The emergence of the international fragmentation of production as a revolution in the international division of labor (Grossman and Rossi-Hansberg, 2008) has challenged several recognized paradigms of international economics, in particular the issue of global imbalances and trade statistics (WTO, 2011). This thesis argues that the new international division of labor also modifies the standard effects of nominal exchange rate variations. In fact, it is argued that in a global production network involving more than two countries, which have different comparative advantages and produce a continuum of standardized fragments, a devaluation of the currency of the country that is importing fragments vis-à-vis the currency of the country that is exporting them does not necessarily transfer fragments to the first one, as the conventional theory would suggest. Using a three-country Ricardian model of fragmentation of production as a continuum of tasks, the paper demonstrates that fragments will be transferred only if the two countries are producing sets of fragments close in the continuum; otherwise the fragments will be relocated among other countries leaving the specialization of the first one unchanged. As a consequence of the global integration, the number of fragments located in the other countries of the production network may change even if neither the exchange rates of those countries nor the productivities was modified. The main result of the thesis is that a revaluation of the currencies of low-productivity countries in Emerging Asia will not generate the re-shoring of fragments to the high-productivity countries. The thesis is tested using data of intermediate imports of high productivity countries at the four and eight digits level of the combined nomenclature. Different global production networks of Germany, Japan and China are subjected to empirical tests, assuming that the German comparative advantage is closer to the Japanese one than to that of China. Results of a cross industry time series model and of a simultaneous equation model indicate that a revaluation of the Yen would increase the share of fragments produced in Germany, while the effect of the Renminbi is not significant. In addition to that, the hypothesis that fragments will be transferred only from Japan to Germany is empirically verified.

La frammentazione internazionale del processo produttivo ha generato una rivoluzione nella divisione internazionale del lavoro (Grossman e Rossi-Hansberg, 2008) tale da costringere a ripensare diversi paradigmi di economia internazionale, in particolar nel contesto delle statistiche del commercio internazionale e nelle global imbalances (WTO, 2011). In questa tesi si sostiene che la nuova divisione internazionale del lavoro modifica anche i tradizionali effetti di una variazione nominale del tasso di cambio. Infatti, in una rete di produzione globale, composta da più di due paesi che hanno vantaggi comparati diversi e producono un continuo di frammenti standardizzati, una svalutazione della valuta del paese che importa i frammenti rispetto alla valuta di un paese che li esporta, non genera necessariamente un trasferimento della produzione di frammenti dal secondo al primo, come invece la teoria tradizionale propone. Con un modello Ricardiano di frammentazione della produzione in un continuo di attività, la tesi dimostra che i frammenti saranno trasferiti solo se i due paesi producono varietà di frammenti vicine nel continuo; altrimenti i frammenti saranno riallocati tra altri paesi lasciando la specializzazione del primo invariata. Pertanto, il numero di frammenti allocati in altri paesi della rete di produzione potrebbe cambiare anche se né il loro tasso di cambio, né la produttività è stata modificata. Il risultato più significativo del modello è che una rivalutazione delle valute di paesi a bassa produttività, come quelli dell'Asia emergente, non genererà un trasferimento delle produzioni delocalizzate verso i paesi ad alta produttività. La tesi è stata verificata empiricamente utilizzando dati sul commercio di beni intermedi dei paesi ad alta produttività a diversi livelli di aggregazione. I test empirici hanno riguardato le reti di produzione di Germania, Giappone e Cina, assumendo che il vantaggio comparato della Germania sia più prossimo a quello Giapponese, rispetto a quello della Cina. I risultati di un'analisi cross settoriale nel tempo e del modello con equazioni simultanee hanno verificato che una svalutazione dello Yen incrementerebbe la produzione Giapponese a discapito di quella tedesca, mentre l'effetto di una rivalutazione del Renminbi non è significativo. Inoltre, l'ipotesi che i frammenti saranno trasferiti solo tra Giappone e Germania è stata verificata.

Effects of exchange rate variations on the allocation of tasks in global production networks

MACEDONI, LUCA
2010/2011

Abstract

The emergence of the international fragmentation of production as a revolution in the international division of labor (Grossman and Rossi-Hansberg, 2008) has challenged several recognized paradigms of international economics, in particular the issue of global imbalances and trade statistics (WTO, 2011). This thesis argues that the new international division of labor also modifies the standard effects of nominal exchange rate variations. In fact, it is argued that in a global production network involving more than two countries, which have different comparative advantages and produce a continuum of standardized fragments, a devaluation of the currency of the country that is importing fragments vis-à-vis the currency of the country that is exporting them does not necessarily transfer fragments to the first one, as the conventional theory would suggest. Using a three-country Ricardian model of fragmentation of production as a continuum of tasks, the paper demonstrates that fragments will be transferred only if the two countries are producing sets of fragments close in the continuum; otherwise the fragments will be relocated among other countries leaving the specialization of the first one unchanged. As a consequence of the global integration, the number of fragments located in the other countries of the production network may change even if neither the exchange rates of those countries nor the productivities was modified. The main result of the thesis is that a revaluation of the currencies of low-productivity countries in Emerging Asia will not generate the re-shoring of fragments to the high-productivity countries. The thesis is tested using data of intermediate imports of high productivity countries at the four and eight digits level of the combined nomenclature. Different global production networks of Germany, Japan and China are subjected to empirical tests, assuming that the German comparative advantage is closer to the Japanese one than to that of China. Results of a cross industry time series model and of a simultaneous equation model indicate that a revaluation of the Yen would increase the share of fragments produced in Germany, while the effect of the Renminbi is not significant. In addition to that, the hypothesis that fragments will be transferred only from Japan to Germany is empirically verified.
CAMBINI, CARLO
ING II - Scuola di Ingegneria dei Sistemi
21-dic-2011
2010/2011
La frammentazione internazionale del processo produttivo ha generato una rivoluzione nella divisione internazionale del lavoro (Grossman e Rossi-Hansberg, 2008) tale da costringere a ripensare diversi paradigmi di economia internazionale, in particolar nel contesto delle statistiche del commercio internazionale e nelle global imbalances (WTO, 2011). In questa tesi si sostiene che la nuova divisione internazionale del lavoro modifica anche i tradizionali effetti di una variazione nominale del tasso di cambio. Infatti, in una rete di produzione globale, composta da più di due paesi che hanno vantaggi comparati diversi e producono un continuo di frammenti standardizzati, una svalutazione della valuta del paese che importa i frammenti rispetto alla valuta di un paese che li esporta, non genera necessariamente un trasferimento della produzione di frammenti dal secondo al primo, come invece la teoria tradizionale propone. Con un modello Ricardiano di frammentazione della produzione in un continuo di attività, la tesi dimostra che i frammenti saranno trasferiti solo se i due paesi producono varietà di frammenti vicine nel continuo; altrimenti i frammenti saranno riallocati tra altri paesi lasciando la specializzazione del primo invariata. Pertanto, il numero di frammenti allocati in altri paesi della rete di produzione potrebbe cambiare anche se né il loro tasso di cambio, né la produttività è stata modificata. Il risultato più significativo del modello è che una rivalutazione delle valute di paesi a bassa produttività, come quelli dell'Asia emergente, non genererà un trasferimento delle produzioni delocalizzate verso i paesi ad alta produttività. La tesi è stata verificata empiricamente utilizzando dati sul commercio di beni intermedi dei paesi ad alta produttività a diversi livelli di aggregazione. I test empirici hanno riguardato le reti di produzione di Germania, Giappone e Cina, assumendo che il vantaggio comparato della Germania sia più prossimo a quello Giapponese, rispetto a quello della Cina. I risultati di un'analisi cross settoriale nel tempo e del modello con equazioni simultanee hanno verificato che una svalutazione dello Yen incrementerebbe la produzione Giapponese a discapito di quella tedesca, mentre l'effetto di una rivalutazione del Renminbi non è significativo. Inoltre, l'ipotesi che i frammenti saranno trasferiti solo tra Giappone e Germania è stata verificata.
Tesi di laurea Magistrale
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