The depth of the digital space and its cultural extension has activated a big conceptual and operational change in the field of exhibition practises. Museums of the future will exhibit the virtual and the real side by side, blurring the boundaries and creating hybrid realities characterised by involving visual and interactive experiences. If at the beginning the virtual was seen as accessories of real experiences, now it assume a personal autonomy. We are ready to forget the idea that the virtual exhibition is a simple graphic representation of the real one. The curatorial practise assume a new and interesting configuration in the web by contextualising objects within an hyper textual complex narration that offer new possibilities for the understanding of the historical and relational dynamics that lie behind the objects. Even if the transition of objects toward an electronic representation could suggest a loss in terms of physical experience, we should consider that "virtualization" describes also a world of  possibilities.  Before penetrate in the exploration of this big universe where everything confine and converge, is important to reflect about the factors that led the art system finding a new reality, sometimes parallel, sometimes alternative in the web. The reasons are traceable in a tension that travelled all the 20th century and found the biggest contentment in the century we are living. The virtual fulfils the needs of the art system to be mobile, for everyone, in a certain way viral and independent of the system itself. 

L’infinita profondità dello spazio digitale e la sua estensione culturale hanno attivato un eccezionale rinnovamento concettuale ed operativo della pratica espositiva. I musei del futuro esporranno sempre più virtuale e reale uno a fianco all’altro, sfumandone i confini e creando realtà ibride caratterizzate da coinvolgenti esperienze visive ed interattive. Se però inizialmente il virtuale era visto come accessorio delle esperienze reali, ora, sempre più, esso assume una sua autonomia e una sua tridimensionalità. Siamo dunque pronti a lasciarci alle spalle l’idea che l’esposizione virtuale sia una mera rappresentazione grafica dell’esposizione reale. La pratica espositiva assume nuove ed interessanti forme nel web contestualizzando gli oggetti tramite una narrazione ipertestuale complessa che offre nuove possibilità per una comprensione profonda delle dinamiche storiche, relazionali che stanno dietro l’oggetto. E’ innegabile che la transazione degli oggetti verso una rappresentazione elettronica possa far pensare ad una perdita in termini di esperienza fisica. Tuttavia la “virtualizzazione” non consiste nella sola riproduzione digitale degli artefatti. Virtualità viene dal latino virtus e ha diversi significati tra cui eccellenza, forza e potere. La parola descrive dunque un mondo di potenzialità tutte da esplorare. Prima di addentrarci nell’esplorazione di questo vasto territorio, in cui tutto confina e molto converge, è importante fermarsi a riflettere su quali siano i fattori che hanno portato il sistema dell’arte a trovare una sua realtà, talvolta parallela, talvolta alternativa nel web. I motivi si rintracciano in una tensione verso una pratica della leggerezza che ha percorso tutto il ventesimo secolo trovando il massimo appagamento nel secolo che stiamo vivendo. Il virtuale assolve i bisogni del sistema dell’arte di essere mobile, alla portata di tutti, in qualche modo virale e indipendente dal sistema stesso.

Open pathways. Un esercizio curatoriale sulla virtualità come pratica della leggerezza e della possibilità

FRANCESCHINI, SILVIA
2009/2010

Abstract

The depth of the digital space and its cultural extension has activated a big conceptual and operational change in the field of exhibition practises. Museums of the future will exhibit the virtual and the real side by side, blurring the boundaries and creating hybrid realities characterised by involving visual and interactive experiences. If at the beginning the virtual was seen as accessories of real experiences, now it assume a personal autonomy. We are ready to forget the idea that the virtual exhibition is a simple graphic representation of the real one. The curatorial practise assume a new and interesting configuration in the web by contextualising objects within an hyper textual complex narration that offer new possibilities for the understanding of the historical and relational dynamics that lie behind the objects. Even if the transition of objects toward an electronic representation could suggest a loss in terms of physical experience, we should consider that "virtualization" describes also a world of  possibilities.  Before penetrate in the exploration of this big universe where everything confine and converge, is important to reflect about the factors that led the art system finding a new reality, sometimes parallel, sometimes alternative in the web. The reasons are traceable in a tension that travelled all the 20th century and found the biggest contentment in the century we are living. The virtual fulfils the needs of the art system to be mobile, for everyone, in a certain way viral and independent of the system itself. 
FINESSI, BEPPE
ARC III - Facolta' del Design
21-ott-2010
2009/2010
L’infinita profondità dello spazio digitale e la sua estensione culturale hanno attivato un eccezionale rinnovamento concettuale ed operativo della pratica espositiva. I musei del futuro esporranno sempre più virtuale e reale uno a fianco all’altro, sfumandone i confini e creando realtà ibride caratterizzate da coinvolgenti esperienze visive ed interattive. Se però inizialmente il virtuale era visto come accessorio delle esperienze reali, ora, sempre più, esso assume una sua autonomia e una sua tridimensionalità. Siamo dunque pronti a lasciarci alle spalle l’idea che l’esposizione virtuale sia una mera rappresentazione grafica dell’esposizione reale. La pratica espositiva assume nuove ed interessanti forme nel web contestualizzando gli oggetti tramite una narrazione ipertestuale complessa che offre nuove possibilità per una comprensione profonda delle dinamiche storiche, relazionali che stanno dietro l’oggetto. E’ innegabile che la transazione degli oggetti verso una rappresentazione elettronica possa far pensare ad una perdita in termini di esperienza fisica. Tuttavia la “virtualizzazione” non consiste nella sola riproduzione digitale degli artefatti. Virtualità viene dal latino virtus e ha diversi significati tra cui eccellenza, forza e potere. La parola descrive dunque un mondo di potenzialità tutte da esplorare. Prima di addentrarci nell’esplorazione di questo vasto territorio, in cui tutto confina e molto converge, è importante fermarsi a riflettere su quali siano i fattori che hanno portato il sistema dell’arte a trovare una sua realtà, talvolta parallela, talvolta alternativa nel web. I motivi si rintracciano in una tensione verso una pratica della leggerezza che ha percorso tutto il ventesimo secolo trovando il massimo appagamento nel secolo che stiamo vivendo. Il virtuale assolve i bisogni del sistema dell’arte di essere mobile, alla portata di tutti, in qualche modo virale e indipendente dal sistema stesso.
Tesi di laurea Magistrale
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Utilizza questo identificativo per citare o creare un link a questo documento: https://hdl.handle.net/10589/3563