Lo sviluppo urbano, negli ultimi decenni, si è globalmente caratterizzato dall’invasione di porzioni rilevanti di territorio circostante gli insediamenti consolidati, che erano contraddistinti da elevata densità abitativa. La nuova urbanizzazione presenta tipologie edilizie isolate che hanno invaso in modo disordinato lo spazio disponibile. Questo fenomeno è in contrasto con il concetto di sviluppo sostenibile. Viene ignorata la “natura del suolo”: il suo ruolo nel ciclo delle acque, nelle reti ecologiche, la fertilità; le sue caratteristiche geologiche. L’urbanizzato si dilata indifferente all’orografia del territorio: le addizioni insediative invadono aree di naturale esondazione dei fiumi; si estendono fino in prossimità di pendii, esponendo vaste aree abitate al rischio idrogeologico. Un altro sintomo della diffusione urbana è la cronica congestione della viabilità, in quanto, la mobilità nei contesti a bassa densità, è garantita quasi unicamente dall’uso del mezzo privato, causando un forte incremento dell’inquinamento atmosferico. La città diffusa è anche, conseguenza della perdita da parte dell’urbanistica del suo ruolo di governo delle trasformazioni territoriali; e dall’assenza di pianificazione deriva consumo incontrollato di suolo, costi elevati di fornitura e gestione dei servizi, conflitti per la localizzazione di funzioni pregiate. Oggi, diventa necessario dotarsi di nuove politiche e forme di governo che sappiano implementare scenari condivisi di sviluppo. Negli ultimi anni, il dibattito urbanistico ha posto crescente attenzione al contenuto strategico di alcune esperienze di pianificazione di area vasta. Questa ipotesi di governo si fonda sulla copianificazione, sistema permanente di confronto e di accordi istituzionali, nel quale prevalga l’interesse collettivo. In alcune leggi regionali è stato introdotto un doppio livello strutturale/operativo nella pianificazione ordinaria. Ogni amministrazione in base alle proprie competenze, dovrebbe implementare la sua parte di piano, consapevole di contribuire, attraverso una trasformazione coordinata, alla costruzione di un assetto di vasta scala, condiviso, che consente di ridurre lo spreco di risorse comuni.

Governare i processi di metropolizzazione

COMINO, ROSSANA;BELLUZZO, STEFANO MARIA
2009/2010

Abstract

Lo sviluppo urbano, negli ultimi decenni, si è globalmente caratterizzato dall’invasione di porzioni rilevanti di territorio circostante gli insediamenti consolidati, che erano contraddistinti da elevata densità abitativa. La nuova urbanizzazione presenta tipologie edilizie isolate che hanno invaso in modo disordinato lo spazio disponibile. Questo fenomeno è in contrasto con il concetto di sviluppo sostenibile. Viene ignorata la “natura del suolo”: il suo ruolo nel ciclo delle acque, nelle reti ecologiche, la fertilità; le sue caratteristiche geologiche. L’urbanizzato si dilata indifferente all’orografia del territorio: le addizioni insediative invadono aree di naturale esondazione dei fiumi; si estendono fino in prossimità di pendii, esponendo vaste aree abitate al rischio idrogeologico. Un altro sintomo della diffusione urbana è la cronica congestione della viabilità, in quanto, la mobilità nei contesti a bassa densità, è garantita quasi unicamente dall’uso del mezzo privato, causando un forte incremento dell’inquinamento atmosferico. La città diffusa è anche, conseguenza della perdita da parte dell’urbanistica del suo ruolo di governo delle trasformazioni territoriali; e dall’assenza di pianificazione deriva consumo incontrollato di suolo, costi elevati di fornitura e gestione dei servizi, conflitti per la localizzazione di funzioni pregiate. Oggi, diventa necessario dotarsi di nuove politiche e forme di governo che sappiano implementare scenari condivisi di sviluppo. Negli ultimi anni, il dibattito urbanistico ha posto crescente attenzione al contenuto strategico di alcune esperienze di pianificazione di area vasta. Questa ipotesi di governo si fonda sulla copianificazione, sistema permanente di confronto e di accordi istituzionali, nel quale prevalga l’interesse collettivo. In alcune leggi regionali è stato introdotto un doppio livello strutturale/operativo nella pianificazione ordinaria. Ogni amministrazione in base alle proprie competenze, dovrebbe implementare la sua parte di piano, consapevole di contribuire, attraverso una trasformazione coordinata, alla costruzione di un assetto di vasta scala, condiviso, che consente di ridurre lo spreco di risorse comuni.
ARC I - Facolta' di Architettura e Società
21-ott-2010
2009/2010
Tesi di laurea Magistrale
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