Infrastruttura Ecologica è il risultato di un indagine volta a comprendere come restituire ad una ampia comunità una linea ferroviaria dismessa. Ci troviamo nei territori costieri della Sicilia Sud-Orientale, in un territorio che come il resto della regione è ricco di bellezze e contraddizioni. La linea ferrata in questione, è quella che collegava Noto a Pachino, è più in generale il capo Sud dell’Italia (Capo Passero) al capo Nord (la stazione del Brennero). L’indagine parte dal ruolo delle ferrovie nella storia siciliana, per analizzare poi nello specifico il caso della diramazione Noto-Pachino. L’idea di progettare una Infrastruttura scaturisce dalla lettura del territorio prossimo alla ferrovia. Il progetto, mira sì a restituire agli abitanti del posto un’alternativa ai mezzi tradizionali, ma al tempo stesso vuole farsi portatore di un benessere più profondo, in una terra fortemente segnata dalla crisi agricola, e in cui le esigenze del turismo iniziano stridere con la poca lungimiranza delle amministrazioni. La fruibilità diventa un bene non più a consumo esclusivo dei mezzi gommati, ma grazie all’ introduzione di una pista ciclo-pedonale e all’attivazione di una linea tramviaria, rielabora il rapporto del uomo con l’ambiente. La ferrovia del vino rinasce, per l’ennesima volta e si arricchisce, attrezzandosi per diventare un motore socio economico. Da una parte una gamma di soluzioni spaziali e di gestione delle risorse che aspirano ad aver un grande riflesso sul territorio circostante, dall’altra la possibilità di mettere in rete buona parte beni del patrimonio storico e paesaggistico del grande distretto turistico Noto-Pachino. La riconquista della ferrovia è anche la riscoperta di un patrimonio biologico ricchissimo, che in trent’anni si è arricchito proponendosi come testimonianza storica di un paesaggio in continuo cambiamento. Il residuo si fa storia, si fa paesaggio.
Infrastruttura ecologica
IGNACCOLO, MICHELE;INVOLTI, LUIGI
2010/2011
Abstract
Infrastruttura Ecologica è il risultato di un indagine volta a comprendere come restituire ad una ampia comunità una linea ferroviaria dismessa. Ci troviamo nei territori costieri della Sicilia Sud-Orientale, in un territorio che come il resto della regione è ricco di bellezze e contraddizioni. La linea ferrata in questione, è quella che collegava Noto a Pachino, è più in generale il capo Sud dell’Italia (Capo Passero) al capo Nord (la stazione del Brennero). L’indagine parte dal ruolo delle ferrovie nella storia siciliana, per analizzare poi nello specifico il caso della diramazione Noto-Pachino. L’idea di progettare una Infrastruttura scaturisce dalla lettura del territorio prossimo alla ferrovia. Il progetto, mira sì a restituire agli abitanti del posto un’alternativa ai mezzi tradizionali, ma al tempo stesso vuole farsi portatore di un benessere più profondo, in una terra fortemente segnata dalla crisi agricola, e in cui le esigenze del turismo iniziano stridere con la poca lungimiranza delle amministrazioni. La fruibilità diventa un bene non più a consumo esclusivo dei mezzi gommati, ma grazie all’ introduzione di una pista ciclo-pedonale e all’attivazione di una linea tramviaria, rielabora il rapporto del uomo con l’ambiente. La ferrovia del vino rinasce, per l’ennesima volta e si arricchisce, attrezzandosi per diventare un motore socio economico. Da una parte una gamma di soluzioni spaziali e di gestione delle risorse che aspirano ad aver un grande riflesso sul territorio circostante, dall’altra la possibilità di mettere in rete buona parte beni del patrimonio storico e paesaggistico del grande distretto turistico Noto-Pachino. La riconquista della ferrovia è anche la riscoperta di un patrimonio biologico ricchissimo, che in trent’anni si è arricchito proponendosi come testimonianza storica di un paesaggio in continuo cambiamento. Il residuo si fa storia, si fa paesaggio.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/34861