Da un paio d’anni la città di Milano è protagonista di un lungo dibattito circa il suo futuro. L’occasione di ciò è data dal Piano del Governo del Territorio (PGT), una vera e propria riforma del sistema regolativo di tutte le piccole e grandi trasformazioni della città, di cui è carente da più di trent’anni. Parallelamente sta procedendo l’Accordo di Programma (AdP) tra Regione, Comune e Ferrovie, per la valorizzazione immobiliare degli ex scali ferroviari, i cui plusvalori genererebbero risorse per opere ferroviarie migliorative del critico assetto del nodo milanese. Lo studio di Milano, attraverso un’attenta lettura delle trasformazioni in atto e di quelle già avvenute, stratifi catesi nella città, ha permesso una migliore comprensione del suo presente: realtà molto complessa, frutto dell’intersecazione tra le fi tte maglie di reti materiali e immateriali. Capire la realtà signifi ca essere in grado di ricostruire dei modelli di essa, rappresentazioni dello stato di fatto che permettono un analisi dai micro ai macro sistemi, attraverso lo spazio ed il tempo. Implica anche ricercare le tendenze, ovvero il divenire più prevedibile e/o meglio auspicabile, ingenerato dallo sviluppo delle opportunità e delle risorse di un luogo. Solo così si può cominciare a designare un nuovo assetto per la Milano di domani. Intento del progetto di Milano Scalo Farini è quello di ipotizzare un nuovo piano insediativo ed infrastrutturale, in vista di una pianifi cazione maggiormente sostenibile ed armonica delle diverse parti e dell’inserimento della Nuova Brera in un contesto territoriale più ampio. Si vuole, inoltre, offrire degli spazi che inducano comportamenti e favoriscano usi precisi da parte dei cittadini: progettare non solo i luoghi fi sici dell’uomo, ma anche i luoghi delle relazioni intangibili tra risorse e conoscenze. Una profonda conoscenza del presente è l’unico dato concreto in nostro possesso, attraverso il quale la società possa essere messa nelle condizioni di intervenire direttamente sul proprio destino.
Milano scalo Farini : trasformazioni per una produttività creativa
IAFELICE, COSTANZA
2010/2011
Abstract
Da un paio d’anni la città di Milano è protagonista di un lungo dibattito circa il suo futuro. L’occasione di ciò è data dal Piano del Governo del Territorio (PGT), una vera e propria riforma del sistema regolativo di tutte le piccole e grandi trasformazioni della città, di cui è carente da più di trent’anni. Parallelamente sta procedendo l’Accordo di Programma (AdP) tra Regione, Comune e Ferrovie, per la valorizzazione immobiliare degli ex scali ferroviari, i cui plusvalori genererebbero risorse per opere ferroviarie migliorative del critico assetto del nodo milanese. Lo studio di Milano, attraverso un’attenta lettura delle trasformazioni in atto e di quelle già avvenute, stratifi catesi nella città, ha permesso una migliore comprensione del suo presente: realtà molto complessa, frutto dell’intersecazione tra le fi tte maglie di reti materiali e immateriali. Capire la realtà signifi ca essere in grado di ricostruire dei modelli di essa, rappresentazioni dello stato di fatto che permettono un analisi dai micro ai macro sistemi, attraverso lo spazio ed il tempo. Implica anche ricercare le tendenze, ovvero il divenire più prevedibile e/o meglio auspicabile, ingenerato dallo sviluppo delle opportunità e delle risorse di un luogo. Solo così si può cominciare a designare un nuovo assetto per la Milano di domani. Intento del progetto di Milano Scalo Farini è quello di ipotizzare un nuovo piano insediativo ed infrastrutturale, in vista di una pianifi cazione maggiormente sostenibile ed armonica delle diverse parti e dell’inserimento della Nuova Brera in un contesto territoriale più ampio. Si vuole, inoltre, offrire degli spazi che inducano comportamenti e favoriscano usi precisi da parte dei cittadini: progettare non solo i luoghi fi sici dell’uomo, ma anche i luoghi delle relazioni intangibili tra risorse e conoscenze. Una profonda conoscenza del presente è l’unico dato concreto in nostro possesso, attraverso il quale la società possa essere messa nelle condizioni di intervenire direttamente sul proprio destino.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/33963