Questa tesi vuole essere una riflessione sulla profondità del rapporto tra l’uomo e l’universo delle cose che lo circondano, degli oggetti e degli spazi che entrano in contatto con la nostra mente e che si fondono con nostra coscienza, gli elementi tramite i quali scriviamo la storia del mondo. La finzione cinematografica permette muoverci e di esplorare questo campo con vera libertà poiché è slegata dalle caratteristiche di funzionalità che la realtà quotidiana impone a spazi ed oggetti e ci dà la possibilità di avvicinarci maggiormente, dal punto di vista artistico, alla vera essenza delle cose. L'opera dell’artista, regista e progettista britannico Peter Greenaway è di fondamentale importanza per costruire un percorso all’interno di questa riflessione poiché il suo lavoro investe tutti gli oggetti e tutti i corpi di un intricato, inesauribile senso all’interno di un interscambio emotivo nel quale i sentimenti dialogano con i luoghi e gli spazi vengono costruiti progressivamente, tramite una serie di percezioni e di cognizioni soggettive che stimolano a concepire storia ed immagine come un territorio, come la cartina di un possibile viaggio. Tulse Luper è l’erudito viaggiatore, protagonista della saga The Tulse Luper Suitcases, che guida il tragitto all’interno di questo lavoro, durante l’esplorazione di otto coscienze del mondo di Greenaway, otto microcosmi che corrispondono ad altrettanti interni cinematografici sintesi di spazi ed oggetti emozionali e specchio della complessità della mente umana; le ambientazioni non sono semplici contesti ma sono l’esplosione e la materializzazione di un pensiero, di una memoria o di un’esperienza. L’analisi degli interni è stata svolta e costruita riservando una particolare attenzione alla ricostruzione in pianta degli ambienti ed al lavoro di progettazione della scenografia in un percorso che dalla ricerca delle fonti iconografiche alle quali le immagini dei luoghi si ispirano, attraverso lo studio dei film e degli appunti di regia presenti sulle sceneggiature, ha portato ad una ricostruzione schematica dei set ed allo studio dei movimenti macchina utilizzati per costruire e descrivere gli ambienti sullo schermo.
Microcosmi. Gli interni come rappresentazioni dell'animo umano nel cinema di Peter Greenaway
SEVERINI, GIULIA
2010/2011
Abstract
Questa tesi vuole essere una riflessione sulla profondità del rapporto tra l’uomo e l’universo delle cose che lo circondano, degli oggetti e degli spazi che entrano in contatto con la nostra mente e che si fondono con nostra coscienza, gli elementi tramite i quali scriviamo la storia del mondo. La finzione cinematografica permette muoverci e di esplorare questo campo con vera libertà poiché è slegata dalle caratteristiche di funzionalità che la realtà quotidiana impone a spazi ed oggetti e ci dà la possibilità di avvicinarci maggiormente, dal punto di vista artistico, alla vera essenza delle cose. L'opera dell’artista, regista e progettista britannico Peter Greenaway è di fondamentale importanza per costruire un percorso all’interno di questa riflessione poiché il suo lavoro investe tutti gli oggetti e tutti i corpi di un intricato, inesauribile senso all’interno di un interscambio emotivo nel quale i sentimenti dialogano con i luoghi e gli spazi vengono costruiti progressivamente, tramite una serie di percezioni e di cognizioni soggettive che stimolano a concepire storia ed immagine come un territorio, come la cartina di un possibile viaggio. Tulse Luper è l’erudito viaggiatore, protagonista della saga The Tulse Luper Suitcases, che guida il tragitto all’interno di questo lavoro, durante l’esplorazione di otto coscienze del mondo di Greenaway, otto microcosmi che corrispondono ad altrettanti interni cinematografici sintesi di spazi ed oggetti emozionali e specchio della complessità della mente umana; le ambientazioni non sono semplici contesti ma sono l’esplosione e la materializzazione di un pensiero, di una memoria o di un’esperienza. L’analisi degli interni è stata svolta e costruita riservando una particolare attenzione alla ricostruzione in pianta degli ambienti ed al lavoro di progettazione della scenografia in un percorso che dalla ricerca delle fonti iconografiche alle quali le immagini dei luoghi si ispirano, attraverso lo studio dei film e degli appunti di regia presenti sulle sceneggiature, ha portato ad una ricostruzione schematica dei set ed allo studio dei movimenti macchina utilizzati per costruire e descrivere gli ambienti sullo schermo.File | Dimensione | Formato | |
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https://hdl.handle.net/10589/40401