Tre corsi d’acqua caratterizzano l’area dell’Ex Cotonificio Zopfi presso Ranica, piccolo paese bergamasco collocato all’imbocco della Val Seriana. Sul canale principale, in elevazione rispetto all’ampia area a prato, emergono gli edifici originariamente destinati alla produzione del cotone; questi si estendono lungo la Roggia del Serio: diverse epoche di costruzione, diverse caratteristiche architettoniche ma dimensioni simili per i grandi fabbricati rimasti a lungo senza funzione. La presente tesi affronta il recupero e la rifunzionalizzazione del Complesso per trasformarlo, secondo una logica di mix funzionale, in un centro sportivo (fitness, wellness e piscina), un hotel, in risposta alle esigenze ricettivo-alberghiere del contesto, e una nuova sede dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, per rendere concreta la fattibilità economica dell’intervento di riqualificazione urbana ed ambientale dell’area. A supporto del progetto di rifunzionalizzazione, è stata determinante l’analisi dei processi di coinvolgimento della popolazione, con la quale comprendere i bisogni, le aspettative e le preoccupazioni della comunità ranichese, al fine di poter incrociare e sovrapporre le scelte meramente progettuali all’interesse manifestato da diversi attori e portatori di interesse. La sistemazione morfologica del complesso, unitamente alla riqualificazione urbana a piccola scala del tessuto cittadino limitrofo, è stata condotta definendo un sistema di relazioni tra spazi urbani esistenti e nuovi, con l’obiettivo di restituire a Ranica un complesso rimasto chiuso in sé stesso per troppo tempo e, contemporaneamente, estendere il raggio del centro storico comunale, evitando la creazione di una nuova centralità. A grande scala, la proposta di rifunzionalizzazione dell’area consente lo “svecchiamento” del Paese di Ranica, mediante l’insediamento di funzioni che offrano maggiori opportunità di svago e divertimento e che rendano il Comune nuovo polo attrattore per i paesi limitrofi. Il principio cardine dell'intervento consta nella valorizzazione del genius loci insito al Complesso rispetto all’ambito dove è sito, riconducibile all’elevata valenza paesaggistica dell’area e al valore congiunto alla memoria storica degli edifici ottocenteschi destinati alla filatura ed alla tessitura. L’intervento di recupero dei volumi industriali storici è stato pertanto accompagnato dalla progettazione del nuovo, secondo principi di coerenza morfologica, formale e materica rispetto all’esistente, e dal disegno dell’area a prato, proponendo una permeabilità visiva e fisica, attualmente negata. Uno degli obiettivi principali consiste nel porre particolare attenzione nel disegno degli ambienti, sia costruiti che naturali, rispetto alla percezione degli stessi da parte dell’utenza, al fine di ottenere un risultato progettuale non meramente tecnico ma consapevole delle sensazioni suscitate nei fruitori. Lo studio accurato, per il costruito, delle finiture, degli effetti scenografici, della viste privilegiate e della strategia delle “scatole” interne, unita alla valorizzazione delle caratteristiche naturali delle aree a cielo aperto, con la determinazione di sub – aree che assecondino la vegetazione esistente e di progetto, determinano pertanto un valore aggiunto al progetto stesso. L’adeguamento delle prestazioni delle componenti tecnologiche degli edifici oggetto di recupero rispetto alla normativa vigente e lo studio dell’interfaccia nuovo-esistente sono stati affrontati conformemente agli obiettivi di coerenza prefissati, privilegiando quindi l’uso del vetro nelle superfetazioni. Uguale logica è stata utilizzata nella progettazione degli elementi tecnologici e delle strategie passive per l’ottenimento di alti livelli di comfort dei nuovi edifici. Le coperture di questi ultimi sono scandite da pannelli fotovoltaici e solari, che concorrono a soddisfare le esigenze energetiche e di fabbisogno di acqua calda sanitaria pur essendo parte integrante dell’immagine architettonica: un apposito studio dimostra che la configurazione piana, proposta per essi, risulta essere sia architettonicamente che economicamente più adatta rispetto ad un impianto non integrato. Le strategie impiantistiche sono state adeguatamente adattate alla peculiarità delle destinazioni d’uso e la modellazione del sistema edificio-impianto tramite un software professionale ha permesso di calcolare il fabbisogno estivo ed invernale per dimensionare alcune apparecchiature e verificare la conformità dell’impiego di risorse rinnovabili alle normative vigenti. Il progetto è corredato da una analisi finalizzata alla conservazione del solaio interpiano esistente dell’edificio per la filatura, affrontato con un approccio non usuale. Infatti, anziché proporre la conduzione di prove di carico distruttive, lo studio dimostra l’effettiva idoneità del solaio sia in esercizio (mediante una comparazione tra la domanda e la sollecitazione media in esercizio sopportata dal solaio in passato a causa della presenza di macchinari tessili), che allo stato limite ultimo, tramite l’analisi limite dell’arco al quale la volta in oggetto può essere approssimata. La progettazione del telaio di una passerella in acciaio, affrontata tramite la modellazione tridimensionale dello stesso e l’analisi di nodi e modalità di realizzazione, completa l’approfondimento strutturale. Attualmente le architetture monumentali del Complesso Ex Zopfi costituiscono elementi di alterazione del paesaggio ranichese; al contempo, queste costituiscono una grande risorsa celata per territorio e per collettività. Mediante la proposta di rifunzionalizzazione del Complesso dismesso si vuole recuperare la storia e l’identità propri del luogo e della società, a partire dal presupposto che “Ranica, senza Zopfi, vuol dire cancellare un secolo e mezzo di storia”.

Dynamic textile. Recupero e valorizzazione del complesso ex Zopfi

GUERINI, VALENTINA;RUSCONI, SERENA;PAVONE, LUCIA
2010/2011

Abstract

Tre corsi d’acqua caratterizzano l’area dell’Ex Cotonificio Zopfi presso Ranica, piccolo paese bergamasco collocato all’imbocco della Val Seriana. Sul canale principale, in elevazione rispetto all’ampia area a prato, emergono gli edifici originariamente destinati alla produzione del cotone; questi si estendono lungo la Roggia del Serio: diverse epoche di costruzione, diverse caratteristiche architettoniche ma dimensioni simili per i grandi fabbricati rimasti a lungo senza funzione. La presente tesi affronta il recupero e la rifunzionalizzazione del Complesso per trasformarlo, secondo una logica di mix funzionale, in un centro sportivo (fitness, wellness e piscina), un hotel, in risposta alle esigenze ricettivo-alberghiere del contesto, e una nuova sede dell’Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri, per rendere concreta la fattibilità economica dell’intervento di riqualificazione urbana ed ambientale dell’area. A supporto del progetto di rifunzionalizzazione, è stata determinante l’analisi dei processi di coinvolgimento della popolazione, con la quale comprendere i bisogni, le aspettative e le preoccupazioni della comunità ranichese, al fine di poter incrociare e sovrapporre le scelte meramente progettuali all’interesse manifestato da diversi attori e portatori di interesse. La sistemazione morfologica del complesso, unitamente alla riqualificazione urbana a piccola scala del tessuto cittadino limitrofo, è stata condotta definendo un sistema di relazioni tra spazi urbani esistenti e nuovi, con l’obiettivo di restituire a Ranica un complesso rimasto chiuso in sé stesso per troppo tempo e, contemporaneamente, estendere il raggio del centro storico comunale, evitando la creazione di una nuova centralità. A grande scala, la proposta di rifunzionalizzazione dell’area consente lo “svecchiamento” del Paese di Ranica, mediante l’insediamento di funzioni che offrano maggiori opportunità di svago e divertimento e che rendano il Comune nuovo polo attrattore per i paesi limitrofi. Il principio cardine dell'intervento consta nella valorizzazione del genius loci insito al Complesso rispetto all’ambito dove è sito, riconducibile all’elevata valenza paesaggistica dell’area e al valore congiunto alla memoria storica degli edifici ottocenteschi destinati alla filatura ed alla tessitura. L’intervento di recupero dei volumi industriali storici è stato pertanto accompagnato dalla progettazione del nuovo, secondo principi di coerenza morfologica, formale e materica rispetto all’esistente, e dal disegno dell’area a prato, proponendo una permeabilità visiva e fisica, attualmente negata. Uno degli obiettivi principali consiste nel porre particolare attenzione nel disegno degli ambienti, sia costruiti che naturali, rispetto alla percezione degli stessi da parte dell’utenza, al fine di ottenere un risultato progettuale non meramente tecnico ma consapevole delle sensazioni suscitate nei fruitori. Lo studio accurato, per il costruito, delle finiture, degli effetti scenografici, della viste privilegiate e della strategia delle “scatole” interne, unita alla valorizzazione delle caratteristiche naturali delle aree a cielo aperto, con la determinazione di sub – aree che assecondino la vegetazione esistente e di progetto, determinano pertanto un valore aggiunto al progetto stesso. L’adeguamento delle prestazioni delle componenti tecnologiche degli edifici oggetto di recupero rispetto alla normativa vigente e lo studio dell’interfaccia nuovo-esistente sono stati affrontati conformemente agli obiettivi di coerenza prefissati, privilegiando quindi l’uso del vetro nelle superfetazioni. Uguale logica è stata utilizzata nella progettazione degli elementi tecnologici e delle strategie passive per l’ottenimento di alti livelli di comfort dei nuovi edifici. Le coperture di questi ultimi sono scandite da pannelli fotovoltaici e solari, che concorrono a soddisfare le esigenze energetiche e di fabbisogno di acqua calda sanitaria pur essendo parte integrante dell’immagine architettonica: un apposito studio dimostra che la configurazione piana, proposta per essi, risulta essere sia architettonicamente che economicamente più adatta rispetto ad un impianto non integrato. Le strategie impiantistiche sono state adeguatamente adattate alla peculiarità delle destinazioni d’uso e la modellazione del sistema edificio-impianto tramite un software professionale ha permesso di calcolare il fabbisogno estivo ed invernale per dimensionare alcune apparecchiature e verificare la conformità dell’impiego di risorse rinnovabili alle normative vigenti. Il progetto è corredato da una analisi finalizzata alla conservazione del solaio interpiano esistente dell’edificio per la filatura, affrontato con un approccio non usuale. Infatti, anziché proporre la conduzione di prove di carico distruttive, lo studio dimostra l’effettiva idoneità del solaio sia in esercizio (mediante una comparazione tra la domanda e la sollecitazione media in esercizio sopportata dal solaio in passato a causa della presenza di macchinari tessili), che allo stato limite ultimo, tramite l’analisi limite dell’arco al quale la volta in oggetto può essere approssimata. La progettazione del telaio di una passerella in acciaio, affrontata tramite la modellazione tridimensionale dello stesso e l’analisi di nodi e modalità di realizzazione, completa l’approfondimento strutturale. Attualmente le architetture monumentali del Complesso Ex Zopfi costituiscono elementi di alterazione del paesaggio ranichese; al contempo, queste costituiscono una grande risorsa celata per territorio e per collettività. Mediante la proposta di rifunzionalizzazione del Complesso dismesso si vuole recuperare la storia e l’identità propri del luogo e della società, a partire dal presupposto che “Ranica, senza Zopfi, vuol dire cancellare un secolo e mezzo di storia”.
RAVOGLI, ANDREA MASSIMO
PISANI, MARCO ANDREA
MONTANELLI, ARTURO LUCA
ING VI - Scuola di Ingegneria Edile-Architettura
21-dic-2011
2010/2011
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/34341