminamenti di ronda, un fossato, e mura più solide. La fine di Federico II apre un altro periodo buio per la popolazione della valle e non solo. Gli Angioini, invogliati da Papa Innocenzo IV, entrano nel meridione d’Italia portando al seguito i nuovi feudatari del regno (nobili francesi). Ma gli Aragonesi, da tempo nemici degli Angioini che già occupavano la Sicilia, minacciavano i possedimenti Angioini, così le mura di cinta vengono riprese e fortificate e il castello viene fornito di una seconda murazione. Sotto la continua minaccia di invasione, gli Angioini completano la fortificazione della valle edificando ad ovest il castello di Montevetrano posto su una collina che guarda sia la valle del Picentino che quella del Sele, una fortezza con alte mura e un mastio al centro che guarda fino alle coste del Cilento. La valle è così fortificata : il castello di Terravecchia a nord, castel Nebulano a sud, il castello di Olevano a est e a ovest il castello di Montevetrano. Il castello di Terravecchia resta il nucleo più importante nel sistema difensivo Angioino: non a caso è l’unico castello che guarda gli altri tre . Gli aragonesi arrivano verso la metà del XV secolo, portando i primi schioppi e i primi cannoni, la famiglia D’Avalos diventa padrona delle terre Picentine e il castello di Terravecchia viene ristrutturato insieme alle mura di cinta. Il sistema difensivo cambia, assume un aspetto diverso: mura di cinta più poderose e l’inserimento nelle torri di cannoniere e feritoie per gli archibugi. Oramai si è a una svolta. Le mura che erano state così importanti nel passato assumono un valore diverso. Le torri, che orgogliose svettavano insieme ai merli proteggendo dai dardi, adesso gemono sotto i colpi dei cannoni, diventando un pericolo per gli abitanti del castello. Così per scongiurare i crolli si pensa di abbassarle, e in questo periodo avvengono le prime rasature. Il castello inizia ad assomigliare più ad una residenza che non a un avamposto militare, le mura hanno un aspetto nuovo, fino a qualche tempo fa la loro esistenza era sinonimo di potere militare, ma adesso il castello e le mura di cinta assumono una valenza più politica che militare. Il signore del borgo non è li fermo ad attendere il nemico, ma tesse le sue trame, organizza incontri (o scontri) con altri signori, intreccia alleanze servendosi anche di matrimoni. Oramai il nemico non viene più dal mare, ma è li, è il suo vicino, sicuramente appartiene alla sua stessa famiglia. Il castello assiste ancora una volta inerme alle trasformazioni, modellandosi ed adattandosi a quelle che sono le vicende storiche. Con il regno dei Borbone il castello assume un nuovo ruolo: diventa una villa di residenza, tanto che un’ultima ristrutturazione risale al 1884, quando gli ultimi proprietari, i Dini, decidono di viverlo limitandosi a intervenire solo sul lato sud, lasciando così inalterato (fortunatamente) il resto del castello. La prima guerra mondiale con la sua scia di miseria lascia i segni sul castello, viene depredato più volte e la famiglia Dini lentamente si allontana. Arriva la seconda guerra mondiale, viene occupato prima dai tedeschi e poi dagli inglesi. Il 23 Novembre del 1980 il terremoto è l’ultimo nemico affrontato dal castello, arriva nella valle del Picentino, assale il borgo e infierisce duri colpi al vecchio maniero. Quasi tutti gli abitanti vanno via dal villaggio, arrivando come numero di abitanti al minimo storico. Il declino del castello sembra segnato. Nel 1999 viene presentato un progetto che coinvolge tutta la collina con il villaggio e il castello sfruttando i fondi FERS (Fondi Europei di Sviluppo Regionale), il progetto viene approvato e il 20 gennaio del 2000 iniziano i lavori per la ristrutturazione del borgo. Vengono restaurati 8 edifici realizzando così 20 appartamenti più tre sale per la convegnistica, per un totale di 70 posti letto. Così il borgo diventa nella valle il più grande sistema ricettivo, un vero e proprio volano capace di attirare a se tutte quelle che sono le potenzialità del nostro territorio. Il borgo, come partner attivo del Giffoni Film Festival.
ARC I - Scuola di Architettura e Società
21-dic-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/33582